| 18/05/2004 | 00:00 «Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo da Gilberto», afferma Damiano Cunego. «Damiano mi sta dando un grande aiuto, condividendo con me le responsabilità» spiega Gilberto Simoni. Chi si aspettava di trovare un clima bellicoso nel clan Saeco, durante il primo giorno di riposo del Giro d‚Italia, è rimasto profondamente deluso. I due compagni di squadra una volta ancora hanno dimostrato la grande coesione che regna nel gruppo: «Io credo - ha aggiunto Simoni - che gli avversari abbiano paura di noi proprio perché ci vedono veramente uniti. E quando dico uniti non mi riferisco alle apparenze, ma ai momenti in cui il gioco di squadra diventa davvero l'arma vincente».
Un'uscita in bici di due ore, una giornata tranquilla, prima della ripresa delle ostilità. Cunego si gode la piacevole sensazione dell'essere leader: «Mi piace molto l'entusiasmo che hanno provocato le mie vittorie, ed il bel rapporto che riesco ad instaurare con la gente. A parte questo, so di essere giovane e di dover ancora migliorare molto: nelle cronometro, ad esempio, non so cosa valgo. Il sogno della mia vita è vincere un Giro, ma per il momento neanche provo ad immaginare che possa essere quest'anno, anche se sicuramente un ricambio generazionale è già cominciato».
Simoni è pacato, sereno: «Damiano merita tutto il rispetto e la considerazione. Chiaro che io sono venuto qui per vincere il mio terzo Giro, e finora non esistono motivi per modificare questo programma. Se Cunego dovesse staccarmi in salita non avrei nulla da eccepire. Ma da qui a parlare di rivalità ce ne corre».
Dunque l'avversario numero uno, per Simoni, era e resta Garzelli: «Io certamente non lo perdo di vista. Come non perdo di vista Popovych. Ma Garzelli di più». Insomma Simoni vede rosa, esattamente come Cunego: «Per me in effetti, finora, è tutto rosa - ammette Damiano - l'unica nota stonata finora è aver smarrito il telefonino. Ma a questo c'è rimedio, non mi lamento».
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