M come materasso. Nel senso di grande cuscino sul quale riposare. Ciascuna squadra utilizza i suoi, sistemandoli in ogni camera su una rete: per questo il personale, quando arriva negli hotel, si preoccupa subito che ci sia la wifi. Ne esistono di vari tipi: il più diffuso è quello memory, che consente al corridore di svegliarsi alla mattina ricordando posizione in classifica e strada da fare. Qualcuno, ad esempio l’Androni e la Bardiani Csf, utilizza la versione a molle: come il ciclista si sveglia, salta dal letto e si lancia in fuga. Poi ci sono i modelli ad acqua: solitamente si utilizzano alla vigilia delle tappe in cui si prevede maltempo. Meno pratico è il gonfiabile, che però presenta qualche rischio: chi lo usa annuncia alla partenza del Giro di avere un uomo per l’alta classifica, ma col passar dei giorni vede afflosciarsi sia il materasso che il corridore. In alcuni team esistono anche modelli in lattice, da usare con cautela: più di un corridore denuncia intolleranze alimentari. A trasferire i materassi da un albergo all’altro sono pullmini facilmente individuabili: sulla fiancata hanno l’immagine del corridore della squadra che sta riposando, in modo da far pubblicità anche al prodotto. Qualche team non ne ha bisogno: a far da spot sono direttamente gli atleti.
O come omonimia. Nel senso di persone con lo stesso cognome. Salendo verso il passo Tre Croci, quando il canadese Michael Woods esce dal gruppo, Andrea De Luca dalla moto Rai annuncia: ‘Va all’attacco Tiger Woods’. E’ normale: quando le temperature si abbassano, viene spontaneo pensare al golf.
S come scherzone. Nel senso di divertimento, gioco. Al Giro non mancano né le occasioni, né le persone adatte: quando pedalano, alcuni ciclisti sembrano scherzi di natura. Particolarmente in voga gli scherzi in favore di telecamera: il posto più sfruttato è alle spalle del palco del Processo, dove sono già apparsi molti cartelli dal tema monotematico, anzi mona-tematico. Della stessa famiglia anche i travestimenti di chi va a caccia del suo quarto d’ora di gloria facendo il cretino in salita: li alimenta la certezza di avere sempre un’inquadratura, anche se come genere di divertimento è durato fin troppo. Poi ci sono gli scherzi di squadra: alla Bahrain, quando Pozzovivo chiede il sale a tavola, i compagni glielo appoggiano sulla mensola più alta della sala. Non mancano le gag in corsa, come quella di Sam Bennett che per divertire il pubblico ha impennato più volte salendo lo Zoncolan: gli è riuscito così bene che a momenti lo scherzone glielo fa la giuria, mettendolo fuori tempo massimo. Inedito, invece, ciò che hanno combinato l’australiano Hansen e il belga Wellens nella tappa di Montevergine, durante una fuga: quando hanno capito che stavano per essere raggiunti, si sono nascosti e hanno lasciato passare il gruppo, per riapparire subito dopo alle spalle dei colleghi, al grido ‘Sorridete, siete su Scherzi a parte’. Peccato non se ne sia accorto nessuno: burla nel silenzio.
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