INIZIATIVE | 02/06/2018 | 09:48 In occasione della Giornata Mondiale della Bicicletta, UNRIC/Italia (Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite) ha intervistato il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Renato di Rocco. Vi proponiamo questa intervista
Presidente Di Rocco, il 3 giugno sarà la giornata mondiale della bicicletta; per lei questo cosa vuole dire? “Mi sembra il giusto tributo ad un mezzo che non ha ancora espresso compiutamente tutte le sue potenzialità. La bicicletta è uno strumento antico e moderno. Quando fu inventata rappresentò per lungo tempo l’emblema della modernità, come questa veniva intesa nella seconda metà dell’800: progresso, libertà, velocità, industrializzazione, ricchezza, turismo, conoscenza, scoperta… A distanza di 150 anni rappresenta ancora una delle risposte più concrete all’esigenza di un futuro migliore, anche se declinata con altri valori: ambiente, salute, mobilità dolce, sviluppo sostenibile. E’ la risposta più credibile a diverse storture della contemporaneità. E’ un mezzo straordinario, che giustamente è al centro di un rinascimento culturale che unisce passato e presente. A conferma della sua universalità anche la genesi della decisione dell’ONU. Non penso sia da sottovalutare, infatti, il fatto che la proposta sia arrivata dal Turkmenistan, un paese espressione di una realtà rurale. La bicicletta in molti paesi in via di sviluppo, penso soprattutto all’Africa, rappresenta ancora il mezzo che fa la differenza tra il sostentamento economico e la fame, che facilità i processi di scolarizzazione e l’integrazione. Insomma è un mezzo fantastico, che meritava un riconoscimento simile. Non a caso in Italia c’è chi l’ha proposta per il Nobel della Pace.”
Nelle motivazioni della mozione approvata dall’ONU, il delegato del Turkmenistan, presentando la proposta, ha sottolineato “l’importanza dello sport come fattore di sviluppo sostenibile…”. Il ciclismo, quindi, quale elemento culturale ed economico. “Il ciclismo ha accompagnato la storia dell’Italia unita dall’inizio del Novecento. I giovani di oggi hanno ascoltato dai bisnonni, visto nei documentari o letto le gesta di corridori leggendari come Luigi Ganna, Costante Girardengo, Alfredo Binda ed Ottavio Bottecchia, che correvano su strade sterrate distanze enormi, fino a 500 chilometri e i distacchi si misuravano in ore. Immagini polverose, che sono entrate più vive che mai nell’immaginario popolare creando l’epopea del nostro sport. Più vicine nel tempo, ma sempre circondate da un alone di leggenda, le figure di Bartali, Coppi e Magni che segnarono il periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale e il decennio successivo. Proprio il ciclismo fu il messaggero della rinascita grazie alle loro imprese nel Giro d’Italia, nel Tour de France. Giro di Spagna e nella grandi classiche, Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi, Giro di Lombardia. Ancora oggi il Giro d’Italia è un collante del Paese e i campioni che vi partecipano sono eroi nazionali, tra i più seguiti ed amati dal pubblico anche non specificatamente sportivo. Nibali e Aru accendono la fantasia e i sogni delle nuove generazioni proprio come accadeva nel passato… Ma la dimensione del ciclismo va oltre. Diversamente da molte altre discipline sportive, la bicicletta non ha solo una funzione esclusivamente agonistica, o di gioco e di svago. I Grandi Eventi diventano il volano per il rilancio turistico e la promozione delle risorse produttive e culturali del territorio. In questo senso il ciclismo e la bicicletta sono una grande risorsa che soprattutto nel Meridione d’Italia può favorire la ripresa economica nel quadro di uno sviluppo sostenibile. In occasione della partenza del Giro da Israele si è evidenziata la grandiosa immagine di Bartali “Giusto fra i Popoli”, importante per la pace”.
La Federazione Ciclistica Italiana segue anche questi scenari? “Certo e lo facciamo perché parte integrante della nostra mission. La Federazione per statuto si occupa di favorire la pratica e l’uso delle bicicletta, soprattutto a livello promozionale. Logico quindi che ci interessiamo all’evoluzione del modo di percepire e vivere questo mezzo. La bicicletta è il regalo più desiderato dai bambini, rappresenta il mezzo in grado di regalare autonomia di spostamento, aiuta a diventare grandi. Siamo vicini ai genitori quando si tratta di insegnare ad andare in bicicletta. Operazione semplice e naturale per molti bambini, ma non scontata per tutti. Mi vengono in mente, per esempio, i ragazzi con disabilità intellettiva e relazionale, per i quali l’uso della bici rischia di essere una montagna troppo alta da scalare. Da tempo la Federazione ha aperto il tesseramento anche a questi ragazzi e diverse società si sono strutturate con personale in grado di insegnare loro ad andare in bicicletta. Una conquista dell’autonomia che ha un grande valore sociale e del quale andiamo orgogliosi. Così come siamo orgogliosi di essere partner della Polizia di Stato del Ministero dell’Interno, Ambiente e Infrastrutture in progetti finalizzati all’insegnamento del codice della strada e alle tematiche legate alla sicurezza stradale, anche grazie alla testimonianza dei nostri campioni. Poi c’è la scoperta del territorio, come ho ricordato prima. In Italia l’indotto del cicloturismo si aggira su 1,5 miliardi di euro. Le nostre potenzialità sono enormi e la Federazione si fa parte attiva per la realizzazione di strutture per l’utilizzo della bici. L’ultimo passo concreto in ordine di tempo, per esempio, è stata la firma di un protocollo con ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Istituto del Credito Sportivo per il finanziamento a tasso zero di piste ciclabili. Inoltre, per assecondare e favorire questa ascesa del turismo sportivo legato alla bici, abbiamo avviato corsi di formazione per Guide Cicloturistiche Sportive, in sinergia con la Scuola dello Sport del Coni ed alcune Regioni. Ciò per fronteggiare la sempre maggiore dinamicità del turismo sportivo, sia attraverso l’uso corretto della bici, sia attraverso la predisposizione di strutture e servizi adeguati all’ospitalità. La Federazione Ciclistica vuole essere protagonista di tutti questi processi e dare un contributo concreto allo sviluppo e alla ripresa economica della Nazione.”
La bicicletta è quindi al centro di un sistema di valori importanti: storia, società, economia. In una parola, cultura. “Cultura come sistema di valori, ma anche cultura nel senso stretto del termine. Giornalisti e scrittori importanti come Indro Montanelli, Orio Vergani, Dino Buzzati, Alfonso Gatto, Bruno Roghi, Giorgio Fattori, Gianni Brera sono stati i cantori delle imprese di Gino Bartali, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni e dei tanti piccoli e grandi ciclisti che hanno segnato la storia dell’Italia e della sua rinascita nel dopoguerra. Ancora oggi autorevoli personaggi seguono il Giro per esaltare le bellezze paesaggistiche del nostro Paese e per farle conoscere nel mondo. Non si tratta di un semplice tributo, ma della consapevolezza che i valori espressi dal ciclismo e della bicicletta scaldano ancora il cuore della gente e sono fonte d’ispirazione infinita per le nuove generazioni.”
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