
E’ il 18 luglio 1995, sui Pirenei si corre la quindicesima tappa del Tour de France, la Saint Giron-Cauterets di 206 chilometri. In maglia gialla c’è Miguel Indurain e gli italiani sono grandi protagonisti della corsa. Il mondo applaude le performances di “Pedale Azzurro” nelle prime due settimane del Tour: le due giornate in maglia gialla di Ivan Gotti, la vittoria della Gewiss-Ballan nella cronosquadre, i successi di tappa firmati da Mario Cipollini (2), Marco Pantani (2) e Fabio Baldato. Indurain è un re difficilmente attaccabile, ma grand’Italia c’è.
Nella parte iniziale la tappa numero 15 prevede il passaggio sul Col du Portet d’Aspet e la successiva discesa verso Boutx. In discesa, al chilometro 34 di gara, Dante Rezze va fuori strada, Dirk Baldinger (attuale manager della Ceratizit femminile) finisce a terra e rompe il femore, cadono pure Johan Museeuw, Erik Breukink, Giancarlo Perini (“Duca di Benidorm”) e Fabio Casartelli, comasco di Albese in maglia Motorola. Perini, Museeuw, Breukink e Perini si rialzano, continuano la gara.
Purtroppo Casartelli non può risalire in bici: nella caduta in curva ha picchiato la testa contro un paracarro a base quadrata e rimane senza conoscenza. Interviene il dottor Gerard Porte, medico del Tour de France. S’intuisce immediatamente che Fabio è in gravi condizioni, e il dottor Porte chiama l’elicottero. Il corridore italiano viene trasportato all’ospedale di Tarbes, i medici gli moltiplicano le iniezioni di adrenalina, ma non c’è niente da fare. Alle ore 14 del 18 luglio ’95 dall’ospedale di Tarbes arriva la comunicazione: Casartelli è deceduto, la tragedia è compiuta. La corsa prosegue attraverso i colli di Menté, Peyresourde, Aspin, Tourmalet e sull’erta d’arrivo coi corridori all’oscuro di quanto è accaduto. Richard Virenque a Cauterets vince la tappa, 2° è Alex Zulle, 3° il Diablo Claudio Chiappucci. Tuttavia il risultato passa in secondo piano: Casartelli è senza vita a Tarbes. Cinquanta metri oltre l’arrivo sono gli inviati Rai a comunicare ai corridori italiani che Fabio non ce l’ha fatta. I ragazzi scoppiano a piangere.
Il giorno dopo i protagonisti della Grande Boucle percorrono ad andatura turistica i 267 chilometri della sedicesima tappa, Tarbes-Pau, per rendere omaggio a Fabio. I primi a tagliare il traguardo sono i suoi compagni della Motorola. Andrea Peron essendo italiano viene delegato a varcare l’arrivo al 1° posto. La tappa venne neutralizzata. Il 21 luglio ’95 la tappa numero 18 del Tour termina a Limoges e a tagliare vittoriosamente l’arrivo è Lance Armstrong, capitano della Motorola. Il texano passa sulla linea indica il cielo: lassù c’è Fabio.
Sono trascorsi 30 anni da quei giorni e il Tour è ancora sui Pirenei. Casartelli è sempre nel cuore di tutti gli appassionati, sono nate società ciclistiche intitolate a lui. Tra Viareggio e Camaiore c’è una pista ciclabile con un ponte dall’architettura futuristica dedicato a Fabio. A Forlì, la città di sua moglie Annalisa, c’è una strada intitolata a Fabio. Tante iniziative sono legate allo sfortunato corridore di Albese, anche una gran fondo. Il 16 agosto 1991, giorno del suo compleanno, Fabio ha trionfato al Gran Premio di Capodarco di Fermo, nelle Marche. Gaetano Gazzoli, gli altri appassionati e le autorità fermane hanno dedicato un monumento al corridore albesino, archetipo da classiche in linea.
E’ bello riavvolgere il nastro della carriera di Fabio, nato a Como il 16 agosto 1970. La sua culla ciclistica è stata la società Alzate Brianza, vivaio che va per la maggiore da tanti anni. Da allievo Fabio ha corso per il Gruppo Sportivo Breccia, mentre i suoi successi a ripetizione tra gli juniores hanno arricchito la bacheca dell’Unione Ciclistica Comense 1887. La serie di affermazioni Fabio l’ha proseguita da dilettante di seconda seria alla Verynet, tra i “prima” con la Diana Colnago, squadre con Mario Cioli main sponsor e Olivano Locatelli ds. Ad inizio 1991 tutti i migliori corridori di Locatelli sono passati alla Domus ’87. Il passista veloce Fabio Casartelli nel ’91 e ’92 ha trionfato alla Montecarlo-Alassio (unico a vantare 2 successi nella classica d’inizio stagione). Nel triennio 1990-92 i suoi successi sono stati 14. Logicamente il più importante è quello del 2 agosto 1992 a Barcellona, sul circuito del Montjuich: ha regalato all’Italia la medaglia d’oro all’Olimpiade. Primo Casartelli, secondo l’olandese Dekker, 3° il lettone Dainis Ozols e al 5° posto l’emergente tedesco Erik Zabel, una gara olimpica indimenticabile. Fabio è l’ultimo dilettante trionfatore nella prova su strada dell’Olimpiade: dall’edizione 1996 ad Atlanta hanno gareggiato i professionisti.
Fabio nel gennaio 1993 diventò professionista all’Ariostea del manager-ds Giancarlo Ferretti. Nell’aprile di quell’anno Casartelli vinse a Flero, alle porte di Brescia, la tappa regina della Settimana Bergamasca (in seguito divenuta Settimana Lombarda). L’unica vittoria del comasco da “prof”.
Tuttavia tra Casartelli e Ferretti la sintonia non era totale: il corridore di Albese nel gennaio 1994 preferì passare alla ZG-Bottecchia del ds Dino Zandegù, e l’anno dopo alla Motorola. Fabio, ti mandiamo un grande saluto. Stai tranquillo, qui nessuno ti dimentica.