Il Mattino. Il mito inseguito fino a diventare Monsieur Roubaix

| 08/02/2010 | 15:00
È andato via, lasciando senza parole il mondo del ciclismo. Con Franco Ballerini, toscano di Firenze, 45 anni compiuti a dicembre scorso, 17 vittorie in totale, in una attività di professionista iniziata nel 1986 e terminata nel 2001, tra cui la Parigi-Bruxelles '90, una tappa del Giro '91 e il «Campania» '90, scompare una delle ultime belle figure italiane di questo sport. Passista robusto e generoso, Ballerini ha pure lui intrecciato la sua carriera, in analogia a Francesco Moser, suo riferimento ideale, alla classica della fatica per eccellenza, la Parigi-Roubaix: in una storia di feeling che va ricordata. Vincitore delle edizioni '95 e '98 - e in questa edizione distaccando il secondo arrivato, il connazionale Tafi, a 4'16", un divario record per la corsa del pavè nel dopoguerra - Ballerini aveva intessuto difatti già prima un fil rouge con la «Roubaix»: eletta a sua corsa, sin dalla prima comparsa, datata 1989. E disputata 13 volte. Già quinto, nel '91, vi avrebbe lasciato un pezzo di gran cuore nella indimenticabile edizione del '93. Quando era di gran lunga il più forte in corsa, ma non aveva tolto di ruota Gilbert Duclos Lassalle, un altro habituè dell'«Inferno del Nord», che lo avrebbe bruciato allo sprint sul velodromo di Roubaix. «Non vincerò mai», aveva detto in lacrime quel giorno. «Non potrò mai andare più forte di oggi». E un sortilegio comune, tra l'altro, Ballerini lo avrebbe incrociato nel '94, in un altro sprint a due, in un’altra classica di primavera, nella Gand-Wevelgem, con il belga Wilfried Peeters, che lo relegò a un altro malinconico posto di onore. «Tutte a me, tutte a me...», si sarebbe disperato il nostro corridore. Senza poter prevedere che il futuro agonistico gli avrebbe riservato poi, dopo tanto patire, una apoteosi di gloria. Roubaix '95 e Roubaix '98, per un amore alla fine corrisposto. E il titolo onorifico, per un ciclista dal cuore aperto, di cittadino onorario di Roubaix. Dove terminò la carriera, 32.esimo della edizione 2001, 16 aprile, ultima corsa, salutato da una autentica ovazione dei tifosi francesi. Con il gesto del togliersi la giacchetta antipioggia e scoprire la maglietta intima, su cui si leggeva «Merci Roubaix». Una Italia-Francia di unanimità. E non di rivalità. Lasciata la bici, Ballerini sarebbe diventato poi Commissario unico della Nazionale azzurra, succedendo ad Alfredo Martini, nell'agosto 2001. E avrebbe portato la nostra squadra a conquistare i Mondiali con Mario Cipollini (Zolder, 2002), Paolo Bettini (Salisburgo 2006 e Stoccarda 2007) e Alessandro Ballan (Verona, 2008). E il titolo olimpico di Atene 2004, ancora con Bettini. Tutti successi di un grande giorno, condivisi ormai per l'eternità con quel capitano amico, e prima campione coraggioso, che è stato Franco Ballerini. In arte, «Ballero».  
 
da Il Mattino a firma di Gian Paolo Porreca

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