MARIE-THERESE NAESSENS E YVONNE REYNDERS, LE RIVOLUZIONARIE IN BICICLETTA

STORIA | 02/12/2021 | 07:56
di Francesca Monzone

Erano gli anni ’60 e in quel mondo in cui le donne che correvano in bici erano un tabù, c’erano due ragazze in Belgio che, con i loro pantaloncini troppo corti e quelle bici così pesanti, avevano deciso di rivoluzionare lo sport.


Sulla scia di Alfonsina Strada, con i suoi due Giri di Lombardia e quell’eroico Giro d’Italia del 1924, Marie-Therese Naessens e Yvonne Reynders, figlie della classe operaia, hanno insegnato al mondo del ciclismo che si poteva vincere anche senza massaggiatori e allenatori, andando perfino contro a chi si divertiva a sabotare le loro bici prima delle gare.


Yvonne Reynders oggi ha 85 anni e nella storia del ciclismo femminile è una delle atlete più vincenti, con 4 ori, 2 argenti e un bronzo conquistati ai Mondiali su strada e 3 ori e tre argenti portati a casa nei Mondiali su pista. Marie-Therese Naessens che quest’anno ha spento 82 candeline, nella sua carriera è stata rivale e compagna di squadra di Yvonne e insieme hanno combattuto ognuna per portare via la vittoria all’altra. Marie-Therese Naessens in pista era forte e ha conquistato 6 titoli nazionali e nel 1962 è salita come terza su quel podio tutto belga ai Mondiali italiani di Salò, con l’oro conquistato da Marie-Rose Gaillard e l’argento andato a Yvonne Reynders, che però, sul gradino più alto era già salita nel 1959 e nel 1961.

Marie-Therese e Yvonne hanno scritto una storia fatta di sfide, di fatica e di affermazione, perché in un ciclismo tutto al maschile loro sono state costrette a dimostrare che in quello sport, erano brave veramente. Marie-Therese iniziò a correre perché in famiglia le bici c’erano sempre state e lei da ragazzina andava a vedere le gare dei cugini e del fratello. «Per me non è stato semplice gareggiare, perché non era un lavoro e in famiglia dovevamo lavorare tutti».

Per correre in bici era costretta a lavorare ed era talmente ingegnosa che, per arrotondare, aveva imparato a riparare le ruote dei professionisti. Prendeva 5 franchi per ogni copertone che ricuciva, usato poi dai professionisti durante gli allenamenti.

«All’inizio gli uomini non avevano capito che io ero una donna – ha raccontato Yvonne –,: avevo i capelli corti e lavoravo il carbone ed era difficile in effetti capire chi fossi. Quando iniziarono a conoscermi, devo dire che erano gentili e forse troppo. Mi chiedevano se volevo salire in macchina, quando mi stavo ancora allenando e loro avevano finito e ogni volta dovevo ricordare loro che non potevo fermarmi e così gli passavo il mio zaino».

La loro è stata una vita da pioniere, hanno dovuto lottare per difendere i propri diritti e quella voglia di poter correre in bici come facevano gli uomini. «Per noi donne era vietato andare in pista dietro ai derny – ricorda Yvonne –: per farlo mi tagliai i capelli cortissimi e per un po’ funzionò. Poi un giorno qualcuno disse che ero una donna e venni costretta a lasciare la pista. Non fu una cosa bella per me».

Le sfide loro le hanno accettate e hanno combattuto per quei diritti negati: le donne in Belgio correvano senza ingaggio e per protesta Yvonne, che per 7 volte è diventata campionessa del mondo, decise di andare a correre in Francia. «Una volta in Francia ero in una gara dove uomini e donne correvano insieme. Noi partivamo prima a metà di una salita e dovevamo fare 7 giri del circuito, gli uomini all’inizio della salita e avevano 10 giri. Gli uomini ben presto ci raggiunsero e noi ci spostammo per farli passare e ad un certo punto decisi di attaccare, perché volevo sbrigarmi a tornare a casa. In quella corsa c’era anche Raymond Poulidor. Senza sapere come, mi ritrovai con 5 persone che non conoscevo, erano i fuggitivi della gara maschile e all’improvviso dalla moto della giuria, ci fu una voce che mi disse che dovevo fermarmi e che non dovevo correre con loro».

Il ciclismo era al maschile ma quei 5 fuggitivi avevano rispetto per Yvonne e per protesta decisero di fermarsi, finchè la giuria comunicò che tutti potevano proseguire, compresa Yvonne che nella discesa salutò i suoi compagni di fuga.

Marie-Therese Naessens, che nella sua adolescenza era indecisa tra la vita da missionaria e la bici, più volte si trovò alle prese con chi aveva deciso che in corsa lei non doveva andare. «Più volte hanno svitato il mio reggisella e una volta a Zingem il mio reggisella è stato tagliato a metà così ho perso la sella in gara».

Essere donna e andare in bici non era facile e Marie-Therese correva e lavorava in una filanda, perché nel Belgio fiammingo non si guadagnava e così andò a correre in Vallonia, dove i soldi erano di più.
«In Vallonia correvo tanto e i premi erano buoni. Prendevamo 500 franchi, 1000 franchi, ma andavano bene anche 50 e 100 franchi. Erano un sacco di soldi all'epoca. In fabbrica lavoravo per 11 franchi l'ora. C'erano spesso anche premi in natura. Una volta vinsi una Kodak, e anche una giacca». Marie-Therese nei primi anni di corsa aveva imparato anche a vendere il bouquet di fiori che le davano quando vinceva, perché anche quello era un modo per guadagnare qualcosa in più.

Gli anni passavano e le cicliste del Belgio, vincevano ovunque, ma nonostante questo, rispetto ai colleghi uomini erano diverse e dovevano avere di meno. «Quando eravamo al Mondiale, i nostri responsabili, non ci facevano mangiare quello che volevamo e non ci era permesso bere vino, mentre per gli uomini non c’erano divieti. Dovevamo andare a letto a un'ora precisa e venivamo controllate ed è capitato che le nostre porte venissero chiuse a chiave».

Erano gli anni ’60 del ciclismo, quando le donne non potevano essere considerate delle vere atlete come gli uomini. Il 2021 è stato l’anno del Mondiali in Belgio e la rivincita in qualche modo c’è stata, non per la nazionale di casa, che ha chiuso senza conquistare l’oro, ma per Yvonne Reynders, accolta a Lovanio come la regina del ciclismo: con i suoi 7 titoli Mondiali conquistati, tra strada e pista, è stata attrice protagonista di una rivoluzione vinta correndo su una bici.

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Tim MERLIER. 10 e lode. Volata condizionata dal colpo di genio di Tadej Pogacar, che nel finale mette tutti alla frusta e scompagina il lavoro di tutti i treni, che deragliano e tartagliano come pochi. Il lupo di Lefevere sceglie...


«Gli sta venendo una gamba ingestibile, che gli va via da sola. Gli scivola via. Però se fossi il fratello maggiore direi a Taddeo di risparmiare perché in ottica classifica generale non è così conveniente bruciare un sacco di energie...


Ha fatto bene, ha fatto male? Il tema di giornata lo detta lui stesso, sua superiorità Tadej Pogacar. Inevitabile, con quella sparata finale assieme a Thomas. Inevitabili anche le diverse prese di posizione, neanche fossimo all'indomani delle elezioni politiche. Come...


Alla partenza della terza tappa della corsa rosa, Tim Merlier aveva giocato un po’ con suo figlio Jules e prima del via da Novara aveva detto che questa frazione per lui sarebbe stata speciale e che avrebbe tentato di cogliere...


Comincia la caccia a difetti e punti deboli di Tadej Pogacar: alla partenza di Novara c’è chi ha visto lo sloveno vestito di rosa infilarsi un dito nel naso. Curiosità al Giro-E dopo che alcuni fra i più anziani concorrenti...


Volete sapere dove andrà in vacanza il prossimo anno Tim Merlier? A Novara! Il belga della Soudal Quick Step aveva vinto una tappa del Giro a Novara e si è ripetuto oggi nella frazione che è partita da Novara! Sul...


Continuano gli appuntamenti con il grande ciclismo su tuttobiciweb: domenica, infatti, vi proporremo la diretta streaming della Challenge Nazionale Giancarlo Otelli che si svolgerà domenica 12 maggio a Sarezzo, in provincia di Brescia. Alle 10.00 scatterà la prova in linea,...


Galfer, marchio rinomato nella produzione di componenti per freni,  ha appena effettuato un restyling dell'imballaggio di tutte le sue pastiglie  freno per biciclette,  una scelta green che porta a diversi e concreti  vantaggi. per proseguire nella lettura vai su tuttobicitech.it  


Pioggia a parte, comincia male la terza giornata di Giro d'Italia per la Jayco AlUla: Eddie Dunbar infatti non partirà questa mattina da Novara. Lo scalatore irlandese è stato vittima di una caduta ieri nel finale di corsa - è...


Anche ad un campione olimpico è capitato di stringere i denti a tal punto da far fuoriuscire la mandibola dalla propria sede. Anche Paolo Bettini ha conosciuto la sofferenza, non certo in quel 30 maggio 1999, lungo i 169 chilometri...


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi