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PROFESSIONISTI | 04/05/2018 | 07:17
E’ a Gerusalemme che il Giro d’Italia 2018 celebra quella che ora si è soliti definire “Grande Partenza”. E mai, come in quest’occasione, la definizione è calzante e appropriata per la straordinarietà dell’evento nei suoi molteplici e differenti aspetti.
In questa città che conta più di tremila anni che, per la prima volta nella storia, anche se assai più recente e ben diversa del ciclismo, una grande corsa a tappe si ritrova al di fuori dei confini dell’Europa.

Gerusalemme sorge sull’altopiano, a poco più di m. 750 di quota, che divide la costa orientale del mar Mediterraneo dal Mar Morto, nella zona della Giudea e ha un clima mediterraneo. Le coordinate geografiche la situano a est di Tel Aviv. La città, la più popolosa d’Israele, conta quasi novecentomila abitanti e che sono definiti con il nome di “Gerosolimitani”. Le quattro maggiori comunità etnico-religiose di Gerusalemme che abitano, in gran parte, i rispettivi quartieri, sono l’ebraica, la musulmana, la cristiana e l’armena. Gli ebrei israeliani arrivano a oltre il 70% degli abitanti mentre gli arabi israeliani si situano attorno al 24% con i restanti che sono cristiani di differenti confessioni.

La millenaria storia della città si può riassumere, a grandi linee, partendo dalla conquista ebraica di re David, attorno al 1000 a.C., che istituì a Gerusalemme la capitale del suo regno. Poi seguì il periodo di re Salomone, figlio e successore di re David, costruttore del Tempio di Gerusalemme. L’invasione dei Babilonesi, guidati dal re Nabucodonosor, determinò anche l’esilio della popolazione in Babilonia. Nel 538 a.C., dopo l’editto di Ciro, il popolo ebraico rientrò in patria. Nel 331 a.C. Gerusalemme fu occupata da Alessandro Magno cui seguirono altri domini. Nel 165 a.C. gli ebrei riconquistarono la sovranità per circa un secolo, fino alla conquista del potere da parte di Roma che la consegnò a Erode e quindi il periodo del governatorato di Ponzio Pilato durante il quale fu crocefisso Gesù. Nel 70 a.C. la distruzione del Tempio di Gerusalemme diede inizio alla diaspora del popolo ebraico nel mondo. L’imperatore romano Costantino I il Grande e i suoi successori, dopo varie vicende, cercarono d’abbellire i luoghi legati alle storie evangeliche e fecero erigere la Basilica del Santo Sepolcro. Al periodo del dominio arabo e ottomano seguirono alterne vicende come quando, attorno al 1100, l’assedio dei Crociati guidati da Goffredo di Buglione riuscì a instaurare il Regno di Gerusalemme che si estinse nel 1291. Dopo il definitivo abbandono da parte dei Crociati, Gerusalemme entrò nella sfera del dominio ottomano che durò fino al novembre del 1917 quando fu conquistata dai britannici e la città divenne la capitale del Mandato britannico della Palestina che durò fino al 14 maggio 1948 quando fu proclamato il moderno Stato d’Israele, dopo la risoluzione 181 dell’ONU del 29 novembre 1947, variamente osteggiata.

Gerusalemme si propone sempre con le sue innumerevoli unicità di siti e riferimenti storici, archeologici, monumentali, panoramiche fuse e armonizzate con aspetti moderni per situazioni che offrono piacevoli motivi d’interesse ripartiti fra cultura, arte, musica, specialità enogastronomiche potendo godere di paesaggi e atmosfere uniche, altamente suggestive.

La Città Vecchia costituisce il grande motivo d’interesse con le mura che la circondano fatte costruire nel 1538 durante il regno del sultano ottomano Solimano, è considerata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO dal 1981. Sono sette le porte che consentono d’accedere ai siti e ai luoghi storici e sacri. Si ricava l’impressione di una sorta di viaggio nel tempo calandosi in migliaia di anni di storia. In meno di un chilometro quadrato si ritrovano luoghi di notorietà mondiale e grande significato religioso come il Muro Occidentale – conosciuto come Muro della Preghiera - il Monte del Tempio, la Basilica del Santo Sepolcro, la Cupola della Roccia.
Nel corso dei millenni la città è stata distrutta e ricostruita due volte subendo altresì vari assedi. E’ stata conquistata e poi riconquistata in decine di occasioni.

E’ la città santa di tre religioni monoteiste, ossia quelle che si riferiscono all’ebraismo, al cristianesimo e all’islamismo che qui venerano i rispettivi luoghi santi, propri delle tre religioni.

Gerusalemme è città sacra per gli ebrei, storico simbolo della patria ebraica con il Tempio di Gerusalemme, l’edificio sacro più importante per l’ebraismo. I cristiani la venerano quale luogo in cui Gesù ha vissuto prima della crocefissione e, secondo culto e tradizione, è stato sepolto e poi risorto. Per i musulmani è quello dove Maometto, secondo la religione musulmana, dopo un miracoloso viaggio notturno, salì in cielo pur rimanendo vivo.

E’ la prima meta del turismo di tipo religioso in Israele. Il passeggio e lo “shopping” sono praticati soprattutto nell’area compresa fra il rinnovato quartiere Mamilla, Jaffa road, King George street e Ben Jehuda street, in onore dell’artefice della lingua ebraica moderna, costituita sulle stesse radici dell’ebraico biblico, semplificandone la sintassi. Molto sviluppato è il settore terziario, con ampie possibilità di shopping proposte nel quartiere Talpiot o nell’estesa Mall, area ubicata nella zona dell’omonima stazione ferroviaria, detta pure area della German Colony.  Il mercato popolare ebraico è situato in Mahané benJeuda mentre il pittoresco suk arabo si sviluppa da porta Damasco, all’interno del quartiere cristiano. Di notevole interesse e meritevole di visita è il quartiere “Mea Shearim”, popolato specialmente da comunità ortodosse.

Gerusalemme sviluppa la parte moderna attorno alla Città Vecchia con insediamenti abitativi e avanzati poli di varie attività.
La città è stata evocata, ricordata attraverso varie epoche, da opere letterarie, musicali, cinematografiche e di varie espressioni artistiche diffuse a livello internazionale. Pure nei tempi attuali Gerusalemme presenta un variegato ed esteso movimento culturale e artistico, nei differenti settori, d’eccellenza. E’ anche sede della Gloriosa Università ebraica di Mount Scopus che vide fra i suoi sostenitori e membri anche Albert Einstein e Sigmund Freud e della famosa Accademia Bezallel di arte e design frequentata da studenti di tutto il mondo. 

Yad Vashem è il nome che indica l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah, istituito per documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah e preservare la memoria delle sei milioni di vittime. Fu fondato nel 1953 e vuole celebrare pure i non ebrei di diverse nazioni che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei. L’articolata struttura sorge sul versante occidentale del Monte Herzl (Monte del Ricordo), nella foresta di Gerusalemme. E’, dopo il Muro Occidentale, il secondo sito più visitato in Israele con oltre due milioni di visitatori. Il vastissimo complesso comprende pure il “Giardino dei Giusti tra le Nazioni” appunto, dedicato alle donne e agli uomini che in ogni tempo si sono opposti a discriminazioni tra esseri umani, non piegandosi a totalitarismi e genocidi. A Gerusalemme il primo nacque nel 1962 e, a ricordo dei non ebrei, si piantumavano alberi poi, dagli anni 1990, per mancanza di spazio, è stato costruito nel giardino il Muro d’Onore con i nomi scolpiti. Qui figura, dal 23 settembre 2013, il nome del grande campione fiorentino Gino Bartali (1914-2000), fervente cattolico e corriere della Resistenza, che durante il conflitto, dopo l’occupazione tedesca, trasportava documenti falsi nascosti nella bicicletta, a rischio della vita, in varie parti della Toscana e dell’Umbria, con molteplici rischi e peripezie, per aiutare i perseguitati. Attività che ha tenuto nascosta, quasi con pudore, svolta in accordo con l’arcivescovo fiorentino Angelo Elia Dalla Costa, suo intimo amico, che aveva costituito la rete d’assistenza clandestina assieme e congiuntamente al rabbino Nathan Cassuto. E questa edizione del Giro d’Italia n. 101, con la prima frazione a Gerusalemme, è naturalmente la oramai tradizionale “tappa Bartali” della corsa rosa che celebra il ricordo e l’opera, non solo ciclistica, del grande campione toscano.

Gino Bartali è stato il protagonista anche di una sorta di primo Giro d’Israele, era l’aprile del 1979, quando il padre saveriano Battista Mondin (Monte di Malo 1926-Parma 2015), filosofo e teologo all’università di Harvard e decano della facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, suo grande amico e cicloturista impegnato di vaglia, ha pedalato in Israele con una trentina di amici cicloturisti e altrettanti famigliari/accompagnatori. Sono state cinque tappe, pedalate su distanze anche consistenti, per visitare e pregare in luoghi storici della cristianità. Il vicentino padre Mondin, assistente spirituale dell’Udace, importante associazione amatoriale ciclistica italiana, dal 1971, è sempre stato assiduo ciclista di fondo pedalando sulla “specialissima” donatagli da Ernesto Colnago, era soprannominato anche “padre Bartali” per la grande amicizia – condivisa – con il campione fiorentino. Una documentata pubblicazione dell’epoca su questo “ciclo pellegrinaggio” è in possesso della Ciclofer Ferrario di Saronno con due fratelli Ferrario che avevano partecipato.

Piatto classico della cucina locale è la zuppa rossa di kibbeh – gnocchi di semola e bulgur, derivato dal grano duro – servito in brodo leggermente speziato di barbabietole e ortaggi a radice, cucinata in molteplici versioni. Il dolce tipico è il “rugelach”, traducibile con “piccola treccia”, preparato con burro poco cotto e con gusto intenso, farcito di cioccolato, di “halva” (sostituto del cioccolato) di marmellata o di frutta secca. Sono comunque diverse e gustose le possibilità gastronomiche così come quelle enologiche oppure, per gli amanti della bevanda, la birra.
Nei dintorni di Gerusalemme, anche a breve distanza, si ritrovano molti luoghi legati alle varie credenze religiose.

La  cronometro individuale chiamerà ad uno sforzo relativamente breve ma intenso, sportivamente violento,  il cast dei partecipanti che ambiscono a indossare la prima maglia rosa. L’impegno sarà totale anche per gli uomini di classifica pure se la distanza di km. 9,700 non dovrebbe generare distacchi di rilievo. E’ comunque un probante test per le aspirazioni di tutti.

La conformazione altimetrica e planimetrica del profilo rimanda a vari dislivelli e accentuate ondulazioni, con andamento mosso e assai articolato sia nell’altimetria, sia nella planimetria, proposte nella loro rappresentazione grafica e valutate sul posto. E’ un susseguirsi di saliscendi che non concedono respiro e richiedono peculiari doti e capacità di guida per impostare le traiettorie e mantenere, oppure rilanciare, la velocità in molteplici situazioni che si ritrovano in vari momenti del pur relativamente breve percorso. Un tracciato assai nervoso e ciclisticamente “cattivo” da interpretare senza sbavature, sempre con il massimo d’attenzione e d’impegno.

I corridori, dal “via” in Yitshak Kariv Street, si lanceranno lungo la King David Street, appena al di fuori delle mura, vicino alla porta di Jaffa per toccare poi Plumer Square, Keren Ha Yesod Street, Ramban Street, Derech Ruppin, nella zona dove sorge la Knesset, l’imponente sede del parlamento israeliano e poco dopo lo stadio, alla zona di rilevamento dell’intertempo, intraprendere il percorso di ritorno verso il traguardo, assai prossimo alla partenza, quasi a configurare un circuito. Si passa per Eliezer Kaplan street, Sderot Yitshak Rabin e, dopo avere superato un tunnel, percorrere Shmu’el ha-Nagid street e giungere a Trsarfat Square e proseguire per quasi un chilometro fino al traguardo in Shlomo ha Melekh Street, poco distante dalla pedana di partenza.

Il tutto nella straordinaria cornice di una città storica, di grande storia, che per la prima volta ospita la partenza di un grande giro al di fuori dei confini europei che ha quale traguardo finale, dopo ventun tappe, con circa 3600 chilometri percorsi, propone un altro grande nome di una città simbolo, a livello mondiale, come Roma.

Giuseppe Figini

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