Pantani: oggi Cesenatico si ferma per ricordare il grande Pirata
| 13/02/2005 | 00:00 Si ritroveranno oggi, un anno fa domani. Il popolo di Marco Pantani sfilerà questo pomeriggio a Cesenatico con le loro bandane gialle, le loro magliette gialle, i loro vessilli gialli, per ricordare il loro campione, in una giornata che ciclisticamente e umanamente parlando non potrà altro che essere ricordata come una delle giornate più nere.
Domani ricorrerà il primo anniversario della morte di Marco Pantani e oggi il Comune di Cesenatico ricorderà, con un giorno d'anticipo, il suo campione. «Cesenatico per sempre con il suo campione» sarà lo slogan di una giornata dedicata alla memoria. L'evento centrale della giornata sarà questo pomeriggio, alle 14.45, alla Chiesa di San Pietro Pescatore a ponente (a poca distanza dal cimitero comunale) dove sarà celebrata una funzione religiosa in memoria dello scalatore di Cesenatico. Al termine della messa il corteo proseguirà in pellegrinaggio fino al cimitero per tributare un saluto presso la tomba del campione. Rinviata a data da destinarsi, invece, la presentazione della statua in bronzo realizzata dall'artista ed olimpionica dello judo, Emanuela Pierantozzi.
Un anno dopo, c'è chi vuole semplicemente ricordare e chi invece fa di tutto per dimenticare. «Chiuso per lavori», si legge. La ristrutturazione è cominciata proprio dal quinto piano: appartamento 5D «Mimosa» dove, un anno fa domani, fu trovato riverso per terra il corpo senza vita di Marco Pantani, morto il giorno di San Valentino per una «intossicazione acuta da cocaina». «Riapriremo prima dell'estate, forse con un altro
nome - spiega il titolare del residence -. Vogliamo farci dimenticare. Il turismo macabro, se davvero esiste, non ci interessa. Di quella vicenda vogliamo dimenticare tutto. Il residence "Le Rose" non è mai esistito».
Sembra passato un secolo da quando il destino del Pirata s'intrecciò a quello dei venditori di morte. L'inchiesta giudiziaria riminese è chiusa, un'altra è stata aperta a Forlì. Il pm Paolo Gengarelli ha depositato l'altro ieri, a un anno dai fatti, la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli ultimi fornitori di droga. Saranno in tre (Fabio Carlino, Fabio Miradossa, Ciro Veneruso) a dover rispondere della fine del Pirata come conseguenza, del reato di spaccio di droga. Gli altri due indagati (la russa Elena Korovina e il barman peruviano Alfonso Gerardo Ramirez Cueva) saranno chiamati a rispondere di spaccio: gli episodi contestati sono complessivamente tredici, nove dei quali nei confronti di terzi (tra cui professionisti di Rimini e Pesaro) oltre ai quattro, già noti, riferiti al campione. Smascherati gli ultimi spacciatori, è ancora aperta la caccia ai primi. Le informazioni raccolte dal pm Gengarelli e dai poliziotti riminesi sono state stralciate e trasmesse da tempo alla Procura di Forlì, competente per territorio. Nel fascicolo affidato al pm Giuseppina Arcella c'è già il nome di un indagato, sospettato di aver venduto almeno una volta cocaina a Pantani, a Cesenatico, prima che il ciclista cambiasse pusher. Si tratta di un commerciante del Cesenate, senza precedenti penali. Poi potrebbe toccare anche ad altri insospettabili.
Il Club Magico Pantani ha più iscritti oggi che il 14 febbraio di un anno fa e la piadineria di famiglia è stata data in gestione a Michel, l'amico di Predappio. «Sulle strade della Romagna è il giallo il colore dominante tra gli amatori - ci racconta Andrea Rossini, cronista del "Corriere di Romagna", che ha seguito in prima persona tutta la vicenda giudiziaria e da questa esperienza ha tratto spunto per scrivere "L'ultimo chilometro", un istant-book uscito in allegato al quotidiano romagnolo il 5 giugno dell'anno scorso - . Lo stesso giallo dei cartelli sistemati tra i viali del camposanto per indirizzare il flusso del pellegrinaggio che va avanti da dodici mesi verso la tomba del campione. Settore G, viale numero 6, loculo 262, in attesa del completamento della tomba di famiglia. Ogni giorno, Fondazione o no, i familiari passano di lì per raccogliere fiori, messaggi e omaggi. Le più assidue sono la zia Marta, cui spettò il compito di riconoscere il cadavere, e la sorella Manola, l'unica a battersi quando il fratello era in vita perché si squarciasse il velo d'omertà e d'ipocrisia sulla dipendenza dalla cocaina. Ma nessuno ha avuto la forza di ascoltarla».
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