
Al GP de Québec Alberto Bettiol ha mostrato la sua miglior versione del 2025. L’atleta toscano, quando sta bene, in questo tipo di corse trova terreno fertile per esprimersi al meglio, anche contro avversari di grande spessore come quelli che sono arrivati in Canada. E oggi stava bene.
«Nell’ultimo giro ho dato tutto, mentre prima il grosso del lavoro l’ha fatto la squadra. Nel finale, quando è partito Alaphilippe, ho pensato “ma dove va con 1500 metri ancora da fare”, però Sivakov non collaborava e mi son detto che era meglio che vincesse Julian piuttosto che un altro UAE, hanno già vinto abbastanza» ha ammesso con la consueta schiettezza l'ex campione italiano della XDS Astana.
La sua annata è stata fortemente influenzata da alcuni problemi fisici (infezione polmonare batterica) che lo hanno costretto a saltare le classiche di primavera. Da un mese a questa parte, però, dopo un buon Giro di Polonia e buon Renewi Tour, sembra aver cambiato marcia: «La mia carriera è fatta di up and down, quindi sono abbastanza abituato a dover reagire e “resettarmi”. La prima parte di stagione è stata complicata per alcuni problemi fisici, ma la squadra mi ha dato tutto il necessario per tornare a buon livello, compreso il tempo. Quando sto bene posso vincere o arrivarci vicino, ma l’importante è fare punti per la squadra. Ho alle spalle più anni di carriera di quanti ne ho davanti e condividere il podio con un corridore della mia generazione come Julian mi lascia felice, perché vuol dire che abbiamo ancora qualcosa da dare, anche contro questi giovani fortissimi».
Quest’estate, inoltre, l’ex EF è stato bersaglio di tanti commenti negativi sui social in seguito alle sue opinioni perentorie sullo Swatt Club e ciò che gira attorno al loro mondo. Sicuramente non gli avranno fatto piacere, ma a specifica domanda ha preferito glissare, per non alimentare polemiche: «Bah, io non ho visto nessun commento, qualcuno per caso li ha visti? (ha detto rivolgendosi alla sala stampa, ndr)».
Intanto domenica, al GP di Montréal, avrà un’altra chance per provare a sbloccarsi, anche se l’altimetria è più “cattiva” rispetto a quella di Québec. «La UAE sarà abbastanza arrabbiata e secondo me a Montréal vorrà vincere a tutti i costi. La corsa è più dura, si adatta maggiormente a Pogačar e purtroppo dobbiamo sempre fare i conti con lui. Alla fine tocca sempre a lui decidere come vanno le gare, anche oggi che non ha vinto, con le sue mosse e non inseguendo ha in qualche modo influenzato l’esito. Mi preoccupa aver sentito Sivakov dire che domenica è una gara migliore per la UAE, vuol dire che per tutti gli altri ci sarà da soffrire.».
Infine, il toscano ci ha tenuto ad elogiare con sincerità ed entusiasmo il modello delle corse canadesi, che oggi ha attirato sul percorso quasi 150 mila persone, dalla mattina alle 10 fino alle premiazioni finali. «Queste corse rappresentano uno splendido modello di ciclismo. Amo come sono organizzate, perché il primo pensiero è garantire spettacolo al pubblico, che ci può vedere più che in qualsiasi altra gara del calendario. Credo che il mondo dovrebbe prendere esempio da questo modello di corse, in Italia stiamo perdendo appassionati perché non si pensa alla gente. Sono davvero contento che il prossimo anno il Mondiale sia a Montréal, l’organizzazione è eccellente, il fatto che siamo tutti nello stesso hotel è interessante, spero di esserci, devo solo arrivare qualche giorno prima perché soffro un po’ il fuso orario. Insomma sono felice di correre qua, che stia bene come oggi o meno bene come altre volte».
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