Il vicepresidente UEC Santi fa gli auguri al Giro e non solo...
| 05/05/2005 | 00:00 Claudio Santi (nella foto con Attilio Pavesi, oro olimpico del 1932), vicepresidente della UEC scrive idealmente al Giro d'Italia e al ciclismo:
Auguro agli organizzatori, con alla testa il bravo e competente Angelo Zomegnan e al ciclismo Italiano, Europeo e Mondiale, un Giro d'Italia ricco di emozioni e di soddisfazioni che aiutino poi tutto il movimento ad impegnarsi per dare lustro al nostro fantastico sport che da sabato raccoglierà applausi in tutta la penisola e che, se nel caso dei corridori, saranno meritati in quel momento, dovranno esserlo poi da parte di chi ha la responsabilità, l'onore e l'onere di gestire e di programmarne il futuro. Buon viaggio agli atleti e a tutta la carovana, dai direttori sportivi, a tutti gli addetti ai lavori, ai dirigenti e al pubblico, che il Giro, come sempre, sia anche un occasione per discutere e riflettere. Mi permetto nell'occasione di fare alcune considerazioni in merito
Il Protour? per ora un disastro
"La riforma del ciclismo professionistico (nome messo e tolto continuamente per disputare i giochi olimpici con i campioni) per ora è un vero disastro, da risolvere alla svelta perchè non faccia ulteriori danni al movimento poi irriparabili. Tre esempi? I grandi giri, a mio parere giustamente, non ci stanno a mettere tutto in un calderone per dividerne meriti e benefici, e senza di loro, battute sciocche a parte, il ciclismo non va da nessuna parte. Secondo: molte volte le gare partono senza il leader della classifica, quindi non si può fare promozione della classifica sul posto, addirittura si è fatta togliere la maglia iridata a Freire per metterne una di una classifica bizzarra almeno nei criteri dei punteggi. Fra l'altro, a fine settembre, potrebbe diventare campione del mondo un atleta non Protour (almeno si fosse previsto un diritto di invito alle gare successive, errore ripetuto visto il precedente che non prevedeva diritto di partecipazione al Tour, caso Cipollini). Terzo: il Giro di Toscana è partito con 90 corridori, una delle classiche di riferimento per territori ciclistici, punti di riferimento mondiali, se non avesse avuto le squadre continentali (che i Protour non volevano) sarebbe partita come una corsetta, con poco più di 50 corridori, e se agli appassionati passa la voglia di organizzarle?"
L' Unione Europea del Ciclismo? deve prendere il suo posto
"Come vice presidente eletto dalle Federazioni (47) del Congresso Europeo, proporrò che i calendari continentali vengano stilati nei vari continenti con le loro regole e la valorizzazione delle gare. Non credo che l'Unione Ciclistica Internazionale possa aggiornare regole per tutti i continenti uguali, i comportamenti e le leggi sono già diverse tra paese e paese, figuriamoci tra Africa, Asia, America, Oceania e Europa. Questo non solo per tutelare il ciclismo Europeo ma anche per far crescere gli altri che non siano strozzati da regolamenti fatti da noi Europei (maggioranza assoluta in consiglio). Se guardiamo i calendari dei 5 continenti, l'Europa ha in un mese più gare di tutti gli altri continenti in un anno, che mondializzazione è? meglio che ognuno faccia il suo e l'U.C.I. coordini. D'altronde se le Federazioni non eleggono più direttamente il consiglio U.C.I. ma questo avviene attraverso i continenti, è giusto che regole e calendari abbiano lo stesso logico percorso"
La pista? Un’amante tradita
"Il Tour de France nacque da una riflessione in un bar di Parigi sullo stato di crisi del ciclismo su pista. Era il 1903, dopo più di un secolo quando si fanno ragionamenti da bar si parla ancora dello stesso argomento. E negli ultimi anni ci si è affidati alle cure di un presidente della commissione pista U.C.I. proveniente dall'Oceania che ci ha fatto pensare e ad alcuni capire che la pista deve morire. La ricetta del veleno? Ingredienti: nella corsa a punti non vince più chi percorre la stessa distanza in minor tempo ma valgono solo i punti e, senza calcolatrice, non ci capisce più niente nessuno, molte volte nemmeno i giudici di gara. Riduzione delle specialità olimpiche con richiesta di un parere alle federazioni su quali gare eliminare così ognuna risponde non con competenza ma quelle in cui attualmente non ha corridori competitivi; nessun dialogo con i Gruppi Sportivi e nessuna valorizzazione nella classifica dei G.S. dei loro eventuali atleti pista, così a loro non gliene frega nulla e nemmeno alla gente; solo velodromi coperti, così se facessimo un analisi intelligente in Europa possiamo contare su una decina di impianti contro una decina ma di migliaia di stadi. In poche parole, a tutti piace usare la pista, ma a nessuno piace occuparsi seriamente dei suoi problemi, al limite meglio farle qualche regalo per farla tacere, proprio come ad un’amante, continuamente tradita"
La Federazione Italiana? massimo rispetto
"Sono stato regolarmente candidato dalla Federazione Ciclistica Italiana dal passato consiglio federale a cui competeva proporre al congresso Europeo il candidato. Poi, al congresso Europeo di Saint Wendel, sono stato eletto con il voto di 25 delle 36 nazioni presenti (47 le componenti). Tecnicamente l'Italia quindi è una delle 47 ma essendo quella che ha proposto la mia candidatura e essendo Italiano pur ragionando con la testa allo stesso modo, il mio cuore per lei batterà sempre un pò più forte. Con i nuovi dirigenti della Federazione mi devo ancora incontrare, hanno riunito da pochi giorni il primo consiglio federale e si stanno organizzando, da parte mia ci sarà il massimo rispetto delle loro decisioni che riporterò nelle sedi istituzionali internazionali da convinto sostenitore. Il presidente Di Rocco è stato democraticamente eletto e le deve discutere con il suo consiglio, non accordale con dirigenti internazionali se non per dialogo e rispetto che da parte mia non mancherà nei suoi confronti, mi auguro di ricostruire con lui un buon rapporto di collaborazione. Non è un mistero che io sono un caro amico del suo antagonista Marco Toni, ma dopo le elezioni in Italia come in Europa si accettano le scelte degli elettori e comunque con Di Rocco in passato ci sono sempre stati dialogo e stima, io ero per fare una lista unica e ne parlai a pranzo con lui ma Ceruti non ne volle sapere"
Meglio un grande campione? forse si ma....
"Ho sentito e letto spesso, che ci si è scandalizzati perchè l'Italia non ha candidato quale dirigente internazionale un grande campione del passato. Premetto di non avere nulla in contrario, ci mancherebbe, ma i più grandi dirigenti internazionali di questo fine e inizio secolo sono stati Hein Verbruggen, Agostino Omini e in campo nazionale Giancarlo Ceruti e ora Renato Di Rocco. Io sono stato un professionista scarso e un discreto dilettante (diverse vittorie in gare internazionali e 2. al campionato italiano). Se mi si permette un parere, all'assurdo non so se posso competere con questi quattro come dirigente ma sicuramente penso di essere, per il passato, il miglior ex ciclista, se la regola vale per me è stato uno sbaglio anche eleggere loro..."
Pantani? se si facesse un ragionamento serio ...
"Se si ragionasse seriamente, regole ed errori riconosciuti alla mano, sarebbe facile capire che il cattivo non era il cattivo e i buoni non erano i buoni. Ma i media e le carriere hanno le loro esigenze e la gente si fa del male, ma ci azzecca, quando non gli crede, come in questo caso. Abbiamo sbagliato in tanti e ha pagato solo lui, peccato perchè non si può nemmeno riparare, e anzi, si continua a perseverare con un pò di frottole, commercializzazione di ogni prodotto in memoria del pirata, molta demagogia e qualche statua contesa. L'unico bel racconto che ho visto, l'ho sentito in "sfide" un programma della RAI. qualche altra verità speriamo di leggerla in futuro"
Grazie, un caro saluto a tutti voi e, come sempre, ... a disposizione.
Claudio Santi
vice presidente Unione Europea del Ciclismo
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