
Faccio i complimenti entusiasti a Ciccone, Velasco e Bagioli. Quindi, subito mi dimetto dal nuovo giochino del ciclismo moderno: quando vince, Pogacar è Merckx, quando arriva secondo, ma quale Merckx, piano con le parole, non bestemmiamo, siamo su due pianeti diversi.
Sinceramente mi sono rotto, esco dal dibattito che in fondo ho cominciato. Non è più un gioco divertente. Sembra il gioco dell'oca, ogni volta si riparte dalla casella uno. Quando domina, e va bene, concesso, somiglia a Merckx, ma-se-però, quando arriva secondo subito il coro assordante di quelli che ridono al grido ma quale Merckx. Non ho nemmeno più voglia di specificare che il paragone con Merckx non va mai inteso sul numero di vittorie, ma sul modo di queste vittorie, da padroni voraci e insaziabili, su tutti i terreni, in linea e a tappe, salite e discese, correndo ovunque da gennaio a ottobre. Neppure serve vuotare ogni volta il carniere, che dopo questo ennesimo trionfo riversa sul tavolo le 9 Monumento, terza Liegi-Bastogne-Liegi in quattro anni (ormai l'abbiamo capita, dategli una Redoute e si può calare la saracinesca), 95 le vittorie totali, con il Mondiale 2024, due Giri delle Fiandre (2023 e 2025), tre Liegi (2021, 2024, 2025) e quattro Giri di Lombardia consecutivi, dal 2021 al 2024. Più il Giro d’Italia 2024 e tre Tour de France: 2020, 2021 e 2024. Con un dettaglio per niente secondario: quando perde, lo trovi comunque sul podio. E comunque qualsiasi tifoso può rammentare, nemmeno Merckx aveva una percentuale del cento per cento, chiedere agli Ocana o ai Gimondi che saltuariamente lo battevano...
Niente da fare, basta, non ha più senso ogni volta ritirare fuori la tiritera su Pogacar. Non guardare nemmeno più le gare per guardare solo che fine fa lui, se alla Roubaix cade e fora è comunque la dimostrazione che non è perfetto, è battibile, è vulnerabile, ha dei limiti, certo non chiamiamolo Merckx.
Tutto questo ha davvero stufato. Se può servire a chiuderla qui, dirò pubblicamente che Pogacar non è Merckx e che dopo tutto è un mezzo corridore. Farò di più: ammetterò pubblicamente che non siamo di fronte a uno dei fenomeni caduti nel ciclismo ogni cinquant'anni, ma che di questi tempi Pogacar è semplicemente quello che passa il convento. In assenza di meglio, facciamo le nozze coi fichi secchi e ci accontentiamo col poco. Noi non siamo come la gente degli anni Settanta, che quando Merckx vinceva in un certo modo lo chiamava Cannibale e ne faceva un mito immortale. Noi non siamo così ingenui e boccaloni. Prima di mitizzare Pogacar, noi vogliamo almeno che cammini sulle acque.