CIPOLLINI: «SE MARCO FOSSE STATO DELLA SKY, ERA ANCORA QUI».
PROFESSIONISTI | 25/01/2018 | 09:03 Sta sciando a Corvara Mario Cipollini, là dove osano le aquile, anche il Re Leone degli sprinter non ha certo dimenticato la Savana, il suo territorio di caccia: il ciclismo.
«Sono d’accordo con il presidente dell’Uci David Lappartient, Sky farebbe bene a sospendere Froome: per il bene suo, per il bene del team e del ciclismo – dice a tuttobiciweb SuperMario -, ma quello che non capisco è per quale ragione, dopo i casi Petacchi e Ulissi, il ciclismo e lo sport in genere si debba dare regole così fragili, diciamo pure friabili. Penso che forse a qualcuno questi regolamenti così poco chiari facciano comodo, anche se adesso questo si ritorce contro a tutto il sistema: è chiaramente un’autorete».
Mario ha voglia di parlare, e lo fa con assoluta calma e lucidità. «È chiaro che tocca a Brailsford prendere questa decisione – aggiunge -, anche perché i regolamenti dicono tutto e niente. Ma è altrettanto vero che in un momento così delicato per il mondo del ciclismo, non ho capito il perché Lappartient abbia attaccato i corridori che hanno avuto a che fare con problemi di doping anziché pensare a quello che sta accadendo al ciclismo in queste settimane. Ho letto che ha detto che i dopati non hanno posto nel ciclismo. Chi dice il contrario è ipocrita, ha tuonato. Ma chi ha scontato la propria pena e ha fatto pace con le proprie colpe ha il diritto di tornare a vivere anche nel mondo delle due ruote, come tanti fanno e altri potrebbero fare».
Forse però ce l’aveva più con Lance Armstrong, sul capo del quale pende non una squalifica, ma la mannaia della radiazione, e il presidente ha ricordato che se questi si presenterà al Fiandre come invitato, lui non ha intenzione di incontrarlo. «Bene, tutto giusto – prosegue l’iridato di Zolder -, però il texano dovrebbe intervenire ad un incontro a margine della Ronde, come semplice cittadino americano, non credo che gli diano il pass per seguire la corsa. Capisco che Lappartient abbia ereditato davvero una patata bollente, non poteva iniziare peggio la sua presidenza, ma proprio per questo gli chiedo di concentrarsi non tanto su quello che è successo, ma su quello che deve succedere o non dovrà succedere più. Lo vorrei più incisivo sulla questione Froome. Sia ben chiaro, non ho nulla contro Chris, ma il nostro sport non può vivere in questo stato d’incertezza e soprattutto non può mantenere regolamenti così fragili e vulnerabili. Lappartient l’ho apprezzato molto in campagna elettorale, mi è parso molto concreto e determinato, ora mi sembra eccessivamente impacciato e timoroso. La questione Froome è chiaramente di stampo legale, ma è anche e soprattutto politica, e uno come Lappartient la politica la frequenta e la conosce bene. Gli chiedo più coraggio, per il bene del ciclismo e per il bene di tutti».
Mario pensa ad alta voce, si pone interrogativi ai quali cerca di dare risposte. «Questa vicenda di Froome e la forza di Sky mi fa pensare una cosa: e se quel triste 5 giugno del 1999, nel viaggio di ritorno da Madonna di Campiglio verso Imola, dove il povero Marco (Pantani, ndr) si è poi fermato per sostenere nuovi esami ematici, al suo fianco ci fosse stata una squadra come Sky? Forse Marco sarebbe ancora qui tra noi...».
Parla lentamente Mario, con la sua voce calda e profonda. Parla e pensa, lasciando spazi pieni di interrogativi.
Per la prima volta condivido ogni parola detta o pensata da Cipollini, peccato che le cose ovvie non le vedano quelli che dovrebbero vederlo per lavoro/incarico.
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