Una vignetta politica in prima pagina. Fu lui, il primo, su “Paese Sera”. Era il maggio 1974. Con quel disegno celebrò la vittoria dei no al referendum sul divorzio: Amintore Fanfani, leader sconfitto, ritratto come un tappo per via della sua bassa statura, che saltava via da una bottiglia con un grande NO sull’etichetta. E così aprì una strada e uno stile, un’epoca e un’epopea, una moda e un modo.
E’ morto Giorgio Forattini. Aveva 94 anni. Una lunga storia italiana, da Roma, nascita, a Milano, decesso, attraverso la vita di tutti i giorni. Collaborò da “Paese Sera” a “Panorama”, da “la Repubblica” a “La Stampa”. Diresse “Satyricon”, inserto di “la Repubblica”, poi “Il Male”. Un patrimonio di circa 14mila vignette, libri (una sessantina per tre milioni di copie) e mostre, querele e anche condanne, con la satira non si scherza, o meglio, si scherza, ma fino a un certo punto. Il suo, ma anche quello di Elle Kappa e Chiappori, Giannelli e Altan, e tutti gli altri, è uno straordinario esempio di giornalismo grafico. Un’idea, una battuta, una smorfia, un disegno: uno solo. Ma ironico, decisivo, folgorante, a volte addirittura geniale. Anche se sua moglie, Ilaria Ferrina Ceroni, si poteva permettere di chiamarlo, affettuosamente, Isterix.
Forattini si occupava di politica, non di sport, e di società, non di ciclismo, ma la bicicletta gli serviva per ambientare, sottolineare, deridere e irridere, prendere in giro, non in Giro. Dal monociclo al triciclo, dalla bici da bambino a quella da corsa, dalla maglia rosa a quella tricolore, su quelle ruote stavano in precario equilibrio statisti statuari e onorevoli disonorati, colti in flagrante, in errore, in orrore. “La mia più grande vittoria – spiegava con orgoglio – è aver lavorato sempre con coraggio e indipendenza e non aver mai piegato la testa di fronte agli attacchi che spesso mi hanno creato grossi problemi”.

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