
‘Poter assistere a una diretta della tappa dietro alle quinte è bellissimo perché i telecronisti sono a loro volta uno spettacolo’, dice Davide Cassani. E un vero spettacolo si confermano l’ex ct-opinionista e i suoi due compagni di viaggio televisivi, Francesco Pancani e Fabio Genovesi, nel raccontare il Giro e soprattutto nel raccontarsi al pubblico del teatro di Castelnuovo ne’ Monti in una delle tantissime iniziative con le quali il centro della montagna reggiana si avvicina allo storico arrivo di tappa del 21 maggio.
Un’ora e mezzo a ritmo serrato, descrivendo metodi di lavoro e narrando situazioni, senza risparmiarsi quelle frecciatine che in un’avventura speciale come la convivenza nella corsa rosa diventa cemento per amicizie belle e durature. Introdotto dal sindaco Emanuele Ferrari e dal coordinatore dello sport regionale Gianmaria Manghi, incalzati dalle domande di Luca Simonelli, il trio di voci Rai che non rivedremo al prossimo Giro (Cassani verrà dirottato al Processo, al suo posto come voce tecnica ci sarà Stefano Garzelli) non si nasconde, né si risparmia al cospetto del pubblico castelnovese. Negli aneddoti, nelle avventure, nelle abitudini di una vita nomade che in fondo è il vero fascino di quello che erroneamente viene considerato soltanto un evento sportivo.
Come nei giorni della corsa, il ruolo di vittima designata (‘ammetto che spesso lo bullizziamo’, dice Pancani) tocca sempre a Fabio Genovesi, scrittore di successo e da anni voce narrante di storia e cultura del territorio attraversato. ‘All’inizio ero davvero fuori contesto, ho preso anche insulti sui social: non erano gli altri che non capivano il mio ruolo, ero io per primo a non capirlo. Poi con Francesco ci abbiamo lavorato e il mio rapporto con la diretta è migliorato. Ho seguito il ciclismo fin da piccolo, vengo da una famiglia di talebani dove esiste solo la bici e il calcio non sanno cosa sia, ho anche provato a pedalare ma a otto anni un tecnico disse ai miei che il talento puro è come l’assenza di talento: entrambi si vedono subito. La tv fa tanto per il ciclismo, ma non può farti capire quanto siano dure le salite. E pure il freddo, che io soffro tantissimo: da bambino non vedevo l’ora che arrivassero le tappe di montagna, ora che ci salgo con la corsa è un tormento, anche perché la mia postazione è in angolo e da lì passa sempre uno spiffero che mi congela, ma la passione per la bici ti fa superare tutto. Pancani e Cassani? Da spettatore erano i miei miti, per questo temevo di restar deluso conoscendoli: invece sono meglio di quanto pensassi, anche quando mi trattano male c’è affetto’.
Affetto vero, ricambiato da Cassani (‘Genovesi è uno scrittore importante, ma quando viene al Giro si comporta da ultimo degli allievi’), e da Pancani, che sul palco si comporta da ‘regista’ come quando è in diretta, giocando con loro come in corsa. ‘Non c’è un aggettivo per Cassani: è Cassani punto. Quando in diretta non tocca a lui si mette a mangiare, fuori diretta è una macchina da guerra, fa mille cose: quando dice sì a tutti quelli che lo vogliono non lo fa tanto per dire, ma onora sempre gli impegni. Tanto che un anno fa, nel giorno del suo rientro in tv dopo la parentesi da ct azzurro, ha rischiato di non arrivare puntuale sul palco. Col Cassa devi aver sempre il cellulare acceso: se gli viene in mente una cosa, ti chiama anche a mezzanotte. Ma la curiosità che ha lui, altri commentatori non ce l’hanno. Anche Genovesi non ha aggettivi: è Genovesi punto. Si alza alle sei, mangia solo frutta e verdura, ma la sua colazione dura almeno due ore, il tempo per prepararsi la macedonia tagliando in piedi i pezzi della misura desiderata, ovviamente nella ciotola della misura giusta. E’ il suo cruccio in viaggio, ricordo quando in un albergo in alta quota arrivò a chiedere una papaya’.
Diversi e strani ciascuno a modo loro, ‘uniti dal piacere di stare insieme’, ricorda Pancani. E’ anche la ricetta per fare un buon lavoro, come sottolinea Cassani. ‘Se le telecronache sono belle è perché c’è grande intesa: ognuno porta qualcosa. La forza di una squadra come questa è sentire che stai facendo qualcosa con persone di cui ti puoi fidare’, dice l’ex ct azzurro, salutando chi l’ha lanciato nel ciclismo, Bruno Reverberi, presente in platea. ‘Senza di lui non avrei fatto tutto quel che ho fatto, Bruno mi ha permesso di coronare un sogno. Iniziai con lui quaranta e passa anni fa, già allora mi sembrava vecchio, da allora è rimasto uguale, non sembra invecchiare mai’.
E ancora aneddoti (‘Pancani dorme in viaggio mentre gli altri cercano un posto per mangiare, poi all’improvviso apre un occhio e dice: il ristorante è lì dopo la curva’, dice Genovesi), proposte per migliorare le dirette (‘Si potrebbe provare con l’audio in corsa, ma in 200 chilometri c’è il rischio di perdere la linea e quando ci abbiamo provato sono stati solo bip per coprire le parolacce’, dice Pancani), la maglia celebrativa in omaggio dai cicloamatori dell’Università del Pedale con l’assessore Carlo Boni, persino un istintivo claim per la Pietra di Bismantova che del prossimo Giro sarà il più bel monumento naturale (‘Vedendolo per la prima volta ho detto oh: è un effetto forte, questa espressione lo rappresenta bene’), prima di ricordare a Castelnovo che la tappa del 21 maggio dovrà esser un’occasione, ‘anzi: l’occasione’. Anche per rivivere serate come questa.
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