LE STORIE DEL FIGIO. MARCEL TINAZZI, QUEL CAMPIONE DI FRANCIA CON SANGUE ITALIANO... GALLERY

STORIA | 27/06/2025 | 08:20
di Giuseppe Figini

La settimana dei campionati nazionali porta alla ribalta la storia di un campione di Francia decisamente anomalo. È stata una carriera agonistica pedalata, lunga e pure assai variegata, quella di Marcel Tinazzi. Lunga e anche movimentata con un percorso, pure di vita, soprattutto negli anni giovanili, come traspare nel suo “curriculum/palmarès” dove spicca il fiore all’occhiello della maglia tricolore di campione nazionale dei professionisti su strada conquistata nel 1977. Non è però il nostro tricolore bianco-rosso-verde ma quello blu-bianco-rosso della Francia.


Seguiamo l’ordine cronologico per ricordare che Marcel Tinazzi è nato a Meghnia, nella parte nord dell’Algeria, quasi al confine con il Marocco e prossima al mar Mediterraneo il 23 novembre 1953.


Il papà di Tinazzi, pure lui appassionato di ciclismo, era il fratello del veronese Giorgio Tinazzi (1936-1982), buon corridore professionista dal 1958 al 1962 che ha militato nella San Pellegrino, nella Mondia Torpado, Ignis, ancora San Pellegrino e, infine, la svizzera Cynar, con vari successi nel palmarès.

Il papà di Marcel, Carlo, nel secondo dopoguerra si arruola nella Legione Straniera ed è di stanza a Sidi Bel Abbes, località che è stata la storica sede della Legione Straniera francese dal 1931 al 1961.

E Carlo qui si è sposato con quella che diventerà la mamma Delphine la cui famiglia, con origini composite ripartite fra Spagna, Francia e Italia e che abitava, dal 1830 circa, nella zona di Meghnia.

E Marcel racconta che il papà, ogni giorno, aspettava una copia della Gazzetta dello Sport che gli perveniva comunque circa cinque giorni dopo la data di pubblicazione e che giungeva via mare con il piroscafo postale. Internet, con la sua immediatezza, era ben di là da venire ma le notizie, soprattutto quelle ciclistiche, erano (allora) molte e varie e “quasi” fresche. Un’abitudine condivisa poi, già in giovanissima età, dal figlio Marcel.

Il papà, per mezzo della rosea, si sentiva un po’ a casa e seguiva la carriera del fratello Giorgio fra i professionisti.

Nel 1958, con i sommovimenti politici che hanno interessato l’Algeria e altre nazioni confinanti che gravitavano nell’orbita francese all’epoca, prima il padre, seguito poi nel 1962 da tutta la famiglia, si trasferiscono in Francia, a Marsiglia, la popolosa città portuale sul Mediterraneo, vivace crocevia di varia umanità di molteplici provenienze e culture.

E il giovane Marcel è sempre più “preso” dalla passione per la bicicletta e inizia a gareggiare con l’Excelsior Club, società d’intonazione amatoriale e poi al PSCV di Marsiglia, allenandosi anche sulla famosa pista che fu smantellata all’epoca della presidenza della squadra calcistica dell’ OM “Olympique Marseille” del discusso magnate Bernard Tapie, imprenditore e politico, già patron dell’importante squadra di ciclismo La Vie Claire, imperniata su Bernard Hinault e Greg LeMond, attiva dal 1984 al 1992.

La sua carriera, nelle categorie minori, lascia presagire, con il suffragio dei risultati, uno sviluppo d’interesse anche nella categoria maggiore, quella professionistica.

Il passaggio avvenne nella stagione 1977 con Marcel Tinazzi arruolato nei “diavoli rossi” della Flandria, formazione di primissimo rilievo a livello internazionale, in strada e in pista dal 1959 al 1979, diretta dal santone fiammingo Alberic “Briek” Schotte, due volte iridato della strada e vincitore di classiche del nord nella sua carriera pedalata, definito “l’ultimo dei flandriens” per il suo caparbio carattere in bici nonostante la sua complessione fisica fosse assai minuta. Incarnava ed esaltava la passione fiamminga per le due ruote. E Tinazzi trova come compagni di squadra, fra molti altri, l’irlandese Sean Kelly e Freddy Maertens. Nello staff tecnico direttivo c’era pure il francese Jean De Gribaldy, ex corridore francese di Besançon, noto come “il Visconte”, che è stato lo scopritore di Sean Kelly e vari altri corridori di rilievo. Era un tecnico con spiccato carisma e, in abbinata avveduto dirigente.

Torna poi in Francia, alla nota e storica Peugeot con la maglia a scacchi bianco-neri, guidata da Maurice De Muer per il biennio1979-80 per poi passare dal 1981 al 1983 alla Sem-De Gribaldy-France Loire creata e condotta dal “Visconte” De Gribaldy.

Il 1984 lo vede gareggiare quale “indipendente” e rivestire la carica di presidente UNCP, il sindacato dei corridori professionisti francesi, l’equivalente transalpino della nostra ACCPI.

Ultima stagione in gruppo nel 1985 con la Fagor diretta all’epoca dallo sfortunato Luis Ocana. I successi più importanti, oltre il tricolore francese, sono stati il Tour de l’Aude e la Bordeaux-Parigi, storica e lunga gara con molteplici tratti da pedalare dietro derny.

Il web presenta il dettaglio delle vittorie e dei piazzamenti di Marcel Tinazzi.

Terminata la carriera pedalata inizia ad occuparsi d’abbigliamento ciclistico in Francia ma, la svolta, di vita e professionale, avviene circa trentacinque anni fa, nei suoi frequenti ritorni in Veneto, quando incontra Edy, poi diventata sua moglie, con notevole esperienza e capacità nel settore dell’abbigliamento. E a Riese Pio X, nella zona di Castelfranco, provincia di Treviso, beneficamente affetta da duraturo “morbo”  – meglio passione – per vivaio ed eventi organizzati nelle due ruote di tutte le categorie, nasce e cresce la realtà del Maglificio MS-Tina con differenziata clientela in Italia e pure all’estero.

Ogni anno, in occasione del Giro d’Italia nel territorio della Marca, c’è, per tradizione, una sorta di “réunion” con vecchi compagni fiamminghi, francesi e italiani che abbina ciclismo, ricordi e specialità enogastronomiche, in allegria, sovente al ristorante Fior di Salvarosa di Castelfranco Veneto, snodo importante del ciclismo italiano per vari decenni.

Con il” gitano di Eeklo”, al secolo l’eclettico Roger De Vlaeminck, i brindisi, di vario genere, con il tradizionale “prost” fiammingo, derivazione di “prosit”, beneaugurante, sfuggono ad ogni quantificazione mentre Marcel Tinazzi, con il suo italiano con accento un po’ veneto e con venature francesi rinnova agli intervenuti i ricordi comuni.

 

 


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