GIUSTO TRA LE NAZIONI, LA SACRALITA' DI UN RICONOSCIMENTO

LETTERA APERTA | 10/01/2021 | 08:00
di Fiorenzo Alessi

Caro Direttore,
trovo che le riesumazioni siano, sempre, operazioni alquanto delicate ed al contempo opinabili. Nè va taciuto che il "...togliere dalla terra..." ovvero il "...portare alla luce...", com'è definibile il riesumare sotto un profilo strettamente etimologico, è esercizio ad alto rischio.


Quando poi si finisce, alla fin fine, per andare a scalfire la memoria di una persona che non ho remora alcuna a definire un dio del Ciclismo o, più prosaicamente, un corridore che ha contribuito a fare la Storia del Ciclismo , ecco che allora vanno letteralmente ... a donne allegre quella poca bontà e comprensione che albergano nel caratteraccio del sottoscritto, un "inguaribile innamorato del Ciclismo" come mi onoro di essere stato definito da chi qualcosina di Ciclismo conosce, e soprattutto capisce.


Per formazione culturale, e per decenni di esercizio professionale, diffido di ogni "enigma": anche in questo caso, non credo guasti ricordarci che il significato di tale termine conduce inevitabilmente ad una situazione di aperta conflittualità con quella che, invece, ha nome di VERITA': "cosa inspiegabile e misteriosa", tale è la definizione che di "enigma" ci dà uno che la sa lunga, a nome Zingarelli. 

Se poi, come ne scrive egregiamente quella gran penna di Marco Pastonesi, ci si mette di mezzo anche un insinuante articolo di stampa che vorrebbe sostenere "...l'infondatezza dei racconti sulle missioni cicloumanitarie..." attribuite a Ginettaccio nostro, richiamando quanto si verrebbe a scrivere in un libro di prossima pubblicazione che ha per autori due eminenze - almeno così si dice - della Storia contemporanea, più che di un enigma potrebbe parlarsi di una menzogna, miserabile e ben compassionevole.

Giusto per ricordare a chi pare non averne ricordo, e comunque a non tenerne gran conto, il 23 Settembre del 2013 il nostro Gino BARTALI è stato dichiarato "GIUSTO tra le Nazioni": un riconoscimento per i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella ANCHE DI UN SOLO ebreo durante le persecuzioni Naziste nel corso e sul finire del Secondo Conflitto Mondiale. Questo riconoscimento non reca l'attribuzione del... circolo ricreativo o del titolare del "Bar Sport" di Ponte a Ema (pur emerite "istituzioni", degne di considerazione e rispetto), ma dello YAD VASHEM, vale a dire del Memoriale Ufficiale Israeliano delle Vittime dell'Olocausto, fondato nel 1953.

Un riconoscimento la cui attribuzione fonda su indagini e accertamenti d'inequivoca scrupolosità, e di altrettanto incontestabile valore testimoniale, parimenti di ordine documentale. Insomma, per capirci, Gino Bartali si è meritato questo prestigioso Riconoscimento che trovo riduttivo definire solo  Umanitario. Un uomo, o donna che sia, che salva la vita anche di un solo suo simile, rischiando la propria, dà pratica, e non certo scontata o facile, attuazione ad un principio  universalmente riconosciuto e condiviso, non esclusiva del solo Cristianesimo: dare la vita, o rischiare di perderla, per un fratello è condotta d'innegabile ed oggettiva sacralità. Se così è, non si ha riguardo a "L'ossessione della memoria" , ma allo sfregio della memoria .

E, a mio non certo sommesso ma risoluto avviso, chi non rispetta la memoria ed insieme la Storia di un Uomo com'è stato, ciclisticamente e privatamente, quel Fuori-Classe e gran persona di GINO BARTALI, merita che sulla propria condotta e sull'«opera» che ne è seguita cali, come una scure, la peggior forma di disprezzo: il silenzio.

Cordialmente.

Fiorenzo Alessi

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