Il Resto del Carlino. E' l'asfalto il nemico di Nibali e Basso
| 16/05/2010 | 16:11 Non una tappa dura: un inferno. Pioggia, vento, nebbia e soprattutto fango, tanto fango. A trasformare lo sterrato in una via crucis in bici, a cancellare i volti e le maglie, ad appesantire le gambe, a riempire persino gli occhi. Alla fine di una giornata che definire eroica è il minimo, spunta l’arcobaleno: è quello di Cadel Evans, che sul traguardo festeggia ricordando a tutti di essere il campione del mondo. Si prende la tappa e un bel pezzo di Giro: in rosa c’è di nuovo Vinokourov, ma il vero padrone della corsa è l’australiano. E’ già messo benissimo e soprattutto sembra godere di ottima salute: non ha una squadra forte accanto, ma si basta da solo. Previsione facile: tirarlo giù da lì sarà un’impresa. L’impresa di Evans, che da consumato campione di mountain bike in questo clima sguazza, non è figlia delle strade bianche: all’origine del ribaltone c’è una banale caduta sull’asfalto viscido. Succede a 35 chilometri dal traguardo, quando è ormai ora di affrontare i due tratti di campagna che l’acqua ha trasformato in piste di fango: scivola in curva Scarponi e gli rotolano addosso Nibali e Basso. Per chi è davanti, è il segnale dell’attacco: Vinokourov va via a passo di carica, Evans lo segue e chi può si accoda. Per chi è dietro, comincia il calvario: aspettandosi e aiutandosi, la maglia rosa e il suo capitano si sforzano di contenere l’emorragia. Ci rimettono il primato in classifica, ma non ancora il Giro, anche se li aspetta una missione quasi impossibile: trovare un punto debole a Evans. Impressionante è l’australiano per la facilità con cui viaggia su un terreno infame: è il più bravo di tutti, anche se sono tutti da applauso questi ciclisti per come affrontano strade impossibili in condizioni estreme. Colpisce Evans, colpisce anche la tenacia di Vinokourov: attendersi un grande Vino in zona di Brunello sembrava solo una battuta, ma il kazako fa davvero di tutto e di più perché la sua giornata sia in forte attivo. A questi due scatenati cacciatori di Giro reggono la degnamente la parte tre italiani. Il primo è Cunego, che finalmente vive una giornata da primo della classe: meriterebbe la tappa solo per come reagisce ogni volta che scivola indietro. Il secondo è l’ingegner Pinotti, che corre con l’idea di far classifica: se i risultati sono questi, può riuscirci. Il terzo è il vecchio Garzelli, che cede alla stanchezza solo all’ultimo. Ce ne sarebbe un quarto ed è Scarponi: rialzatosi dal fosso, si avventura da solo in una coraggiosa rincorsa che gli vale un distacco meno amaro. Salutato definitivamente lo spagnolo Sastre, che chiude fra le dolci colline senesi una settimana trascorsa a buttar via tempo, si cambia pagina, ma non spartito: oggi altra tappa finestra, col Terminillo in fondo. Esame importante per tutti, di più per Basso: persa l’invidiabile posizione che aveva col fido Nibali in rosa, deve cambiare strategia. Gli tocca di nuovo il ruolo dell’attaccante: ammesso che Evans gli offra l’occasione.
da «Il Resto del Carlino» del 16 maggio 2010 a firma Angelo Costa
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