FINGERE, E FINGEREMO

TUTTOBICI | 27/08/2020 | 08:00
di Cristiano Gatti

No, proprio non riesco a trovare uno sport più complicato da far ripartire. Tra i tanti problemi che innegabilmente hanno tut­ti, il ciclismo si classifica al pri­mo posto per coefficiente di difficoltà. Un rompicapo assoluto. Dev’essere scritto nel suo destino immutabile di di­sciplina veramente umana: sempre fatica, sempre sofferenza, sempre martirio. Come pedalare.


Possiamo prendercela tranquillamente con tutto e con tutti. C’è l’imbarazzo della scelta. Par­ten­do dai livelli nazionali, go­vernativi e federali, per espatriare fin dentro le stanze dell’Uci, tutti brillano per confusione mentale e indecisione. Innegabile: si potrebbe fare di più e di meglio. Quanto meno, decidere. Con tutti i rischi del caso: di errore, di impopolarità. Arrivo all’estremo: persino chiudere tutto per il 2020, senza arrampicate sugli specchi, e dare l’arrivederci direttamente al 2021. Un cazzotto allo stomaco, per molti una ro­vina: comunque, una decisione. Niente: s’è scelto il più comodoso vicolo dei temporeggiatori, dei fumosi, dei va­ghi, dei pavidi e degli accidiosi. Degli scaricabarile.
Detto e riconosciuto tutto questo, resta la so­stanza. Il nocciolo essenziale della questione. Ri­mettere in pista il ciclismo è innegabilmente l’operazione più difficile di tutte. Non è fa­cile per il calcio, per la For­mu­la 1, per il MotoGp, per il tennis, per le bocce e per il ti­ro con l’arco, nessuno lo nega: ma questa della bicicletta resta l’avventura più acrobatica in assoluto. Non è nemmeno così arduo comprendere le ragioni. Una ragione di perimetro, perché la corsa tocca duecento chilometri (più o meno) di territorio, un po’ più di un cam­po, di un palazzetto, di un circuito, e perché i protagonisti dello spettacolo sono una bel­la massa, tutti a stretto contatto di gomito.


In queste settimane ho maturato un’idea personale molto pittoresca e stravagante: la vera soluzione al nostro rompicapo è la cronometro. Se paradossalmente l’intero calendario prevedesse solo gare contro il tempo, buo­­na parte del grattacapo si risolverebbe da sola: corridori sempre in gara singolarmente, gestione di partenze e arrivi semplificata, ammiraglie e ca­rovane varie ben distanti tra loro. Ma è chiaro che si tratta proprio di un paradosso. Per salvare il salvabile, resta necessario salvare qualcosa che so­migli al Tour, al Giro, alle cinque Monumentali. E quindi il problema resta tutto. So­stan­zial­mente, insolubile.

Qualcuno - magari tutti - mi dirà: ma quale insolubile, guarda co­me l’abbiamo risolto bene, da qui a novembre recuperiamo tutto e il ciclismo si lascerà alle spalle il tunnel nero. E va bene, voglio prenderla per buo­na. Faccio il bravo ragazzo e mi allineo: abbiamo risolto tutto alla grande, abbiamo ri­solto la faccenda più complicata del mondo. Voglio dirlo anch’io, voglio crederci anche io. Ma quanta fatica. Quanta ipocrisia con me stesso. Pur­troppo, da qualche parte l’io che non rinuncia a usare la testa, che proprio non riesce a bersela, che vuole intravedere un minimo di verità (l’abbiamo tutti, questo io rompiscatole), proprio lui mi dice chiaro e tondo finiscila di raccontartela, è vero, il ciclismo ri­par­te, ma riesci a vedere come riparte?

Contrito e pentito, devo ammetterlo: lo vedo bene, come riparte. Fin­gendo un sacco di cose: fingendo normalità, fingendo passione, fingendo gioia. Fin­ge­remo che queste corse siano come le solite, fingeremo di ti­fare per questo e per quello, fingeremo di esultare per una vittoria e di abbatterci per una sconfitta. Fingeremo di divertirci, fingeremo l’attesa della vigilia e fingeremo i commenti del giorno dopo. In altre parole, fingeremo di prendere per buono questo surrogato, mes­so in piedi in qualche maniera davanti al problema insormontabile di rianimare il più grande sport di popolo e di strada, cioè di assembramento, che esista. Più o meno, fingeremo come abbiamo finto davanti al ciclismo virtuale di questi me­si. Sarà il nostro metadone. Ma per parlare di ciclismo ve­ro, serio, reale, dell’unico ciclismo che conosca e che ami, io mi sono già messo ad aspettare il 2021. Sperando che basti.     

da tuttoBICI di agosto

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COMMENTI
Caro Gatti, suvvia, un po' di ottimismo
27 agosto 2020 08:59 andy48
Non sono proprio d'accordo. Mancanza di decisioni? I poteri forti del ciclismo le loro decisioni le hanno prese, imbastendo in quattro e quattr'otto un calendario intenso e strano, ma pur sempre credibile. Ma quel che piu' importa e' il profumo che si respira alle gare: c'e' voglia di correre, grande impegno, scatti e controscatti come non si vedeva da tempo. Invece di lamentarci che le cose non sono perfette, godiamoci lo spettacolo. Magari tra qualche settimana dovranno richiudere tutto, ma almeno ci hanno provato.

No
27 agosto 2020 10:18 AleC
In situazioni come queste c'è una massima che mi accompagna: "I vincenti trovano sempre una strada, i perdenti trovano sempre una scusa".
La strada del ciclismo è talvolta un Angliru, un Mortirolo.
Ma stiamo vedendo grande spettacolo e sì, le positività (termine che accostavamo ad altro) stanno condizionando un po' questo sport, ma fino a un certo punto.

Stavolta concordo
27 agosto 2020 11:02 lupin3
Dal título in giú, tutto giusto

Basta con i vedovi dei tifosi
27 agosto 2020 11:33 Leonk80
Dopo i vedovi degli stadi chiusi, non abbiamo bisogno dei vedovi dei tifosi, di quelli che dicono senza il pubblico non è vero sport. Provate a dirlo agli atleti se stanno facendo meno fatica... Questo virus non è detto che sparisca a breve, bisogna farsene una ragione e andare avanti in un modo diverso. Io lo preferisco a chiudere tutto che, beninteso, è l'unica alternativa.

Che Ciclismo Vuole?
27 agosto 2020 12:28 Antabyss
Altro articolo nel quale non riesco a trovare un concetto che condivido.
Hanno fatto, datte le circostanze, un buon lavoro e le corse sono bellissime.

Non c'era alternativa
27 agosto 2020 21:55 rufus
Non c'era alternativa a questo calendario, che comunque a me sta piacendo parecchio. Da valutare lo spostamento in avanti in maniera stabile, ormai e' piu' facile avere belle giornate in ottobre/novembre che in febbraio

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