Di Luca: aspettatemi già a Tropea

| 05/05/2005 | 00:00
Alla partenza del Giro d’Italia da Reggio Calabria vedremo sfrecciare in gruppo una maglia bianca con il simbolo dell’UCI e della nuova challange del Pro Tour. A indossarla sarà il campione abruzzese di Spoltore, Danilo Di Luca, fresco vincitore dell’Amstel Gold Race e della Freccia-Vallone. In precedenza, si era già aggiudicato il Giro dei Paesi Baschi, prestigiosa gara a tappe che precede nel calendario, la trasferte sulle Ardenne. Un mese di aprile veramente eccezionale. Una condizione che è andata sempre crescendo dai Paesi Baschi in poi, a parte forse la giornata no che hai avuto alla Liegi-Bastone-Liegi. «Sinceramente credo che dal Giro dei Paesi Baschi in poi ho sempre avuto più o meno la stessa condizione, che abbinata anche ad un pizzico di fortuna, mi ha consentito di far bene». Difficile pensare alla complicità della fortuna su arrivi che ti vogliono vedere in faccia come il Cauberg o più ancora il Muro di Huy. «È ovvio che su arrivi del genere ci voglia la gamba. In entrambe le occasioni ci siamo trovati però a giocarci la corsa un folto gruppo di atleti. A quel punto diventa determinante che tutto proceda per il meglio, che non ci siano intralci o cadute che possano compromettere il risultato, aldilà del tuo stato di forma». La giornata opaca che hai avuto a Liegi invece da che cosa è dipesa? Incominciava a calare forse la condizione? «Credo di poter affermare serenamente che si è trattato di una giornata no. In tutta la corsa non sono mai stato bene. Può darsi che si sia trattato di un mix tra stanchezza e tensione. Sentivo un po‚ troppo la gara e questo accumularsi di situazioni può darsi che mi abbia svuotato strada facendo». Alla luce di questi tuoi importanti successi, potremo vederti protagonista per la corsa alla maglia rosa? «I miei obiettivi quest’anno erano le classiche di aprile in Belgio ed in Olanda. Sicuramente non mi nasconderò nella prima settimana del Giro e se starò bene cercherò di essere protagonista anche nella seconda, ma da qui a ipotizzare di puntare alla classifica generale mi sembra del tutto fuori luogo. Nel ciclismo non si inventa nulla ed alla terza settimana dovrò inevitabilmente fare i conti con un calo di rendimento». Però anche Simoni è partito subito forte, debuttando addirittura in gennaio in Australia ed ottenendo un bellissimo successo sul Mont Faraon alla Parigi-Nizza. Dopo un mese si è addirittura ripetuto al Giro dell’Appennino. «È una situazione completamente diversa dalla mia. Conosco molto bene Gilberto e posso garantire che sa come prepararsi al meglio per il Giro d’Italia. Però il suo è stato un percorso diverso dal mio, nel quale si è concesso pause temporali abbastanza consistenti per poi ripresentarsi al Giro del Trentino per riadattare la gamba al ritmo di corsa. Così facendo, a Reggio Calabria sarà preparato e pronto per rendere al meglio. Io ho corso il mese di aprile “a tutta”, con una condizione che era buona già al mio debutto alla Milano-Torino». Dove dobbiamo attenderci il miglior Di Luca al Giro? «I primi dieci giorni sarò libero di fare la mia corsa e credo che ci possano essere tappe adatte a me già nella prima settimana, a cominciare dalla prima tappa con arrivo a Tropea dove si parla di uno strappo di quattrocento metri al 15%, posto all’ultimo kilometro. Anche la quinta tappa a L’Aquila potrebbe essere un arrivo interessante, come quella di Pistoia, dove troveremo la dura asperità di Sammommè, posta a pochi kilometri dal traguardo». Al Giro di Romandia si è visto un Cunego veramente pimpante che è riuscito a raccogliere anche il primo successo stagionale. Cioni e Garzelli non sono sembrati ancora così pronti, in particolare quest’ultimo è sembrato soffrisse un po’ troppo sulle salite. «Io credo invece che Garzelli sia uscito piuttosto bene dalla corsa elvetica. Su sei frazioni si è piazzato quattro volte tra i primi cinque, andando forte soprattutto a cronometro. Non era andato al Romandia per vincere e proprio per questo l’ho sentito molto soddisfatto della sua condizione. Non c’è assolutamente da allarmarsi se è mancato un giorno in salita. Il giorno dopo comunque era con i migliori e non bisogna dimenticare che quest’anno il Giro è durissimo e sarà come sempre importante essere presenti soprattutto nell’ultima settimana». Roberto Sardelli
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