Franco, un grande uomo, ricordato da un gigante

| 10/02/2010 | 09:59
da «Il Resto del Carlino» del 10 febbraio, a firma Angelo Costa

Solo un gigante può ricordare degnamente un gigante. Nel momento delle parole, il magnifico Alfredo Martini regala a colui che considerava un figlio i toni misurati e giusti dell'addio. Di Franco Ballerini, il ct del ciclismo portato via a 45 anni dall'amore per i rally, l'eterno patriarca che ha il doppio dell'età del suo erede scomparso parla come di una persona 'che vorresti incontrare sempre e andare a prenderci il caffè'. Col suo dolore senza lacrime, lo immagina camminare 'nell'azzurro che amava tanto' mentre ritrova campioni del passato come Binda, Bartali e Coppi, lo vede tra le nuvole inseguito da Pantani che gli chiede che ciclismo abbia lasciato. Dà anche la risposta: 'Un ciclismo che sta migliorando, da quando ha iniziato la battaglia per cacciare dal tempio i truffaldini e i mercanti di menzogne'. Infine lo saluta, con una certezza: 'Un uomo così non potrà che essere nella pace, con tutto il nostro amore'.

E' metà pomeriggio e nella gelida piazza di Casalguidi, dove fra amici, conoscenti e appassionati sono cinquemila le persone che immobili e silenziose seguono la messa sul maxischermo, si celebra il momento più alto di un funerale che dice tante cose: su tutte, che il ciclismo sarà anche uno sport disastrato che tenta faticosamente di rialzarsi, ma in momenti come questi ha la forza di esser famiglia. A rendere omaggio a Ballerini ci sono i suoi corridori, i suoi ex compagni, i suoi meccanici, i suoi massaggiatori, i suoi colleghi tecnici, i suoi avversari da ciclista, i suoi tifosi e anche i pochi che non sono riusciti ad esserlo, i giornalisti, i fotografi, gli organizzatori: in una parola, il suo mondo. E anche altri mondi, come succede a chi sa farsi benvolere ovunque. La maggior parte di questa gente non è venuta per il commissario tecnico né per il vincitore di due Rubè: semplicemente, è qui per salutare Franco.

Paolo Bettini, un fratello. Poi Gimondi, Moser, Saronni, Bugno, Fondriest, Cassani. Cipollini, Tafi e Scinto che portano la bara con sopra le bandiere olimpica e tricolore. Ma anche il ct del calcio Lippi, il pilota Alex Zanardi al quale Ballerini aveva dato consigli per la bici paraolimpica, l'amicone Paolo Barilla. Tanti rallysti, offesi dall'assenza della loro federazione. E il signor Mapei, Giorgio Squinzi, che lo aveva eletto a corridore simbolo e adesso ne accompagna in lacrime la bara fino al piccolo cimitero del paese. Tra gonfaloni e bandiere, anche Paolo Pantani, papà del campione di cui domenica ricorre la scomparsa. 'Ballerini è stato tra i pochi a rispettare Marco: era una persona eccezionale, sono sicuro che lui e mio figlio adesso saranno insieme in paradiso' è il suo omaggio.
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