
Curepipe, il luogo dove è nata la maglia gialla del Tour de France Femmes e vincitrice ieri a Guéret della quinta tappa, sorge nei pressi di un antico cratere vulcanico delle Mauritius. Nell’incantevole Paese la cui bandiera ricorda i colori dell’iride, in questi giorni il colore dominante era il giallo. Hai capito Kim Le Court (Pleenaar)? Non paga dell’affermazione alla Liegi-Bastogne-Liegi, eccola lì, asciugate faticosamente le lacrime di gioia, la 29enne che ha scritto la storia, come attestava inequivocabilmente l’Equipe con il titolo “Pour l’Histoire” nel giorno della sua prima maglia gialla. Il fenomeno Le Court meriterà ulteriore approfondimento, nei due mesi che separano dall’appuntamento mondiale di Kigali: la prima ciclista africana a vestire il simbolo del primato al Tour catalizza attenzione e passione in tutto il Continente, che propose il sudafricano Impey in maglia gialla nel 2019. Quell’anno l’attuale regina della Grande Boucle donne lo trascorse ancora in una dimensione molto più ristretta rispetto alla massima ribalta internazionale che alberga da par suo quest’oggi: l’amore per la bici era nato nel 2013, quindi nel 2014 c’era stata la partecipazione al mondiale di Ponferrada nella categoria juniores.
RITORNO A CASA NEL 2015 ED INGAGGIO VIA MAIL…
Neanche il 2015, malgrado il trasferimento alla britannica Matrix Fitness Team lasciava presagire quanto sarebbe accaduto dopo. “Non c’era salario minimo, arrivando dall’estero non avevo supporto finanziario e feci ritorno alle Mauritius” ha ricordato più volte la campionessa, ritornata nel gruppo che conta grazie alla perseveranza del marito ex professionista, che a suon di mail inviate riuscì a trovare un ingaggio per la moglie nei ranghi della Ag insurance - Soudal Team. Papà Bernard, di discendenza francese, ha sempre appoggiato la figlia, al pari di mamma Patricia, origini scozzesi, e del fratello Olivier, che venne raggiunto in Sudafrica dalla sorella, motivata dai primi risultati agonistici a scommettere sulle due ruote. Quanto sia emblematica la figura di Le Court per i suoi connazionali (poco più di un milione di persone) lo testimonia un sentire comune fatto di interesse mediatico ed d’orgoglio esteso – perché no? - anche tra le spiagge dei paradisiaci atolli attorno all’isola principale.
CAPOLAVORO DI TALENTO E PERSEVERANZA
La perseveranza telematica di mister Pleenar si allinea perfettamente a quella della consorte, integratasi nel mondo professionistico che conta con grande velocità: «sono sempre orientata ad ottenere il meglio: così è capitato quando da gregaria sono diventata capitana nel giro di qualche corsa” ha detto la diretta interessata, senza dimenticare i sacrifici fatti nel corso della carriera.
“Tanti in Europa non capiscono cosa significa correre con un limitato supporto o inadeguata attrezzatura e personalmente mi sono sentita stranita quando ho avuto qualcuno che pensava per me alla pulizia della bici o al gonfiaggio dei pneumatici” ha aggiunto la quattro volte vincitrice dei campionati africani su strada. Diventata un modello per le ragazze del ciclismo africano, presenti al seguito del Tour Femmes in rappresentanza del World Cycling Center. Quando si trova in raduno a Cape Town o Girona, la ciclista mauriziana si distrae incastrando con maestria tessere di puzzle o Lego tridimensionali. Mattoncino dopo mattoncino, non ha costruito solo un capolavoro ciclistico ma l’avverarsi di un sogno personale. Non piangere Kim, sorridi: quel podio è tutto tuo. Ed è tutto meritato.