
Ultimamente ha fatto perdere le sue tracce. Strategie da commissario di lungo corso o perché si avvicina un compleanno tondo?
Buongiorno Marco Saligari, ci stavamo preoccupando. Il prossimo 18 maggio sfili sotto lo striscione dei 60 anni, meglio passare inosservati?
«Bella questa! No, ci mancherebbe. Sono sempre e comunque in bici - in questo momento nel Chianti con un gruppo di turisti stranieri che scopre attraverso la bici alcune zone del nostro Paese - ma lontano dalle telecamere. Ho lavorato per 25 anni in tv dalla Tv Svizzera alla Rai, passando per Eurosport e Sky con Bike Channel. Poi le esperienze finiscono, ma sempre con profonda gratitudine per quanto vissuto».
25 anni in tv, più di quelli in bici o comunque siamo lì.
«Sempre e comunque in bici o parlando di questo mondo che è ancora la mia vita. Adesso accompagno americani, canadesi e messicani lungo tappe che attraversano posti meravigliosi della nostra Italia. Una sorta di guida in bici».
Un commissario all’opera anche con loro? Domande a go-go?
«Sempre! Da quando GB Baronchelli all’inizio della mia carriera mi ha dato questo soprannome, non mi sono mai tirato indietro. Sono curioso, mi piace sapere di più delle persone che ho davanti, senza essere sfacciato o invadente. Così agli stranieri chiedo della loro vita, della storia che hanno da raccontare. Non durante le tappe, ma la sera a tavola. Sono momenti divertenti, interessanti e di scambio».
Tre vittorie di tappa al Giro d’Italia (1992 Sondrio, ’93 Valle Varaita, ’94 Caserta), arrivano quei giorni, quelli unici del Giro.
«Che ricordi, che emozioni. Seguo sempre le corse, alcune volte sono in auto e mi fermo per guardare al telefonino un arrivo di tappa. Quella passione non va mai via. Adesso sono curioso di vedere chi trionfera’ alla fine: il “vecchio” Roglic o il nuovo Ayuso? E dei nostri mi piacerebbe tanto riavere un Nibali».
Il tuo momento da incorniciare al Giro?
«La sera della vittoria di Sondrio, arrivo a tavola per la cena e i miei compagni mi accolgono con un applauso. Vedo che sul tavolo assieme ai fiori c’è una bottiglia di champagne e dico loro: non è farina del vostro sacco. Ferretti mi da’ una mano indicandomi il biglietto sul collo della bottiglia. Sapete cosa c’era scritto? "Marco, questa vittoria e’ proprio meritata. Firmato Miguel Indurain"».
Un commissario preso in contropiede.
«Davvero, Indurain con la Banesto era nel nostro stesso albergo. Stava cenando un tavolo più in la’ rispetto alla mia Ariostea. Sono rimasto senza parole».
Buon compleanno, Marco Saligari. Commissario per sempre.