| 15/07/2010 | 09:07 Anche al Tour, c’è chi porta l’acqua al proprio mulino. I mulini sono le squadre, e i corridori con il loro mulinare sui pedali hanno bisogno di portatori di acqua. In modo particolare in tappe come quella di ieri: calde e afose. Ieri il mio computerino segnava 39°. Quindi è necessario alimentarsi con regolarità e rinfrescarsi abbondantemente, per non rischiare colpi di sole o cotte. La squadra è strutturata anche e soprattutto per prevenire ed evitare tutto questo. Io e Kreuziger, dobbiamo stare vicini, e soprattutto attenti alla corsa, attenti ai big. Io su Contador, lui su Andy Schleck. Ieri i giovani Daniel Oss e Kristjan Koren avevano la libertà di muoversi a loro piacimento. Erano un po’ i jolly di tutti. Come del resto Sylvester Szmyd il quale, dopo le grandi fatiche dei giorni scorsi al mio fianco sulle salite più dure, ieri ha beneficiato di una giornata meno dura (si fa per dire). Diverso il ruolo di Kuchynski, Bellotti, Quinziato e Vandborg destinati a turno, ad andare a prendere in fondo al gruppo, all’ammiraglia uno, quella di Stefano Zanatta e del primo meccanico Giuseppe Archetti, sulla quale da ieri è tornato a sedere Roberto Amadio (per due tappe c’era il signor Liquigas, Paolo Zani) i rifornimenti di acqua. Due alla volta: per ognuno 6 borracce a testa. Quinziato, anche dieci/dodici solo lui. Borracce fredde, non ghiacciate, da mezzo litro. In una giornata come quella di ieri i ragazzi arrivano a distribuire più di 250 borracce, che corrispondono a circa 100 litri di acqua. Noi lì, in mezzo al gruppo, a curare che non ci siano colpi di mano. Loro quattro, a fare avanti e indietro, svolgendo un lavoro oscuro e quanto mai prezioso. Cammelli del deserto, che portano l’acqua al proprio mulino. Sperando, dopo tanto lavoro, che alla fine la farina sia buona e abbondante.
«Dentro iI gruppo», rubrica a firma di Ivan Basso da Il Giornale del 15 luglio
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