Accpi: passaporto biologico, più rispetto per gli atleti
| 28/01/2009 | 15:23 L’ACCPI si è sempre manifestata a favore del passaporto biologico a patto, però, che vengano garantiti rigore scientifico, certezza dei risultati e pari applicazione a tutti i corridori.
Ciò premesso, alla luce di quanto emerso nei giorni scorsi dal botta e risposta tra Robin Parisotto (l’esperto che ha parlato di 30 casi sospetti di doping) e l’Unione Ciclistica Internazionale, è lecito porsi degli interrogativi. Quale serietà e rigore scientifico vi può essere nel comportamento di chi, in qualità di esperto della commissione UCI sul passaporto biologico, anticipa ad un’emittente televisiva tedesca le conclusioni a cui è pervenuto prima che queste siano state valutate, discusse ed eventualmente condivise dall’UCI?
Ma più ancora, a seguito della giusta e doverosa reazione dell’UCI a tali parole, ci chiediamo: quale credibilità e certezza può offrire una misura come il passaporto biologico, se i giudizi profferiti con tanta effimera sicurezza dal signor Parisotto vengono poi recisamente smentiti proprio da quel soggetto (l’UCI) che dei giudizi dell’esperto dovrebbe avvalersi?
Alla luce dell’evidente confusione che al momento vi è sull’argomento, sarebbe forse opportuno che per una volta le parole lasciassero spazio a fatti. E i fatti, in questo caso, si dovrebbero sostanziare in un maggior rispetto verso gli atleti e lo sport del ciclismo.
Mi sento in dovere di condividere pienamente quanto contenuto nella notizia anche
se si dovrebbe una volta per tutte fare qualcosa per impedire che certe cose accadano ancora. MI domando comunque quando sarà mandato a casa il numero
uno di UCI signor Mac Quaid? e sostituito con persona più degna?
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