
Lo abbiamo ricordato sempre, forse noi per primi, quantunque non siamo questi dell’affetto i primati da sventolare, anche su queste pagine, Carmine Saponetti, il ciclista di Vigne di Sessa Aurunca, e la sua storia.
Già, per restituire alla luce quella memoria in bianco e nero di un ragazzo che nel 1939 si aggiudicò al Giro d’Italia una tappa, anzi due, a Rieti e a Grosseto. E che resta da allora il primo e l’unico ciclista della Campania ad essere stato vincitore - “vincitore” già, che bell’appellativo, sia pure di traguardo di giornata - nella storia ultrasecolare del Giro.
Ma stavolta, il 25 ottobre Carmine Saponetti lo ricorderemo e lo onorerà lo sport - mica solo il ciclismo - di tutta Italia, mica solo della Campania unita, se il Giro è come è l’unico Festival sportivo che l’Italia unisce, ben più di Sanremo, e non divide.
In tale circostanza, difatti, il comune di Sessa Aurunca, con l’impegno convinto del sindaco Lorenzo Di Iorio e della sua amministrazione, dall’assessore alla Cultura Italo Calenzo all’assessore allo Sport Lorenzo Fusco, in occasione dei 35 anni della sua scomparsa, avvenuta a Roma dove il ciclista viveva con la famiglia da molti anni, appunto il 31 ottobre del 2000, dedicherà a Carmine Saponetti una giornata di ricordo e intitolerà al suo nome una piazza, un’area di svago popolare, di quella minuta frazione di Sessa dove nacque nel 1913.
Sì, non è ieri, è l’altro ieri, non c’era la TV e non c’era nulla di quanto c’è oggi a truccare i valori della vita e dello sport, ma il ciclismo c’era già, e maiuscolo, e il Giro da soli due anni aveva conosciuto la maglia rosa della sua infinita devozione, e Carmine Saponetti, un ciclista di Vigne, siamo nella zona delle Toraglie, siamo sulle pendici del vulcano di Roccamonfina che da Sessa più in basso guardano il Garigliano e il mare, ne avrebbe disegnato una parabola romantica, intensa, coinvolgente, e non dimenticabile per indifferenza.
Carmine Saponetti, un ragazzo del Sud, e diciamolo pure senza retorica di parte, ne siamo indenni, che sarebbe sbarcato con il treno a Roma, dilettante nelle fila della AS Roma, e che con la maglia inaudita de “La Voce di Mantova”, ma di quale razzismo all’incontrario si parla oggi?, maglia azzurra, avrebbe appunto disputato il Giro nel ’39, e con le sue qualità di sprinter e passista veloce avrebbe superato prima Ruggero Moro, a Grosseto, e successivamente a Rieti addirittura Adolfo Leoni, certo non un Carneade delle volate di quelle stagioni, impolverate di gloria...
Carmine Saponetti, due tappe ma ancora tanto di più, con le sue prestazioni e i record da dilettante in pista sulle lunghe distanze, 50 e 100 chilometri, meglio di Maurice Richard, nel 1940. E l’anno dopo quella finale tricolore dell’inseguimento persa per soli 140 metri, mica un abisso, ad opera di un rampante di nome e cognome Fausto Coppi. E il cimento addirittura, nel 1942, per il record dell’ora, a Milano, al Vigorelli, in quei primi giorni di novembre, novembre non sarà mai settembre, che sapeva acre di bombe ed aerei ostili e di cieli sempre più bassi, per superare il limite del francese Archambaud. Lui, Carmine Saponetti, non ci sarebbe riuscito: per poco. Ci sarebbe riuscito invece, il 7 novembre, per 31 metri - 45,798 vs 45, 767 - un soffio in un’ora, proprio Fausto Coppi. Sorgeva Coppi, immenso, incombeva, corrusca, la Seconda Mondiale Guerra. E Carmine Saponetti, il campione di Sessa Aurunca, scrutava nel cuore e nel batticuore quei sei anni di distanza, lui era del ’13 Coppi del ’19, che avevano stabilito, ben più che le pedivelle e il talento, i loro destini paralleli e diversi.
Saranno in tanti, a Sessa Aurunca, Alto Casertano splendido, strade ottime per nascondersi in bici, Campania, quel giorno, ciclisti curiosi locali provinciali cittadini uomini di Giro, aspettiamo Vegni e Castellano, Dagnoni e Pella, chissà forse ci doneranno un nuovo Giro, sin quando ci saremo. Ma di una cosa siamo ultrasicuri, nell’anima e nel pensiero nostro. Che l’ospite di onore, il primo ad applaudire sincero la celebrazione di Carmine Saponetti sarà - mica lontano dal cielo - Fausto Coppi.
I ciclisti non arrivano ovunque mai secondi.
da tuttoBICI di ottobre
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