
Tadej POGACAR. 10 e lode. Sublime e maestoso, come il paesaggio che lo accoglie. Non è Tadej a conquistare Hautacam, ma è questa vetta pirenaica ad inchinarsi al cospetto di un talento per il quale fatichiamo a trovare le parole. Fa meno fatica Tadej a sbriciolare le ambizioni dei Visma che oggi vengono mortificate. Tadej lascia dire e anche fare, poi è sufficiente un’accelerata folle di Narvaez per lanciare il capitano. Jonas non risponde. Non può, non gli conviene, non ce la fa. Tadej si esalta, partendo a razzo a 12 km dal traguardo: passerella trionfale. Ascesa celestiale.
Jonas VINGEGAARD. 5. Lui da tutto quello che ha, lui fa tutto quello che può, prova a mettere pressione a parole, poi però occorrono gambe. In questo Tour sembrava “pogacarizzato”, molto esuberante e reattivo, anche in tappe dove era meglio stare coperto. Si scopre subito: anche oggi. E per lui non è una bella scoperta.
Florian LIPOWITZ. 10. Potrebbe andare anche meglio, se non dovesse attendere e aspettare Roglic. Fa una prestazione monstre, che lo eleva a protagonista assoluto di questo Tour. La Red Bull ha trovato l’uomo che può garantire il futuro.
Tobias JOHANNESSEN. 7,5. Il norvegese della Uno X dimostra una volta di più di avere gambe e temperamento. Oggi lassù ci arrivano solo quelli veri e lui è verissimo.
Oscar ONLEY. 9. Prendete nota, questo ragazzo ha temperamento da vendere e le sue gambe non sono più un mistero. La sua tenuta? La scopriremo. Pazienza.
Remco EVENEPOEL. 9. Per testa e lucidità è semplicemente pazzesco. Va in difficoltà subito e non vi nascondo che penso: oggi cola a picco. Ha una forza mentale assoluta, una capacità di ragionamento e di gestione delle criticità assoluta. Non lo scopriamo oggi, ma ogni volta mi sorprende. Ci sono tanti modi di vincere, ma anche di perdere. E lui è fantastico: sempre.
Kevin VAUQUELIN. 8. Bravò, direbbero i francesi, e lo dico anch’io. Bravo davvero questo ragazzo che tiene alto l’onore gallico.
Primoz ROGLIC. 6. È il più attempato di tutti, ha i suoi anni, ma la sua voglia è quella di sempre. È vero, perde, ma è lì.
Ben HEALY. 4. Questo è. Corridore impulsivo, che si fa guidare dall’istinto. Ma per essere un corridore da Grandi Giri ci vogliono gambe calde e testa fresca. Si stacca quasi subito su una salita ancora lontana dal traguardo ma si ostina a restare lì a pochi secondi dalla coda del gruppo dei migliori con cocciuta miopia. Dovrebbe guardare come si gestisce Remco Evenepoel, che si stacca prima di lui e procede un pochino meglio, con una gestione dello sforzo esemplare. Mi direte: ma non è Remco. Chiaro: quindi cosa è?
Enric MAS. 3. Dissolto. Evaporato sulle strade pirenaiche di Hautacam. Era 13° in classifica generale. Oggi Chi l’ha visto?
Lenny MARTINEZ. 5. Giornata no. Prova a portarsi avanti con il lavoro, ma appena la strada comincia a salire va in ebollizione. È vero che ai piedi delle montagne ci arrivano a 50 km/h, ma per uno che ambisce alla maglia a pois è un po’ presto.
Marco HALLER. 6,5. Loro sono i più veloci di tutti. Sono i più scalpitanti e pronti via ci provano dopo pochi metri. È lo svizzero della Tudor ad osare, subito tallonato da Pascal Eenkhoorn (Soudal), Alexandre Delettre (TotalEnergies) e Alexey Lutsenko (Israel). Prima fuga, prima azione annullata.
Samuele PRIVITERA. … lode. Il Tour ricorda e rende omaggio ai suoi fratelli, alla grande famiglia del ciclismo, anche i più piccini, i più invisibili, i più lontani. Un minuto della nostra vita per rimarcare l’eterno vuoto che Samuele Privitera lascerà per sempre in chi l’ha amato, in chi gli ha voluto sinceramente bene. Il mondo del ciclismo ha salutato un proprio figlio, un proprio fratello, un autentico innamorato del nostro sport che sognava un giorno di pedalare sulle strade del Giro e del Tour. Jayco AlUla ha corso per lui con il lutto al braccio e un magone represso in fondo al cuore forte quanto l’amore per la bicicletta, lo stesso di Samuele.