NON E' QUESTO IL CICLISMO DELLA RIPARTENZA

LETTERA APERTA | 15/08/2020 | 10:57
di Carmine Castellano

Caro Direttore,


é solo in nome di una antica amicizia che mi permetto di rubarti qualche minuto. Ma penso che faccia bene allo spirito confidare ad un amico qualche segreto pensiero.


Con il ciclismo convivo fin dalla famosa Cuneo – Pinerolo (avevo 12 anni) e quindi lo sento parte della mia vita e tutte le discussioni sulla ripresa del ciclismo, sulla Sanremo, il Giro o altro mi toccano nel vivo.

Condivido la lettera di Alessi ma vedo che anche firme autorevoli come Cristiano Gatti e questa mattina Angelo Costa qualche dubbio lo sollevano.

E allora mi chiedo: ma di quali classiche stiamo parlando se le loro peculiarità sono scomparse. Se queste cinque grandi corse sono state chiamate “Monumenti del Ciclismo” é perché avevano qualche cosa in più rispetto alle altre corse,

La Sanremo perché da oltre cento anni ripete il suo originario percorso, é la prima grande corsa dell’anno, é in simbiosi con il Turchino, la Riviera ligure, con i Capi. E l’impareggiabile Torriani non l’ ha snaturata perché quando si é accorto che con l’ evoluzione del ciclismo il Berta non rispondeva alla sua funzione, i capi li ha portati più avanti con la Cipressa e il Poggio.

Il Fiandre, anche se é il più giovane, perché la qualifica di internazionalità gliela data Fiorenzo Magni, non può fare a meno dei suoi Muri. E se per una volta si elimina il Grammont. la novità diventa un fatto nazionale.

E che dire della Roubaix se anche le Autorità Centrali e Regionali hanno promulgato leggi per la salvaguardia del pavé, che si affronta in qualsiasi condizione meteorologica senza suscitare piagnistei perché sarebbero una offesa alla maestà della corsa.

La Liegi non sarebbe classica se non affrontasse le Côte delle Ardenne e spesso con avversità climatiche non indifferenti.

Ed infine il Lombardia, ultima vera corsa dell’anno, senza appello, con la durezza del suo percorso offerto a corridori ormai prosciugati dalla durezza e lungaggine del calendario.

Ed invece che cosa ha fatto la Uci, pressata dagli interessi della Aso con la quale ormai si é allineata : ha imposto un calendario demenziale,senza che qualcuno, che pure aveva il dovere, abbia speso parole effettive e non di convenienza per evitare un Lombardia a Ferragosto e una concomitanza del Giro con Roubaix e Liegi.

E oggi ci troviamo a parlare di una Sanremo con il nuovo percorso e qualcuno che propone di riprovare (vero Martinelli?). Ma questa é un’altra corso impropriamente chiamata Sanremo. Ma per il prossimo anno ridateci la vera Sanremo.

Per il Lombardia é inutile fare commenti perché il delitto é immenso. A me sembra più una Coppa Agostoni allungata, con tutto il rispetto per l’Agostoni, che un Lombardia.

E potrei anche continuare su questi argomenti, ma credo che non ce ne sia bisogno. Non é certamente questo il ciclismo della ripartenza e mi auguro che questa esperienza sia di esempio per tutti, anche per quelli che dimenticano che se esiste uno sport che fonda le sue basi sulla tradizione é proprio il ciclismo.

Basta anche con tutte le polemiche sull’assenza di pubblico, sugli atteggiamenti dei Sindaci ed altro perché non si può nascondere che il problema esiste ed é grave. I morti sono migliaia e non sono fantasmi e tanta gente sta soffrendo in casa o in ospedali. In questi casi si fanno i sacrifici e per il bene di tutti é necessario un reciproco rispetto. anche da parte dei giovani.

E ti racconto un piccolo episodio personale. Avevo sei anni e mia madre mi condusse con lei per portare le condoglianze a Maria Luigia Mazzola, nostra vicina di casa, che di recente aveva perso il figlio ventenne, morto nell’affondamento del Cacciatorpediniere sul quel prestava servizio militare perché colpito da un siluro britannico. Mi colpì il dolore di quella madre. Ma penso che quel giovane oggi avrebbe preferito non affrontare tre mesi di quarantena, ma anche un anno e più pur di continuare a vivere. E dopo qualche anno, a guerra finita, noi ragazzini, ai quali mancava tutto o quasi, non sentivamo questo vuoto e non avevamo bisogno di ricorrere a medici per curarci gli esaurimenti. All’epoca non avevamo il tempo di prendere questi tipi di malattie.

Ti ringrazio per l’attenzione

Carmine Castellano

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COMMENTI
Non concordo
15 agosto 2020 12:41 lupin3
Su niente. Peccato.

Come dice qualcuno Cane vecchio sa
15 agosto 2020 13:03 59LUIGIB
Concordo al 100% nulla da aggiungere, la Sanremo senza Turchino e senza capi è un soprammobile non una monumento.

Dal Dott Castellano
15 agosto 2020 15:10 Beffa195
Solo critiche e la soluzione?fermare tutto per in anno e più? E quante squadre sarebbero sopravvissute?

Invece...
15 agosto 2020 18:15 lupin3
di parlare di percorsi e date, che sono questioni tutto sommato secondarie, parliamo della possibilita di sopravvivenza del ciclismo. É palese che per lo meno in italia sara sempre piu difficile se non impossibile organizzare gare, professionistiche e giovanili, su strade pubbliche. Se in piu non c'é neanche il pubblico, capite che parlare di Colle di Nava o Turchino ha poco senso.

discutibile...
15 agosto 2020 18:59 FrancoPersico
pensiero sincero ma la soluzione alternativa per salvare il ciclismo quale sarebbe Dott. Castellano?

sito di incompetenti
15 agosto 2020 19:36 alerossi
Possibile che su questo sito di ciclismo trovo sempre articoli di gente che di ciclismo non capisce nulla (a parte il direttore e illarietti)? sembra che chi scrive sia il fratello di "non c'è ne coviddi". dovete capire che in un anno particolare bisogna far di tutto per salvare il ciclismo da una crisi che sarebbe tragica senza corse. quindi va bene anche un calendario che non rispecchia la tradizione, e se si trovano soluzioni migliori (vedi nuovo percorso sanremo) perchè non sfruttarle anche nel futuro? il ciclismo evolve e bisogna essere pronti al cambiamento se ciò porta il tutto a un livello superiore

Gentile alerossi.
16 agosto 2020 14:40 canepari
Mi sento in dovere di contestare la tua garbata affermazione che rilega tutti noi che interveniamo su questo sito a rango di incompetenti (a parte il Direttore e Ilarietti). Ma attribuire a chi scrive l’articolo di cui sopra, e che tu vai a commentare, una fratellanza a un triste recente emblema mediatico dell’ignoranza, lo trovo Indelicato e in un certo qual modo “da cafoni”. Chi scrive ha fatto più chilometri con le corse di tutti noi lettori messi assieme. Ma non ha certo bisogno di un aiuto da parte nostra per chiarire le sue competenze che si radicano nel “bel ciclismo” che tutti abbiamo amato e che non penso, purtroppo, tu conosca a fondo.

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