ABC di COSTA. MOTIVAZIONE DEL KAISER

L'ABC DI COSTA | 19/05/2018 | 18:54
di Angelo Costa      -


M come motivazione. Nel senso di spinta per il morale. E’ fondamentale per affrontare la tappa: c’è chi la cerca per vincere, chi per andare in fuga, chi semplicemente per andare al raduno di partenza. Alcuni giornalisti la cercano invece per individuare le sale stampa: fra cartelli sbagliati e deviazioni cervellotiche, a volte pensano di partecipare a loro insaputa a una caccia al tesoro. Sono di vari tipi (le motivazioni, non le cacce al tesoro): qualche mattina fa un direttore sportivo si è presentato con presa e filo da cellulare dopo che il suo sponsor lo aveva accusato di non dare alla squadra la giusta carica. E’ successo anche ad un suo collega, che però ha reagito diversamente: di ogni corridore ha mostrato la tabella dei watt. Fortunatamente, le parole hanno ancora un peso e molti ricorrono a quelle: da un bus prima della tappa del Gran Sasso si è sentito distintamente dire che ‘se non vinciamo oggi, il trasferimento di 120 chilometri che ci attende lo faremo in bici’. Altri ricorrono alla stimolazione musicale sul bus: significa far ascoltare una canzone, non l’autista che canta. All’Androni, che in tredici tappe in linea è andata all’attacco tredici volte, ogni mattina sul pullman riecheggiano le note di ‘Strada facendo’ di Claudio Baglioni: visti i risultati, non si capisce se sia una ricetta o una cabala. Da quanto si è saputo, altre squadre hanno cominciato ad attrezzarsi: ai raduni di partenza è facile individuare la zona motorhome perché sembra di essere nei paraggi di una discoteca. Non tutti azzeccano il ritmo giusto, tanto che nel team di Aru aleggia un forte dubbio: ‘Prima dello Zoncolan non sarà stato un errore fargli ascoltare ‘Io mi fermo qui’?’.

Z come Zoncolan. Nel senso di montagna più dura del Giro 2018. Non è una novità: è stata la montagna più dura anche nel 2003, nel 2007, nel 2010, nel 2011 e, secondo fonti informate, pure nel 2014. In zona c’è chi sostiene che non sia la più dura soltanto quando c’è il Giro, ma anche tutti gli altri giorni. Viste le pendenze, ha una simpatica nomea: c’è chi la chiama ‘Kaiser’, chi ‘Mostro della Carnia’, chi ‘La vecchia mulattiera’, chi ‘se trovo quel mona che mi ci ha portato a pedalare lo strozzo’. Oltre che alla leggenda del Giro, è legata a quella di Guidolin: si narra che il tecnico-ciclista (o ciclista-tecnico) l’abbia scoperto il giorno che Di Natale all’Udinese lo ha mandato a fare un Giro e non abbia inteso bene. E’ un vero e proprio anfiteatro naturale, uno stadio a cielo aperto, anche se ancora non si sono intesi se definirlo Maracanà, Wembley o Ciro Vigorito. La capienza è da finale di Champions, almeno centomila presenti, anche quando non ci sono tutti: secondo un rapido conteggio effettuato dagli organizzatori, che li ha contati uno per uno, in questa tappa c’erano 1.200 volontari, 5.000 agenti con i metal detector, 5.000 agenti senza metal detector, 20.000 uomini della Protezione Civile, 5.000 addetti del Wwf per proteggere il passaggio degli animali, 5.000 volontari di associazioni sportive dotati di apposite pettorine, 5.000 volontari di associazioni sportive senza pettorina, almeno 18.000 alpini, 4782 rivenditori di grappe e alcolici, 18 tifosi neutrali e 30.800 travestiti da T-Rex, Banana, Uomo Ragno, nudisti di montagna ultrà del Parma.
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