
Non vuole fare polemica o accusare nessuno, ma la morte di Samuele Privitera ha scosso il mondo del ciclismo e Gianni Bugno, ex campione del mondo e oggi Presidente della Commissione Tecnica della Lega del Ciclismo professionistico, vuole portare il suo mattoncino di esperienza per una riflessione che guarda alla sicurezza nelle corse. «Ho parlato con alcuni tecnici impegnati in questi giorni al Giro della Val d’Aosta – spiega a tuttobiciweb il campione monzese – e più d’uno mi ha riferito che in corsa, quel giorno della tragedia, poco prima di quella terribile caduta, radiocorsa aveva segnalato la presenza di alcuni dissuasori e dossi (in materia anche un comunicato degli organizzatori ad inizio corsa, ndr): la mia domanda è semplice. Se i direttori sportivi vengono avvertiti in tempo reale di quanto incontreranno i loro ragazzi di lì a poco, perché non possono informare i corridori via radio? La risposta è semplice: perché i ragazzi corrono per regolamento senza radioline. Ecco, io alla luce anche della morte di un anno fa a Zurigo della juniores Muriel Furrer, invito tutte le componenti a pensare all’utilità delle radioline. Non sono un disturbo, non sono un mezzo condizionante della corsa, ma sono di assoluta utilità verso la sicurezza in corsa. Se fosse per me metterei sulle biciclette anche le luci posteriori: avete visto oggi sul Tourmalet? Non si vedeva nulla e loro stessi faticavano a vedersi: sarebbero più che utili».