I VOTI DI STAGI. UNA POLTRONA PER DUE, MA IL REGNO È DEGLI ALTRI DUE

I VOTI DEL DIRETTORE | 17/09/2020 | 19:20

Michal KWIATKOWSKI. 10 e lode. Se l’azione va in porto il merito è quasi tutto suo che ci ha creduto come pochi. Tira in pratica per tutto il giorno solo lui, portando in gita il compagno di squadra Carapaz. Arrivano sul traguardo in parata, tra sorrisi e pacche sulle spalle, abbracci e distanziamenti azzerati. Ma chissene… loro vivono da quasi tre settimane in una bolla e oggi una tappa così val bene un arrivo in prossimità: con la storia. 


Richard CARAPAZ. 10. Per due punti strappa la maglia a pois a Pogacar (74 a 72), ma per il vincitore del Giro la giornata è ampiamente positiva. È da tre giorni che va all’attacco, che prova a dare un senso alla corsa Ineos, venuta qui per vincere il Tour, e invece si porta a casa una tappa e forse una maglia a pallini: con tutto il rispetto, non penso che fosse l’obiettivo del signor Ineos - Jim Ratcliffe - che all’anno spende la bellezza di 40 milioni di euro. 


Primoz ROGLIC. 8. Controlla tutto e tutti con lucida tempestività. Non si fa mai cogliere in fallo rispondendo colpo su colpo. Non è tipo di tante parole, ma di qualche vaffa sì. Sul suo profilo twitter si presenta in questo modo: «Ex saltatore con gli sci, ora corro in bici per una squadra olandese». È probabile che tra qualche giorno possa aggiornarlo con «ha anche una maglia gialla in salotto». Nel frattempo sua moglie segue sin dall’inizio il Tour in camper con il piccolo Lev di un anno. Lei ha scritto un libro “Chilometro zero”, una sorta di autobiografia di coppia incentrata sul successo al Giro di Spagna. È probabile che a giorni dovranno ripensare anche questo volume: ricominciando da zero.

Tadej POGACAR. 7,5. È chiaro che dopo tre settimane di battaglia si fa quello che si può, anche se lui ha fatto tantissimo, finché ha potuto. 

Marc HIRSCHI. 7. Va in avanscoperta, tutto fa solo, e rimane lì in una terra di mezzo, senza nessuno, con Carapaz e Kwiatkowski davanti al naso e il gruppetto maglia gialla alle calcagna. Per non farsi mancare nulla finisce anche per le terre, ma il tosto corridore svizzero tira dritto come un direttissimo: occhio, è probabile che uno così scenda alla stazione di Imola.

Miguel Angel LOPEZ. 6. Fa il minimo sindacale e dopo una giornata da Superman torna ad essere Clark Kent.

Richie PORTE. 8. Se lo chiamano Paperino ci sarà pure una ragione. In questo Tour corso benissimo, oggi rischia di mandare tutto all’aria bucando la ruota anteriore nel tratto di sterrato. Lui è perfetto: non si fa prendere dal panico e procede con la ruota sgonfia, aspetta l’ammiraglia che gli cambia la sua Trek e poi rientra alla grandissima sul gruppo maglia gialla. Paperino sì, ma non pollo.

Eric MAS. 6,5. Almeno oggi prova a mettere il naso fuori dalla finestra, anche se poi la richiude quasi subito.

Mikel LANDA. 7. Anche oggi una Bahrain estremamente in palla, stavolta con il basco più che convincente: libero da pressioni e cattivi pensieri, prova a far saltare il banco. 

Damiano CARUSO. 8. Va anche oggi in avanscoperta, poi resta nel vivo della corsa fino alla fine. Meriterebbe la top ten per quello che in questo Tour ha saputo fare: è a soli 19” da Valverde. 

Tom DUMOULIN. 8. Lui, Sepp Kuss e Wout Van Aert, sono imbarazzanti per quanto sono forti, in palla e reattivi. 

Adam YATES. 5. Paga la terza settimana, paga il tappone di ieri e scivola indietro.

Guillaume MARTIN. 6,5. Il filosofo del pedale in maglia Cofidis che pedala su De Rosa è lì in 12° posizione, davanti a Carapaz e tanti altri nomi illustri. Ha 27 anni, ma per certe classifiche e anche giovane, acerbo, inesperto: può crescere.

Rigoberto URAN. 5. Paga le fatiche di un Tour corso a ritmi vertiginosi.

Alejandro VALVERDE. 5,5. Sul più bello perde le ruote dei migliori, ma non perde il sogno di finire anche questo Grande Giro nell’elite mondiale.

 

 

 

 

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COMMENTI
Un buon vedere, ma cercasi Fossili
17 settembre 2020 23:42 Vesuviano
Che dire, questo Tour attesta la crescita del ciclismo sloveno. Pogacar un giovane di talento. Purtroppo lo spettacolo in salita non eSalta il cuore. Trenini ad alta velocità delle 2/3 squadre forti: tutti sotto controllo. I grimpeur fossili lontano ricordo di epoche passate. Alla lunga questo modo di correre scoccia.

tappe senza senso
18 settembre 2020 10:59 alerossi
non ha più senso fare tappe con 5 salite una dietro l'altra, a maggior ragione con l'ultima salita a 30Km dalla fine. ora per vedere le differenze basta un arrivo in salita, con pendenze elevate. il col de la loze è un esempio. e la vuelta che fa questi tipi di arrivi, 8/9 arrivi in salita, tappe corte con salite finali brevi e molto dure è il grande giro più bello e spettacolare.

Imola 2020
18 settembre 2020 12:30 salitadiscesa
Kwiatkowski ha inviato un mesaggio per Imola, qui vuole vincere dovra contare con me, il polaco è uno degli massimi favoriti, attenzione con lui, ha gia vinto questa gara, sa como gareggiare in questo tipo de competizione

alerossi
18 settembre 2020 18:03 fransoli
quello da lei proposto non è ciclismo su strada, allora perché non gli diamo direttamente una Mountain Bike già che ci siamo. Le pendenze superiori al 2o% sono un'assurdità e lo spettacolo dei corridori che arrancano è inguardabile.

ps
18 settembre 2020 18:13 fransoli
inoltre secondo me, posso anche sbagliare, ma le rampe finiscono per essere più favorevoli a passisti frullatori che agli scalatori puri old school che vanno su con rapporti più duri

fransoli
18 settembre 2020 18:35 alerossi
infatti l'unico scalatore puro che ha vinto è stato lopez, su una salita con pendenze elevate. non so che ciclismo vedi. le salite al 6/7% oggi non fanno differenza e premiano la squadra più forte che tira per il suo leader passista scalatore che fa la differenza a crono (sky prima per froome e thomas, ora jumbo per roglic). gli scalatori puri per attaccare dovrebbero andare a 30Km/h, impossibile

alerossi
18 settembre 2020 20:36 fransoli
ma dove hai letto di pendenze del 6-7% nel post?... l'ideale sarebbero salite di una decina di chilometri con pendenza media ottorno all'11%, dove l'effetto scia conta il giusto.... ne metti un paio e poi un finale in stile Alpe d'Huez.... e poi vediamo se in una tappa del genere non ci sono differenze.
Nella Tappa Di Lopez ti ricordo che prima del finale la Barhaein aveva tirato il collo a tutti su un salita lunga con pendenza media superiore all'8%, ed è stata quella ad intossicare le gambe dei corridori, altrimenti Lopez non avrebbe guadagnato neanche quei miseri 15 secondi. E poi l'altra discriminante è l'atteggiamento del corridore moderno, e qui non ci puoi fare niente, puoi scegliere qualsiasi tipo di percorso. Il Tour è talmente un carrozzone pieno di soldi che è più importante un quinto posto che provare a vincere saltando fuori classifica, sono gli sponsor che lo impongono, questo è il ciclismo di oggi e non ci si può fare niente

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