L'ORA DEL PASTO. LA STORIA DEL NEGRO VOLANTE - 2

LIBRI | 24/08/2022 | 08:10
di Marco Pastonesi

Montreal, Canada. Pista scoperta di Queen’s Park, lunga un terzo di miglio, pari a circa 535 metri. Superficie, levigata, di pino bianco. Tribune, da otto a dodicimila spettatori, gremite e stipate fino a quindicimila, forse di più. Il 10 agosto 1899, un giovedì. In programma il Carnaval Universel du Cyclisme, in francese, o World’s Meet, in inglese, il Mondiale di velocità sul miglio.


Marshall Walter Taylor, detto Major, uno dei 132 partecipanti ai Mondiali, 41 professionisti e 91 dilettanti provenienti da sette Paesi (Stati Uniti, Canada, Australia, Sudafrica, Inghilterra, Scozia e Francia), era l’unico di pelle nera. Vent’anni. Figlio di schiavi. Nato a Indianapolis, Indiana, emigrato a Worchester, Massachusetts, quella era la prima volta che usciva dagli Stati Uniti. Lui e la sua bicicletta.


Vinse, Taylor. Primo davanti a un altro americano, ma bianco, Tom Butler, e a un francese, Gaston Courbe d’Outrelon. “Non dimenticherò mai il fragoroso applauso che accolse il mio giro d’onore sulla pista con un enorme mazzo di rose in mano. Era la prima volta che trionfavo in terra straniera, e mi emozionai quando sentii la banda intonare Star Spangled Banner. Da quel momento, l’inno nazionale acquistò per me un nuovo significato. Non ero mai stato così orgoglioso di essere americano”. Si sarebbe ricreduto, Taylor. Non fu tutta rose e fiori, la sua vita.

Alberto Molinari ha scritto “Major Taylor – Il Negro Volante” (Ediciclo, 128 pagine, 14,50 euro), la storia del primo ciclista afroamericano, una storia di sport e razzismo. E Molinari lo fa da storico, immergendosi negli archivi cartacei e digitali, ritrovando fonti e documenti, consultando annuari e quotidiani, soprattutto l’autobiografia e gli album di ritagli dello stesso Taylor. “Generalmente si è soliti datare alla Olimpiade di Berlino nel 1936 e alle imprese di Jesse Owens la storia del rapporto fra sport e razzismo – scrive Stefano Pivato nella prefazione -. Oppure si è soliti richiamare le imprese di Cassius Clay fra gli anni Sessanta e Settanta come momento di riscatto per la popolazione nera e musulmana. O, ancora, è luogo comune richiamare i pugni alzati di John Carlos e Tommie Smith alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. In realtà la ricostruzione della vicenda di Major Taylor ci dice che il rapporto fra sport e razzidmo nasce dalle parti di Indianapolis pochi anni dopo la fine della Guerra civile e in sella a una bicicletta”.

Non fu Taylor il primo nero campione del mondo. Il record spettò a George Dixon, pugile canadese, titolare della corona dei pesi gallo già nel 1890. Ma se la boxe, per quanto arte nobile, era una disciplina di combattimento, cruda e crudele, destinata a poveri in cerca di riscatto sociale, il ciclismo – e all’inizio soprattutto quello su pista – era uno sport aristocratico, elittario, riservato a ricchi che potevano permettersi di acquistare una bicicletta e partecipare alle competizioni. I pugni erano strumenti da età della pietra e del fuoco, servivano a sfamarsi e sopravvivere, invece la bicicletta significava tecnica e tecnologia, rappresentava la velocità, evocava l’indipendenza, simboleggiava la libertà, apparteneva al futuro, era futurista. Una grande differenza. Un nero campione di boxe poteva anche essere tollerato. Un nero campione di ciclismo no.

E così fu. Minacce, ostruzionismi, rifiuti, boicottaggi, scorrettezze, segregazionismi. “Durante la corsa William Becker, il campione nazionale in carica sulle cinque miglia, lo aggredì prendendolo per il collo e facendolo cadere rovinosamente”, “Si sono uniti contro di me per cacciarmi dalle piste. Andavano dagli impresari e dicevano ‘Scenderemo in pista se non farete correre il ciclista negro’”, “Come era accaduto l’anno precedente in Georgia, a Saint Louis i gestori degli alberghi e dei ristoranti si rifiutarono di accogliere Taylor, che riuscì a trovare alloggio solo presso una famiglia di colore”, “Pensavo che i responsabili delle discriminazioni razziali contro di me a Saint Louis e a Cape Girardeau fossero i proprietari degli hotel, quando in realtà loro erano i burattini e le corde erano tirate dai miei avversari bianchi”...

La storia finì bene: Major Taylor campione d’America e campione del mondo, stella anche nei velodromi australiani ed europei. La storia finì male: Major Taylor solo, abbandonato, indebitato, povero, malato, dimenticato. E morto a 53 anni. Come sottolinea Molinari, “a parte il Chicago Defender, nel 1932 nessun giornale americano diede la notizia della sua morte”.

(fine della seconda puntata – continua)

PRIMA PUNTATA

 

Copyright © TBW
COMMENTI
Bravo Pastonesi
24 agosto 2022 09:53 Plinio di Lato
Ma quante ne sa?

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Anni ’20, Anni ’30: con sei Giri d’Italia vinti in quel lasso di tempo (Brunero 3, Camusso, Valetti 2) il ciclismo torinese attraversò un’autentica Golden Era. Quel filone aureo, sviscerato nel tempo da amarcord giornalistici e libri, è rivissuto anche durante...


Giulia è bionda, ha gli occhi grigi, uno sguardo che si direbbe da sognatrice, almeno per quello che si ricava da antiche fotografie, alcune sfumate, altre sgranate, altre ancora appannate, tutte in bianco e nero. Giulia ama il salto in...


Sveglia all’orario deciso da qualcun altro. Co­la­zione a base di qualcosa decisa da qualcun altro. Allenamento con tempi e chilometraggi decisi da qualcun altro. Pranzo con menu deciso da qualcun altro. Massaggi e terapie stabiliti da qualcun altro. Tempo libero...


È il casco più aerodinamico di casa Van Rysel ed è il modello più sfruttato dalla formazione Decathlon CMA CMG,  team supportato anche con le bici e gli occhiali. Il casco RCR-F MIPS sfrutta una aerodinamica ottimizzata, forme aero per eccellenza testate da SWISS...


Nella due giorni festiva di Natale e Santo Stefano, abbiamo avuto il piacere non solo di trascorrere tempo di qualità coi nostri cari al riparo dalle incombenze e dai pensieri degli altri 364 giorni dell'anno, ma anche di gustarci lo...


Si chiude con un bilancio ampiamente positivo la stagione del team MBH Bank Ballan CSB Colpack, che dal punto di vista numerico registra 21 vittorie, 11 secondi posti e 14 terzi posti. Numeri che raccontano in modo chiaro la solidità...


Novità in vista per la stagione 2026 del Team Biesse Carrera Zambelli, che si candida nuovamente a un ruolo da protagonista nell'attività femminile delle due ruote. Nel nuovo anno, infatti, verrà allestita anche una formazione Elite-Under 23 femminile, che si...


L’inverno del ciclocross è denso di appuntamenti di prestigio anche in questi ultimi giorni dell’anno solare 2025, in vista dei Campionati Italiani di San Fior in Veneto e Brugherio in Lombardia nella prima decade di gennaio 2026. In questo contesto,...


Nella stagione 2026 i Campionati Italiani Esordienti e Allievi di ciclismo su strada, maschili e femminili, andranno in scena sulle strade dell'Alto Adige, a Laives. La Federciclismo nazionale ha ufficializzato infatti l’assegnazione dell’importante evento alla Libertas Laives del presidente Paolo...


Domani, nella prova di Coppa del Mondo di Dendermonde, in Belgio, torneranno in scena gli azzurri della categoria juniores, attesi protagonisti su un percorso che tradizionalmente esalta potenza e tecnica. Riflettori puntati sul campione europeo Grigolini, su Elisa Bianchi, su...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024