La Stampa. Milano presa in Giro

| 18/05/2009 | 09:09
Ma per la Madonnina del Duomo, adesso ci si mettono pure i ciclisti? Era la domenica dello scudetto, i giocatori dell’Inter hanno tirato mattino tra birra e tifosi, perfino il sindaco Letizia Moratti si dichiara «felice e orgogliosa» e potrebbe dimenticare gli affanni dell’Expo. Arriva pure il Giro d’Italia in città ed ecco la tv che manda in mondovisione la maglia rosa Danilo Di Luca che sembra un Mario Borghezio. Comizio in diretta: «Qui non c’è sicurezza». S’inventano un mezzo sciopero di tubolari e pedivelle e arriveranno al traguardo di Porta Venezia veloci come un tram, ritardo di un’ora. Quando si dice la presa in Giro.
Nemmeno pedalare «è sicuro per la nostra incolumità». Finché lo dice un milanese che da anni aspetta le piste ciclabili passa come un lamento, ma qui lo sta dicendo la Maglia Rosa, mica il sciur Brambilla. Insomma, per Milano non proprio una bella figura. Già si dice che la città non c’entra, che la colpa sarebbe degli Organizzatori del Giro, che l’agitprop sarebbe nientemeno che Lance Armstrong, detto anche il marziano a pedali, l’eroe dei Tour de France. Mille ragioni e qualche alibi. Però quel che resterà di questa tappa sono i ciclisti che protestano e lasciano il loro ricordino. Milano non è sicura nemmeno per loro.
Eppure nella città degli architetti, dei costruttori e della moda, il look non era poi male. In tv si son viste strade appena asfaltate, transenne robuste, il pubblico ben ordinato e gaudioso, i «Ghisa» con la divisa della festa. Che bello, ma al primo giro del circuito di ciclisti ne erano già caduti una ventina. Se non c’è sicurezza non c’è tappa, e se c’è è al rallentatore. Alla stessa velocità dei ciclisti milanesi quando pedalano tra buche, rotaie del tram, macchine mal parcheggiate, e i sanpietrini che qui si chiamano pavé. Ascoltare Di Luca: «Pericoloso. C’erano troppe macchine parcheggiate e le rotaie del tram». Appunto.
È quel che di solito si sente dire dalle periferie, ma al massimo passa sul Tg3 della Lombardia o sulle tv locali, nelle pagine delle lettere e sulle cronache milanesi. Via satellite e in Maglia Rosa fa un altro effetto, purtroppo. Ed è come se a Milano, nemmeno quando passa il Giro d’Italia, nemmeno quando l’Inter della famiglia Moratti vince lo scudetto, riuscisse ad esser più Milano. Efficiente, perfetta, puntuale, pulita, invidiata. Il sindaco ha commentato, ecumenica, solo la domenica del pallone: «Sono felice e orgogliosa che Inter e Milan possano partecipare alla prossima Champions League». Nessun Processo alla Tappa.
Meno male che lo scudetto resta, anche se è un pericoloso numero 17, e il Giro d’Italia con la sua Maglia Rosa se ne va via in fretta. Da oggi, o forse è già cominciata ieri sera con la puntata di Report («Cara Madunina»), Milano avrà un’altra caduta d’immagine da cancellare. Le consulenze milionarie, gli investimenti balordi, Malpensa che non vola più, l’Expo che fa litigare la politica. E adesso pure le biciclette: su otto piste ciclabili annunciate, Milano ne ha pronta solo una, e a metà. Maledizione, non arrivano mai buone notizie per Milano. E nella domenica di festa per lo scudetto, la presa in Giro.


da «La Stampa» del 18 maggio 2009 a firma Giovanni Cerruti
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