Fra gli ospiti italiani che la settimana scorsa, abbiamo avuto modo d’incrociare alla presentazione del percorso della Vuelta España 2026 tenutasi alla Salle des Etoiles dello Sporting Club di Montecarlo vi è stato anche il tributarista e procuratore sportivo Mauro Travaglin.
Per lui, da tempo vicino al ciclismo e impegnato a tutelare al meglio gli assistiti che lui e lo studio dell'ex commissario della Lega del Ciclismo Professionistico Cesare di Cintio (con cui collabora) hanno in carico, si trattava della seconda presenza ad un evento legato alla corsa a tappe spagnola del prossimo anno dato che, in autunno, aveva già preso parte alla presentazione della cronometro che il 22 agosto darà il la all’81ᵃ edizione del Grand Tour spagnolo.
Come in quell’occasione, anche questa volta il rendez-vous si è tenuto nel Principato di Monaco, una località che Travaglin ha particolarmente a cuore non solo perché, nelle vesti di Presidente, guida un’associazione di volontariato internazionale con sede proprio all’interno dei confini monegaschi, ma anche per il rapporto, rafforzatosi negli ultimi mesi, con il Principe Alberto il quale, naturalmente, non ha mancato di fare gli onori di casa dando la sua “benedizione” una corsa che, il prossimo agosto, darà nuovo lustro al suo territorio.
Per l'agente operante a Gorla Minore (Varese) è stato dunque motivo di grande orgoglio, come lui stesso ci ha raccontato, recarsi a Montecarlo per prender parte a un evento legato a uno sport che ha decisamente a cuore e rappresentare gli studi professionali in cui lavora e il collega Di Cintio in una circostanza di assoluto rilievo dove noi abbiamo avuto modo di avvicinarlo.
Dottore, il vostro studio ha un legame particolare con la Lega del Ciclismo Professionistico che, nelle ultime stagioni, ha seguito un determinato percorso sotto la guida dell'Onorevole Pella. La sua opinione in merito qual è?
“Secondo me, quella che ha intrapreso l’Onorevole Pella è una strada positiva perché si è impegnato ad organizzare nuove gare e ad ampliare il calendario cercando risorse attraverso il coinvolgimento diretto delle istituzioni e del governo. Oltre a questo, non bisogna dimenticare che ha operato delle importanti semplificazioni a livello fiscale e giuridico e che la riforma del terzo settore, col decreto legislativo 36/2021, è stata una grande svolta per il mondo sportivo sia a livello dilettantistico che professionistico. Quindi, per me, ha iniziato a lavorare molto bene, poi vedremo nel prosieguo cosa succederà. Penso comunque che anche il suo predecessore, ossia il mio collega di studio, abbia fatto la sua parte in maniera positiva, anche se a giudicarla devono essere altri”.
L'attività di procuratore come è cambiata in questi anni?
“Le giornate dovrebbero essere di 48 ore per poter svolgere tutte le attività di cui ci facciamo carico perché curiamo ogni cosa seguendo uno standard molto preciso che applichiamo sia quando ci occupiamo delle questioni contrattuali, fiscali e giuridiche che quando seguiamo da vicino gli atleti in tutte le fasi della loro carriera. Questo modus operandi vale per tutti e specialmente per i giovani. A questo proposito, mi permetto di dire che non sono molto contento di come si stia passando da juniores a professionisti bruciando la categoria Under 23”.
Secondo lei, questo salto andrebbe definito con maggior criterio?
“Sicuramente. Personalmente, trovo che andrebbe rimodulato in maniera più precisa. Ad oggi è come se un ragazzo che esce dalla terza media andasse direttamente all'università, senza fare le scuole superiori, ma quel passo, ovvero il transito tra gli U23, è fondamentale per la maturazione di un corridore perché, ricordiamoci, che non tutti gli atleti a 16-17 anni l’hanno già raggiunta. Aggiungo poi che a una certa età, a mio avviso, il discorso scolastico non dovrebbe assolutamente esser messo in secondo piano”.
Quindi, come studio, voi cercate di far capire quanto sia importante procedere per gradi.
“Assolutamente. Non a caso la nostra missione per gli atleti che si rivolgono a noi, e parlo non solo dei ciclisti ma anche dei ragazzi che praticano altre discipline, è quella di cercare di tutelarli facendo sì che non si brucino immediatamente saltando delle tappe fondamentali per la loro crescita”.
Parlando di lavoro insieme ai giovani, lei ha una discreta esperienza visto che ha collaborato con il Team Hopplà.
“Esatto. Nelle ultime due stagioni, per scelta professionale e a causa del lavoro che non mi dava la possibilità di essere a 360 gradi con loro, ho fatto un passo indietro ma sono contento dei risultati che ragazzi come, ad esempio, Manenti (che quest'anno passa tra i professionisti) sono riusciti ad ottenere. Negli anni ho avuto al fianco gente come Tsarenko e Nencini che mi hanno dato grandissime soddisfazioni. Loro e tutti gli altri che sono passati tra le nostre fila li vedo sempre come miei figli. Ancora oggi siamo in contatto e abbiamo un ottimo rapporto”.
Photo Credit: Mauro Travaglin
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