Vaccaroni: la signora della scherma diventa regina del pedale

| 16/02/2005 | 00:00
Ha deciso di fare un fioretto: se riuscirà a correre la Sanremo e il Giro d'Italia Dorina Vaccaroni, indimenticabile reginetta del fioretto italiano, con quattro titoli mondiali in bacheca, quattro coppe del Mondo e tre medaglie olimpiche (oro, argento e bronzo) in tre olimpiadi diverse è pronta, almeno per un anno, a non toccare una sola piadina, sua autentica passione. «Io sono pronta a rimettermi in gioco, a me le cose semplici non sono mai piaciute e non mi sento proprio di essere una mamma tradizionale, che sta a casa ad accudire i propri bimbi. Io ad Annette (la bimba di otto anni) ci sono legatissima, io adoro il mio compagno, Michele Bernardi, ma è altrettanto vero che io sprigiono energia da tutti i pori e lo sport è da sempre la mia vita. Io nel sangue ho sempre avuto il richiamo della competizione e adesso ho trovato il modo di appagarlo. Il ciclismo l'ho scoperto per caso, cinque anni fa. Ho cominciato nella mia palestra di Mogliano Veneto, facendo spinning. Poi, visto che il mio fisico reagiva bene, ho provato a fare qualche uscita in bicicletta su strada. La cosa mi ha man mano presa e ho deciso di iscrivermi a qualche gran fondo. All'inizio andavo malissimo, facevo una fatica boia e non riuscivo a portare a casa uno straccio di soddisfazione che una, ma sai come vanno certe cose: più la strada mi mortificava e più io mi impuntavo per dimostrare a me stessa che anche in bicicletta sarei riuscita a fare qualcosa di buono. Se riuscirò a vincere anche questa sfida, se saprò dimostrare di essere perlomeno competitiva, sono pronta a fare a rinunciare alle piadine, per le quali io ho un'autentica malattia. Sono golosissima, e vi assicuro che rinunciare non è cosa semplice per me». Lei passi da gigante, o meglio, pedalate proficue ne ha già fatte tante. Dopo le difficoltà iniziali, i risultati sono arrivati copiosi. L'anno scorso di soffisfazioni, nelle Gran Fondo, ne ha raccolte davvero tante, aggiudicandosi ben più di una gara. «Ho vinto le Dolomiti, la Chesini, la Pinarello, la Trans Alpe e tante altre, adesso però cambia tutto, la musica cambia radicalmente, perché dovrò cimentarmi con delle vere professioniste della bicicletta, ma è anche vero che ho la fortuna e l'opportunità di correre in uno dei team più forti del mondo, con compagne di squadra bravissime dalle quali spero di imparare il più possibile. Devo ricominciare da capo, perché io in gruppo non ci so stare, non so nemmeno cosa voglia dire disputare una volata, ma ho voglia di imparare e vincere anche questa sfida. Me la cavo in salita, sono una che ha grandi doti di fondo e recupero, mi manca solo un po' di esercizio, che spero di acquisire con il tempo». Convinta del fatto suo lei, convintissimo di poter lavorare bene con Dorina lui, Maurizio Fabbretto, team manager della Safi Pasta Zara, una delle formazioni femminili più forti al mondo. «L'ho vista all'opera nelle gran fondo - spiega Fabbretto - e mi ha subito colpito per la sua tenacia, la sua gran voglia di arrivare. Gli mancano un po' i rudimenti del mestiere, un po' come era capitato negli anni Ottanta a Maria Canins, la "mammina volante" del ciclismo italiano, che dopo anni di fondo si diede al ciclismo con ottimi risultati. Io ci credo molto in Dorina, ha numeri atletici notevoli, e se saprà inserirsi nel modo giusto e imparare in fretta, penso che potremmo anche schierarla al via della Sanremo e del Giro d'Italia». Lei, Dorina, non si pone limiti. «Farò il mio esordio il 6 marzo prossimo a Castenaso, in provicia di Bologna, poi vivrò alla giornata - dice -: sono anch'io curiosa di vedere quello che saprò e potrò fare. Sanremo, Giro, maglia azzurra, perché no? Ho già disputato dieci Mondiali e quattro olimpiadi come fiorettista, magari potrei riuscirci anche nel ciclismo. Certo, non sarà facile, perché la concorrenza è tanta e probabilmente non ci sarà spazio per una vecchietta come me, ma io sono animata da grande entusiamo e voglia di arrivare. E' una sfida, tutt'altro che banale, tutt'altro che scontata, per questo mi affascina».
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