Card. Angelini: Pantani? Responsabile chi non pensa all'anima

| 14/02/2005 | 00:00
''La responsabilita' della morte di Pantani e' di tutti coloro che esaltano, applaudono un atleta ma che non pensano che il campione e' essenzialmente un uomo che ha un anima e uno spirito''. Lo afferma il cardinale Fiorenzo Angelini, prefetto emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari a One O Five Live, il canale in Fm della Radio Vaticana. ''Il ricordo di Pantani ad un anno dalla morte - ha detto il porporato - rafforza il pensiero di fraterna commiserazione per un uomo che certamente fu un atleta prestante, campione del ciclismo, ma non lo fu altrettanto per lo spirito. Ma perche' Pantani non fu un atleta dello spirito? E' una domanda che ci dobbiamo porre con un senso di vera responsabilita'!''. ''Cosa siamo noi sportivi, tifosi, per gli atleti? Cosa diamo agli atleti? Il solo applauso senza il supporto di un appoggio morale diventa una droga, un qualcosa che ubriaca la persona, specialmente un atleta. L'applauso, il tifo, la gloria non sono realta' sufficienti. Anzi possono diventare, come nel caso di Pantani, dei palliativi addirittura ingannevoli''. ''Per gli atleti - ha concluso - e' necessario un appoggio fortemente morale. Cio' che si chiama l'autentica solidarieta' umana che nasce soprattutto dallo spirito. Un grande campione ha bisogno di un grande senso di spiritualita' per cui la responsabilita' della morte di Pantani e' di tutti coloro che assistono, applaudono ma che non pensano che l'atleta e' essenzialmente un uomo che ha un anima e uno spirito''.

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