HE LEFT US AT 99 YEARS OLD, JACQUES MARINELLI, THE OLDEST LIVING YELLOW JERSEY

MOURNING | 05/07/2025 | 13:32
di Marco Pastonesi

He was a featherweight, 1.58m (though some claim 1.62m) and 55kg, with a child-like face. He was endearing. Any men's bike towered over him. Next to rock-carved colleagues like Bartali, or already mythical figures like Coppi, Jacques Marinelli seemed out of place, there by chance or bet. Yet, with tubulars slung over his shoulder, two water bottles on the handlebars, pockets stuffed with food, he participated, raced, suffered, attacked, dropped, won. One week in the yellow jersey, it was the Tour de France of 1949.


Marinelli died last Thursday, he was 99 years old, and represented the oldest yellow jersey. It's said that his mother, to protect him, hoped more that he would dedicate himself to the accordion rather than the bike, but she gave in to his passion. Between "Jacky" as his mechanic from Le Blanc-Mesnil, on the outskirts of Paris where he was born on December 15, 1925, called him, and "Marinette" as his teammates nicknamed him, "la Perruche", the parakeet, prevailed, as Jacques Goddet, patron of L'Equipe and the Tour, defined him for the green color of his Ile-de-France team jersey, a regional formation destined to do battle. And on July 3, 1949, in the Boulogne-sur-mer-Rouen stage, 185 km, the Parakeet battled and took flight: second at the finish behind Lucien Teisseire, he conquered the lead with almost 13' advantage over Coppi and Bartali. The wool jersey, handed by singer Line Renaud, a star of the publicity caravan, was enormous on him: it wasn't expected that a child would wear it. Goddet wrote: "A parakeet transformed into a canary", alluding to the yellow of the jersey. And writer Max Falavelli: "He's a pygmy. His body is no thicker than a pencil lead, his legs like two green beans. And his head is like a fist". L'Equipe went all out to create his legend, the next day it headlined the front page with "le Roman d'un enfant du Tour", the novel of a Tour child, printing 650,000 copies, likely not a single one unsold, while Le Parisien attached Roger Bastide, sociologist, anthropologist and writer, to paint the epic of this child rider. The parakeet turned canary, happy but not satisfied, continued to dream and push, the next day entering another breakaway - first Kubler - and gaining 5'30" on Bartali and Magni and 18'43" on Coppi. Lead in the safe. Until July 10 when Fiorenzo Magni seized the yellow jersey. But Marinelli would never give up. So much so that in Paris he climbed the podium, first Coppi, second Bartali at 10'55", third him at 25'13".


Later Marinelli would explain that he was a victim of his own teammates, perhaps jealous, perhaps envious, anyway not very generous. He, however, was generous, at the end of the Tour he shared his earnings with them, then finally thought of himself, two months of circuits, each circuit a fee, he earned, saved, and finally spent and granted himself running water at home for the first time.

Marinelli was too small to compete with those champions, a parakeet is nothing compared to herons and eagles, men of iron and charming cyclists. He would race professionally until 1954, like Bartali, only Bartali was 40, he was 28. Meanwhile, he had collected only two stage wins in the Dauphiné and two more in the less prestigious Paris-Montceau les Mines, plus some circuits. In five other Tours de France, four withdrawals and a 31st place; in one Giro d'Italia, that of 1951, 71st place. Marinelli would make himself proud in life, first with a cyclist's shop in Melun (outside, in the wind, a flag with the inscription "Yellow Jersey at the Tour"), then with a Conforama store, home furniture and appliances, and finally with his own company, 150 employees and yellow trucks. He also ventured into politics, two mandates, total 12 years, as mayor of Melun.

In the obituary, the commemorative article with which L'Equipe celebrated him today, a confidance by Marinelli is recounted: while signing an autograph, a fan asked if he didn't remember him, "I had handed you a water bottle on the Tourmalet". It's truly that, thanks to cycling, time stops, time never passes, it's always cycling time.


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COMMENTI
Grazie a Fausto Coppi
5 luglio 2025 20:58 canepari
quasi tutti hanno sentito parlare di Jacques Marinellì e ogni appassionato competente conosce la vicenda del Tour 1949 nella tappa Rouen-St.Malo, quando nei pressi di Mouen (città che dall’episodio è diventata famosissima ) Fausto in fuga si urta con Marinelli appunto, e vuole ritirarsi perchè la bicicletta è inservibile; glene viene proposta una di riserva appartenente a Mariolino Ricci in quanto la sua era sull’ammiraglia di Binda attardatosi al rifornimento di Caen. Gli storici di ciclismo sostengono che Coppi fu colto da una crisi di nervi con atteggiamenti da “prima donna”, da ipocondria perniciosa: Fausto viene etichettato come capriccioso e debole di carattere non sapendo reagire ad una sventura… Ebbene se tutti ricordano St.Malo nessuno si ricorda di Terni…
Mi spiego meglio: Giro d’Italia 1940, 25 maggio, ottava tappa. Caldo asfissiante sull’Appennino Laziale. Poco dopo Marcellina, nella confusione dell’assalto alla fonte, una vettura del seguito schiaccia la bicicletta di Fausto che è secondo in classifica a poco più di un minuto. La bicicletta è inservibile. Ricci, allora compagno di squadra alla Legnano, è lestissimo a passarli la propria, Fausto accetta ben volentieri ma, su un telaio di misure diverse, non riesce a sviluppare la solita andatura; si sente bloccato, scomposto, fuori fase. Deve fermarsi a bordo strada e mentre Ugo Bianchi gli sistema la sella alla bell’e meglio, i rivali sferrano battaglia sulla Capannaccia. I tre scalatori Mollo, De Stefanis e Benente fanno un polverone e quel giorno Coppi perde ben tre minuti, ma più che altro arriva in 26° posizione con le gambe dure come il legno.
Passano dieci anni con in mezzo una guerra, il matrimonio, la figlia Marina, tre Sanremo e tre Giri d’Italia vinti… ma nel subconscio di Coppi si anniderà per sempre il rifiuto di pedalare su una bicicletta non sua e tanto meno sulla bicicletta di Mariolino Ricci….come quella propostagli dopo il contatto con Marinelli. E adesso non c’è più nessun testimone diretto….

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