L'ORA DEL PASTO. I PERCHÉ DI PAOLA

INIZIATIVE | 04/05/2018 | 07:37
Una donna sola è al comando, la sua maglia è rosa, il suo nome è Paola Gianotti. Al Giro d’Italia, ma solo nelle tappe italiane, la ciclogiramondo precederà – in bici - il gruppo di 24 ore, dal 7 maggio a Catania fino al 26 maggio a Roma.

Paola, perché?

“Un giorno, a casa, a Ivrea, in macchina, per superare un ciclista mi sono spostata nell’altra corsia. Invece chi guidava la macchina dietro la mia l’ha sfiorato. Un pericolo pazzesco. Un atto senza prudenza, senza attenzione, senza rispetto. Mi sono sentita in dovere di fare qualcosa per la sicurezza di chi va in bici, stavolta non dalla parte dei ciclisti, ma da quella degli automobilisti. Perché chi va in bici sa già, chi va in macchina non sa, non immagina, non ci pensa, sottovaluta”.

Un morto – in bici - al giorno.

“Solo in Italia. Ma altrove la situazione non è migliore. Dovunque chi va in bici è fragile, vulnerabile, indifeso. Rischia la pelle, la testa, la vita. E dall’incontro con Marco Cavorso, che dal giorno della morte del figlio Tommaso mentre si allenava in bici si batte per la sicurezza sulle strade, è nata questa sfida: sensibilizzare la gente sul problema, trasmettere un messaggio di cultura, tappezzare l’Italia di adesivi”.

Sarà l’Alfonsina Strada del 2018?

“Alfonsina partecipò al Giro del 1924 da atleta. L’unica donna fra gli uomini, con gli uomini, contro gli uomini nella storia della Corsa Rosa. Invece io sarò fuori corsa, fuori classifica. Ma qualcosa di Alfonsina ci sarà anche nel mio Giro: il gusto della sfida, lo spirito dell’avventura, il senso del viaggio, senza preoccuparmi di tempi, medie, watt. Un modo più semplice ed eroico di andare in bici”.

Adeguato ai tempi?

“Non correrò con i tubolari a tracolla né con le cosce di pollo nel sacchetto del rifornimento. Avrò la mia squadra, superefficiente, e la mia ammiraglia, superpresente. Ma sarà un Giro più ricco di appuntamenti: la mattina, partendo verso le sei, la tappa; il pomeriggio e la sera, incontri, collegamenti, appuntamenti. Approfitterò degli inviti da parte delle associazioni e delle istituzioni per parlare, sempre, di sicurezza. Ogni giorno sul mio sito Internet, Facebook e Instagram racconterò la mia pedalata. E ogni giorno un breve video con un consiglio sulla sicurezza stradale andrà sulla Rai. Non ci perderemo di vista”.

La sua Italia in bicicletta?

“Ho fatto una Trieste-Reggio Calabria-Ivrea, più recentemente un’Ivrea-Napoli. Sarà l’occasione buona per pedalare per la prima volta in Sicilia, su Gran Sasso, Zoncolan e Colle delle Finestre. Grazie al Gps chiunque potrà sapere dove mi troverò in quel preciso istante e, se lo vorrà, potrà unirsi al mio Giro, per uno, dieci, cinquanta chilometri, o per tutta la tappa”.

Preoccupata?

“Un po’ sì. Sono abituata a fare e stare da sola. Prendo e parto. Invece stavolta avrò compagni di viaggio, che vorranno anche chiedere, sapere, condividere non solo la strada ma anche parole, impressioni, sensazioni”.

Un giorno tenterà la doppietta Giro-Tour?

“Magari anche la tripletta Giro-Tour-Vuelta. Non so stare ferma. La sola idea di – appunto – prendere e partire, mi galvanizza. La passione per la bici è recente: quattro anni. E forse per questo mi accende l’anima, mi scalda il cuore. In più, stavolta non sarò dall’altra parte del mondo, ma a casa mia. La mia terra, anche se a diverse latitudini, e la mia lingua, anche se con diversi accenti”.

Paola, è felice?

“Molto”.

Marco Pastonesi

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