Avvenire. Arroyo arbitro tra Basso ed Evans

| 26/05/2010 | 08:58
Suona a festa la campana della pace che dal 2000 domina Plan de Corones, lassù ai 2.273 metri. Suona a festa perché il Giro d’Italia è una festa per davvero. Suona a festa per Stefano Garzelli, 37 anni a luglio, un Giro d’Italia nell’anno del Giubileo e la voglia ancora di misurarsi come un ragazzino, che le suona a tutti: secondo il campione del mondo Cadel Evans a 42”, terzo il francese John Gadret (54”), quarto un ottimo Vincenzo Nibali (1’01”), quinto Scarponi (1’07”), sesto Ivan Basso (1’10!).
Dopo due round a favore di Basso (Asolo e soprattutto Zoncolan), ecco una tappa che premia Evans, anziché il varesino . È tra loro la sfida di questo Giro che ha però tra i piedi sempre lo spagnolo “benedetto” dalla tappa di L’Aquila David Arroyo. «Sono contento per come sono andato ­ dice Basso, ora risalito al secondo posto della generale -: ho perso 28” da Evans, su un terreno più congeniale a lui, ma ho guadagnato in pratica su tutti gli altri». Soddisfatto anche il campione del mondo: «È importante aver reagito, ma questo Giro è ancora tutto da correre».
Davanti c’è l’arrivo di oggi a Pejo Terme, venerdì il Mortirolo, sabato il Gavia, prima del gran finale di Verona (crono di 15 km). Questo quello che verrà, ma prima un passo indietro su quello che c’è stato: dodici km e novecento metri di ascesa terribile, con 5,3 km di sterrato e una pendenza massima del 24%. Il percorso è quello di una pista da sci. Dopo i primi fuochi, con l’ottima prova del polacco Szmyd, entrano in scena i big. Tutti si aspettano una sfida a distanza fra Evans e Basso, con un occhio ad Arroyo per vedere quanto i due uomini da classifica riescono a recuperare alla maglia rosa. Ma a sorpresa spunta fuori la grande prova di Stefano Garzelli: il varesino, con una seconda parte strepitosa, piazza un 41’28” che risulta irraggiungibile per tutti gli altri.
«A questo Giro chiedevo una vittoria di tappa e sono felice di averla ottenuta», dice. «Se sono appagato? Assolutamente no: domani (oggi per chi legge, ndr) c’è l’arrivo a Pejo, lì ho già vinto. Ma il sogno sarebbe vincere la tappa del Mortirolo».
Basso sorride, ma Evans non piange. I due sono lì. Quello che sta meglio di tutti è il gregario di lusso di Alejandro Valverde David Arroyo, sempre in maglia rosa, ora con 2’27” di vantaggio su Ivan Basso, 2’36” su Porte, 3’09” su Evans. Sulla carta, il duello è tra Ivan e Cadel, ma prima c’è da togliersi dai piedi lo spagnolo, che resiste tranquillo, sereno, senza pressioni o oppressioni. Per lui il Giro è già vinto e tutto quello che arriverà è tanto di guadagnato.
«È da temere anche lui ­ precisa Ivan Basso ­ perché può giocare di rimessa e sfruttare la rivalità tra me e Cadel. Ad ogni modo ci sono ancora tante tappe molto pericolose e l¹importante è essere lì, a giocarsela».
È una corsa ad handicap: Basso contro Evans. In mezzo l’arbitro, Arroyo, che potrebbe alla fine fare lo scherzetto a tutti, come d’altra parte ha gi fatto a L’Aquila. Il Mortirolo e il Gavia strizzano l’occhio ad Ivan; discesa del Mortirolo e del Gavia che potrebbero giocare a favore di Evans, che dalla sua ha anche la crono finale di Verona. Insomma, finale incerto e apertissimo. Plan de Corones ha suonato la campana: fuori i secondi. E vinca il migliore.

da Avvenire del 26 maggio
a firma di Pier Augusto Stagi
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