
Il direttore della Vuelta Javier Guillén ha tenuto oggi una conferenza stampa a conclusione della corsa e non ha nascosto la sua amarezza: «Mi rammarico e condanno quanto accaduto nell'ultima tappa della Vuelta. Le immagini parlano da sole. Quello che è successo è inaccettabile, soprattutto sul circuito. Non c'è nulla di buono da quanto accaduto: mi spiace per l'immagine che è stata data e non posso accettarla».
Guillén ha spiegato: «Sapevamo che sarebbe stata una giornata complicata. Abbiamo visto incidenti, prima a San Sebastián de los Reyes e ad Alcobendas, e sul circuito c'erano già state invasioni stradali, quindi abbiamo deciso di annullare la tappa. È stata la Vuelta più dura. A Torino non pensavamo certo a una corsa in questi termini».
E ancora: «Dopo gli incidenti di Bilbao, l'UCI ha preso la decisione di mantenere la Israel Premier Tech in gara. Abbiamo parlato con l'UCI per analizzare gli eventi, è stato chiesto loro di prendere posizione e hanno rilasciato una dichiarazione nella quale ribadivano che la Israel avrebbe dovuto restare in gara. Ci siamo ispirati ai loro criteri, in conformità con il regolamento. Sottolineo che nessuna federazione ha bandito Israele, nessuna istituzione ha bandito gli atleti israeliani».
Alla domanda sulla comunicazione e il supporto del governo, Guillén ha spiegato che i contatti sono stati costanti: «Il supporto è complicato e soggettivo. Il rapporto con il CSD è stato costante. Ho parlato con il ministro e il Ministero dell'Interno ha fornito le forze di sicurezza per la corsa. Abbiamo avuto il supporto di cui avevamo bisogno».
I sette recenti arresti al GP di Montreal a causa delle proteste sono motivo di riflessione, soprattutto in vista della partenza del Tour de France a Barcellona nell'estate del 2026. «Il ciclismo è uno sport vulnerabile, ma spero che non ci sia un effetto di emulazione. Non so cosa succederà in futuro, ma lavoreremo per far progredire la Vuelta. A partire da questa Vuelta, le istituzioni e il ciclismo dovranno prendere delle decisioni: la Vuelta è stata un'opportunità per fermarsi e riflettere. Da qui al Tour, spero che tutto si risolva, naturalmente compreso il conflitto di Gaza».
Infine, Javier Guillén ha parlato degli sforzi delle 3.500 persone che compongono e lavorano per la Vuelta: «Li ringrazio per il loro impegno. Nessuno si è ritirato dalla Vuelta a causa dei fatti avvenuti. Apprezzo anche l'impegno delle squadre e dei corridori; volevano correre e non hanno mai espresso alcuna idea contraria. Avevano il diritto di correre, e noi avevamo il diritto di organizzare la corsa».