IL GIORNALE. Omaggio ad un campione

| 01/09/2010 | 12:04
di Cristiano Gatti
Non si può dire che la pessima notizia arrivi inattesa. Per quanto l’abbia contrastato valorosamente, Laurent Fignon aveva di fronte l’avversario imbattibile. Cancro alle vie digestive. Dopo cinquant’anni di vita degna e bella, dopo un anno e mezzo di lotta, la resa. Addio Professore. Lo sport, prima ancora del ciclismo, perde uno dei personaggi più intelligenti, anticonformisti, originali della sua storia. Questo, così, era Fignon.

Nell’evoluzione darwiniana del ciclista, si può dire che Fignon rappresenti meglio di tutti il primo stadio dell’età moderna. Prima, lo stereotipo del faticatore ottuso, poveretto e poveraccio, con il leggendario «ciao mama, sono arrivato uno» a completare l’umanoide. Con Fignon, arrivano in gruppo gli occhialini tondi, come da soprannome «Professore», nonché il codino legato dietro - prima, molto prima dei cerchietti sulla capoccia del bomber bella gioia -, ma soprattutto il lessico compiuto e le idee per niente banali. Ai tempi, è il genere di ragazzo che ci si aspetta di ritrovare al raduno musical-oppiaceo di Woodstock, non al raduno del Tour de France. Ma con Fignon, un parigino prestato al fango e alla polvere, il ciclismo si libera definitivamente della sua fama agro-silvo-pastorale e acquisisce dignità intellettuale. Qualcuno lo definisce snob, ma lo è solo per via naturale, come tocca biologicamente a tutti i parigini.

Sono gli anni Ottanta, quando ancora la Francia è qualcosa e qualcuno nel ciclismo, quando ancora il doping è pratica comune, senza essere pratica stragista. Questo strano atleta in guanti bianchi, improvvisamente, diventa l’erede degli Anquetil e degli Hinault. Di quest’ultimo è inizialmente gregario e allievo. Poi vince due Tour di seguito, nell’83 e nell’84. Vince pure altre corse importanti, avvicinandosi ai trent’anni: spiccano due Sanremo (’88, ’89) e un Giro (sempre nell’89). Ma come succede di frequente nei racconti tramandati dello sport, non è per questi trionfi che tanta gente lo ricorda. Molti conservano nella memoria gli «otto secondi di Fignon», come massima rappresentazione della beffa suprema, perché proprio a Fignon, nella sua annata forse migliore, l’89 già segnato da Sanremo e Giro, tocca di perdere il Tour nell’ultima crono parigina, sottocasa, per quel miserabile e crudele soffio di 8”, a vantaggio dell’americano Lemond, rivale e opposto.

Non solo. Fignon è anche il cavedano, che tutti gli italiani guardano ancora provando un certo rossore, di un certo gioco strano nell’ultima tappa del Giro ’84: ancora una cronometro, stavolta a Verona. E’ un po’ verità e un po’ leggenda metropolitana: pur di far vincere un Giro a Moser, dopo avergli tolto tutte le montagne dal percorso, l’Italia gli piazza alle spalle anche un elicottero per spingerlo a colpi d’ala nell’ultima cavalcata contro il tempo. Vera o romanzata che sia, a prenderla in saccoccia è sempre Laurent il Professore.

Da parte sua, poeta e filosofo quale è, si arrabbia solo il giusto. Ma non esce di senno, non si iscrive al libro d’oro dei martiri. Fiero delle sue vittorie, pago della sua carriera, lascia il ciclismo nel ’93, evitando la fase acuta del patetismo, per capirci la stessa che affonda gli Armstrong e gli Schumacher. Grazie al suo lessico e alla sua visuale acuta, France 2 lo recluta come opinionista tv al Tour. Nella primavera del 2009, si presenta alla stampa con un’autobiografia dal titolo sottilmente malinconico: «Eravamo giovani e spensierati». In quell’occasione, allega l’annuncio agghiacciante: «Ho il cancro, cercherò di combatterlo. Troverò le forze, da qualche parte».



Le trova, combatte eroicamente, ma non bastano. Lo si rivede all’ultimo Giro tra i vecchi amici, lo si risente a commentare il Tour in luglio. Il 12 agosto festeggia, si fa per dire, i primi cinquant’anni. Ma non ce ne saranno altri. Agosto è il suo mese, il principio e la fine.

Adesso, buttiamo pure l’osso agli affamati di pattume: sì, Fignon racconta nell’autobiografia di avere usato il doping, come tutti, all’epoca. Anfetamine, cortisonici: mentine in confronto a quello che arriverà dopo. Su richiesta, spiega però che non ci sono prove scientifiche di un legame tra quelle sostanze e il suo cancro.
Se qualcuno vuole trovarlo, si faccia avanti. Cedo volentieri il posto. Per me, la morte non ha bisogno di tante spiegazioni. Ha una sola, fondamentale esigenza: silenzio.

da «Il giornale» del 1 settembre 2010 a firma Cristiano Gatti
Copyright © TBW
COMMENTI
IL CORRIDORE SIMBOLO DEGLI ANNI OTTANTA
1 settembre 2010 14:57 simo
Bello il pezzo di Gatti.
Laurent Fignon è stato l'ultimo corridore completo nella storia del ciclismo moderno.
Corse i Grandi Giri e le Classiche Monumento per vincerle: pochi ricordano che gli sfuggì una Roubaix per una fuga bidone (1988).
Tecnicamente ha fatto due double e quel Giro 1984, bisognerebbe ricordarlo, fu un furto vergognoso...


Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Siamo giunti all’appuntamento conclusivo del Giro delle Regioni Ciclocross (GRC) 2025/2026: oggi il suggestivo borgo di Cantoira, nel cuore delle Valli di Lanzo, sarà protagonista con la 5ª tappa, valida anche come 4° Gran Premio Comune di Cantoira e come prova...


Che avremmo assistito ad uno spettacolo lo sapevamo, ciò che non ci aspettavamo era non vedere Tadej Pogacar primeggiare su tutti i fronti. Ma alla fine è un po’ questo il senso del torneo di padel della A&J all sport,...


Oggi al Coni Lombardia a Milano si è rinnovato un appuntamento che rende l'Italia del ciclismo un esempio mondiale dal punto di vista della formazione degli atleti: il corso rivolto ai neoprofessionisti, frutto della collaborazione tra Federazione Ciclistica Italiana, Lega...


Importanti novità in arrivo per il team di Bruno e Roberto Reverberi: nella stagione 2026 il primo nome sarà Bardiani ed il secondo CSF ma nei prossimi giorni il team dovrebbe presentare il suo terzo nome. Si tratta, a quanto...


Piacevolissimo "imprevisto" nel bel mezzo della giornata dedicata ai corsi di formazione per corridori neoprofessionisti a Milano, con un collegamento, direttamente dalla Sei Giorni di Gand, del tecnico per eccellenza della pista (per quanto oggi c.t. strada maschile) Marco Villa ed...


Dopo le prove a cronometro disputate ieri, in Kenya continuano i campionati continentali africani. Oggi, la Nazionale di Mauritius ha conquistato la staffetta mista di 28 chilometri grazie al sestetto composto da Aurelie Halbwachs, Lucie Lagesse, Raphaëlle Lamusse, Alexandre Mayer,...


Impegnata a costruire la squadra migliore per affrontare le sfide significative della stagione 2026, Caja Rural-Seguros RGA continua a rafforzare la sua squadra con l'arrivo di un corridore che porta solidità, versatilità e una vasta esperienza nelle gare più importanti,...


Wout van Aert è appena rientrato dagli  Stati Uniti, dove  è stato impegnato per un tour promozionale che lo ha visto impegnato sia per Red Bull che per il produttore di bici Cervélo. Il belga negli USA si è rilassato...


Si avvicina l'appuntamento con La Notte degli Oscar, che segna la conclusione ideale della stagione 2025 e traghetta verso una nuova avventura. Di scena ci saranno, come sempre, i migliori atleti dell'anno in ogni categoria: ve ne presentiamo uno al...


Due coppie separate da un solo punto e altre tre coppie pronte a far saltare il banco: la Sei Giorni di Gand continua a regalare grandi emozioni. Il belga Jules Hesters e l’olandese Yoeri Havik continuano la loro corsa di testa,...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024