NIBALI. «LA MIA ISOLA LONTANA, MA SEMPRE VICINA»

PROFESSIONISTI | 06/04/2018 | 13:19
La telefonata arriva dalla Spagna di buon mattino, anticipata di qualche minuto da un whatsapp. «Ciao direttore, sono Vincenzo».

Vincenzo ciao! Come stai?
«Bene dai, peccato per questo foruncolo che mi ha costretto a rientrare dalla Spagna. Speravo di poter dare una mano a Ion e Gorka (i fratelli Izagirre, ndr) nelle ultime due tappe dei Paesi Baschi, ma se avessi continuato a pedalare, la situazione si sarebbe potuta complicare parecchio. Quindi mi prendo un paio di giorni di riposo. Posso rubarti un minuto?».

Certo che sì. Dimmi tutto.
«Ho letto con attenzione la piccola inchiesta che hai dedicato a me e ai tifosi messinesi e siciliani. Intanto ti ringrazio per l’attenzione che hai dedicato a me e alla mia città, ringrazio i giornalisti messinesi per le parole d’affetto nei miei confronti e per l’amore che, tra le righe, emerge per la nostra città. Così ti ho chiamato per dire la mia. Vedi, io penso che i miei concittadini siano troppo lontani per potermi seguire alle corse, anche quando siamo in Italia a pedalare. E il problema economico delle spese per la trasferta non è certo da dimenticare. Messina è una città che vive di piccoli artigiani, di botteghe storiche  e non certo di grandi industrie. Se ripenso alla tappa del Giro d’Italia a Messina, credo di aver visto lì il maggior pubblico dell’intera corsa. Cosa ne deduco? Che i miei tifosi seguono da lontano le mie gesta e si complimentano con me quando ne hanno l’occasione. In più…».

Vai avanti, Vincenzo.
«Mi piace sottolineare come da due anni a questa parte una realtà messinese come Caffè Miscela d’Oro ha deciso di dare un piccolo contributo al nostro Team: è una scelta da apprezzare tantissimo. Mi sento di dire che i tifosi di Messina ringraziano sia me che mio fratello tutte le volte che hanno la possibilità di farlo e non solo durante la stagione ciclistica: nel periodo natalizio ci capita di uscire a pedalare una domenica mattina insieme a due-trecento appassionati».

E la Sicilia?
«Ricevo telefonate e manifestazioni d’affetto da tutta la Regione e direi da tutto il Sud Italia, mi hanno contattato anche dei ragazzi che hanno incentrato le loro tesi di laurea sullo sport e volevano confrontarsi con il loro beniamino e da parte mia, attività permettendo, c’è sempre stata la massima disponibilità. E questo conferma che anche da parte di molti giovani c’è attenzione verso di me e verso il ciclismo».

Anche con la tua granfondo?
«Certamente sì. Abbiamo avuto numeri confortanti sia a Messina che poi nell’edizione che abbiamo organizzato a Giovinazzo, in Puglia. Quest’anno ci spostiamo in Romagna perché io ho la fortuna di avere tifosi in tutta Italia ed è giusto che si possa festeggiare con il maggior numero di loro tanto i successi ottenuti quanto, speriamo, quelli che verranno. E quindi dò appuntamento a tutti per il secondo weekend di maggio a Cattolica e Gabicce Mare, anche agli amici siciliani, naturalmente…».

Torniamo al Nibali che pedala. Qual  è ora il tuo programma?
«Torno subito a casa (Vincenzo è atterrato in tarda mattinata, ndr), mi riposo un paio di giorni come mi è stato prescritto e poi risalgo in sella. Lo stop, lo ribadisco, è precauzionale e serve ad evitare il possibile insorgere si altri problemi, soprattutto posturali. Ma già non vedo l’ora di tornare al lavoro, c’è la Liegi che mi aspetta».

a cura della redazione di tuttobiciweb

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COMMENTI
Enzo numero uno
6 aprile 2018 14:07 Fabrifibra
Sei il migliore esempio x tutti gli sportivi, continua ad essere una bella persona, grazie mille

Poco da aggiungere
6 aprile 2018 15:58 Luas
Cosa dobbiamo aggiungere al pensiero che ha avuto Vincenzo... niente... si ricorda da dove vieni della sua gente e non rinnega niente e nessuno in ogni occasione che parla è un piacere ascoltare... un saggio ed un signore. Grazie a te Enzo!!!

Ancora una riflessione a proposito di tifo e bandiere
6 aprile 2018 22:42 nsilvioant
E dopo l'intervento del diretto interessato, completo ed esauriente, ci tenevo a precisare ed a riconfermare quanto già detto, cioè che al di là del tifo dei propri cittadini o corregionali verso i loro campioni e beniamini, questo non è mai stato, e dico mai, nella storia del ciclismo, espresso con sventolii di bandiere o vessilli che si rifacevano alle proprie origini di provenienza del ciclista! Nel caso di Aru, non è che vanta un seguito di tifosi e di sostenitori più vivi ed accesi rispetto a quelli di Nibali!!!No, la differenza, e che fa clamore(vedi la riflessione dei tre giornalisti) a mio avviso, è dovuta al fatto che i sardi, non me ne vogliano(Aru compreso!) in ogni situazione, e non solo in nel campo del tifo,dello sport di ogni ordine e disciplina,ma ogni qualvolta che hanno i riflettori addosso, non perdono occasione per far sventolare il loro vessillo regionale, per antonomasia, ovvero la loro bandiera, quella dei dei "Quattro mori" che li contraddistingue da sempre!!! E' ovvio che il loro sventolìo gli da più successo e visibilità, tali da metterli in risalto comunque e sempre rispetto a chi una bandiera regionale non la sventola in queste circostanze, ovvero il resto di tutti i tifosi italiani, dalle Alpi fino ai corregionali siciliani dello "Squalo"!!!
Lungi dal sottoscritto di riaprire il dibattito ed innescare polemiche verso chiunque, connazionali sardi compresi, ma solo una constatazione personale.

Cordiali saluti
Nigro Silvio Antonio

7 aprile 2018 10:23 geom54
sono LOMBARDO e Brianzolo DOC, ma in questo caso è come se avessi residenza in quel di MESSINA e dunque forza NIBALI.

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