Anche la FIABA al fianco di Zomegnan, Cipollini e del Giro

| 18/05/2009 | 16:04
«Da atleta olimpico condivido pienamente le posizioni di Mario Cipollini e del Direttore Angelo Zomegnan in merito alla protesta avanzata dai corridori durante la nona tappa del Giro d'Italia. Chi nutre una passione profonda verso qualsiasi disciplina sportiva sa bene che gareggiando ci si può anche far male». Ad affermarlo in una intervista concessa all'Agenzia ADRKronos è Giuseppe Trieste, Presidente di FIABA (Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche) e Promotore della Lotteria «La Solidarietà, una tappa da vincere» abbinata al Giro d'Italia che festeggia questo anno il suo Centenario.
«Questa consapevolezza - sottolinea Trieste, che è stato anche atleta olimpico nel 1972, 1976, 1980 - ha sempre caratterizzato i grandi campioni dello sport, atleti che non si tiravano mai indietro nei momenti di pericolo. Oggi invece restiamo sbigottiti dalla assenza di spirito sportivo da parte di atleti coccolati da sponsor e da lauti guadagni».
«Il Giro d'Italia compie 100 anni e non merita un queste polemiche che giudichiamo non sportive soprattutto per il grande impegno profuso dagli organizzatori e dagli operatori tecnici che in meno di 24 ora smontano e rimontano di tappa in tappa il villaggio con la massima efficienza e il percorso, oltre che per gli spettatori amanti di uno sport così popolare», conclude.

COMMENTI

18 maggio 2009 17:38 ciceinge

Che vada a raccontare fiabe sarebbe più credibile

Milano e Zomegnan

19 maggio 2009 08:30 warrior

Nessuno schiaffo a Milano. Uno schiaffone a Zomegnan. Che glielo abbia dato Armstrong mi fa piacere. Zomegnan non aveva dato uno schiaffo alla maglia Tricolore e quindi a tutta l'Italia sportiva non invitando Simeoni? Chi di coltel ferisce di coltel perisce. Che vadano davvero a raccontare fiabe questi sepolcri imbiancati!

assurdo

19 maggio 2009 10:33 bike

leggere le dichiarazioni di questo signore fanno ridere, che si impegni davvero ad abbattere le barriere architettoniche e non con le parole, visto che in Italia siamo da terzo mondo invece e lasci stare di giudicare i corridori che fanno sacrifici e rischiano.

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