LE STORIE DEL FIGIO. PAOLONE IL PAZZO

STORIA | 27/07/2017 | 07:11
Ha quel che si dice un ottimo “palmarès” al suo attivo Paolo Rosola, estroverso e allegro velocista che nella sua carriera fra i professionisti, iniziata nel 1978 e terminata nel 1990, si è imposto in dodici tappe del Giro d’Italia e in una classica come la Milano-Torino.

E’ stato un inconsapevole assertore e testimonial della “multidisciplinarietà”, termine ai suoi tempi non ancora coniato e pertanto non in voga come ora, che già nelle categorie giovanili alternava con disinvoltura alla strada, attività preminente, il ciclocross e la pista, con notevole profitto. Manca la mountain bike ma, ai tempi, la specialità in Italia e in Europa muoveva i primissimi, incerti passettini sull’onda della diffusione della specialità negli Stati Uniti. Ci arriverà alla mountain bike Paolo Rosola, e bene, sul finale della carriera diventando un precursore dell’off-road, versante down- hill, la discesa, soprattutto.  E lo vedremo più avanti.

Paolone Rosola nasce a Gussago, in provincia di Brescia, il 5 febbraio 1957,
il medesimo paese del suo amico e rivale Guido “Guidone” Bontempi, più giovane di tre anni così come un altro professionista di Gussago, Piergiorgio Angeli, coetaneo di Guidone Bontempi.

La sua ultima squadra fra i dilettanti è la milanese Passerini Gomme dell’esuberante patron Carletto Passerini, così come per Guido Bontempi poi, i due amici uniti in un percorso formativo comune, quasi identico.

L’esordio fra i professionisti nel 1978 è con il direttore sportivo Franco Cribiori, nell’Intercontinentale Assicurazioni, poi nel 1979 la Sapa Assicurazioni, dal 1980 al 1981 con la Magniflex e altro biennio, 1982-1983, con la maglia a strisce grigio-blu dell’Atala, sempre con Franco Cribiori in ammiraglia. Nel 1983 riveste pure per due giorni la maglia rosa dopo avere varie tappe al Giro d’Italia.

“Cavallo Pazzo”, questo era il suo soprannome, a causa del suo carattere estroverso e del suo coraggio negli sprint, sempre disponibile e loquace, con battuta pronta, come ricordava l’appassionato giornalista Gino Sala in un suo riuscitissimo “ritratto” del bresciano su tuttoBICI, ha incrociato i pedali con campioni del calibro di Francesco Moser, Giuseppe Saronni, del compaesano Guido Bontempi, del baffuto svizzero Urs Freuler e vari altri protagonisti di primissimo piano delle volate. Soprattutto nella parte iniziale della sua carriera non erano ancora nati i “treni” per condurre il velocista di squadra e nei convulsi finali si doveva “battezzare” una ruota, come si dice in gergo, sperando fosse quella giusta, cercare il varco e indovinare il tempo del “rush” per piazzare il colpo di reni. L’iniziativa e il coraggio di gettarsi nella mischia non mancavano certo a Paolo Rosola.

Passa poi alla Bianchi nel 1984, con Giancarlo Ferretti, quindi alla Sammontana-Bianchi nel 1985-1986 con Valdemaro Bartolozzi e De Lillo quali direttori sportivi e seguiti da un triennio in maglia Gewiss-Bianchi, dal 1987 al 1989, con d.s. Nico De Lillo per concludere poi la carriera nel 1990 con la Gis Gelati-Benotto con d.s. l’abruzzese Palmiro Masciarelli.

La sua carriera su strada presenta anche varie altre vittorie, sia in Italia, sia all’estero.
A confermare la sua versatilità c’è stata pure una frequente presenza in pista, soprattutto quale stayer, quasi a volere praticare e ribadire un’altra sua passione, la motocicletta, sia su strada, sia fuoristrada, che è stata, in parte, pure propedeutica alla sua riconversione in “biker”, soprattutto nella discesa, la downhill.

E subito è entrato nel novero ristretto degli specialisti delle picchiate in discesa, anche a livello internazionale, con lo spirito del pioniere, mettendo a punto e collaudando biciclette, indumenti e protezioni speciali necessarie nella pratica spericolata, in stretta relazione con l’industria del settore che seguiva lo sviluppo della specialità.

Questo a iniziare nella seconda parte del 1990, nel team Bianchi del fuoristrada, subito dopo avere concluso il Giro d’Italia.  E' una sorta di pioniere appassionato, così come i bergamaschi Mario Noris e Alessandro Paganessi, già suoi colleghi nelle corse su strada, ma maggiormente votati alla specialità dl cross-country.

Dal 1993 entra nello staff tecnico della Mecair e poi, fino al 1996, della Gewiss, formazioni di primo rilievo nel ciclismo su strada dirette dal suo ex compagno Emanuele Bombini.
Nella mountain bike, ambiente che ha sempre continuato a praticare anche come tecnico, incontra quella che sarebbe diventata un’icona della specialità, Paola Pezzo, figura di straordinario rilievo nella storia dello sport azzurro con un medagliere di gran pregio che comprende due medaglie d’oro alle Olimpiadi, due mondiali, successi nella coppa del mondo e altro, tanto altro. Fra Paola e Paolo nasce un legame duraturo che, oltre l’aspetto sportivo, investe la sfera affettiva costituendo una famiglia che si è arricchita dei figli Kevin, anni 14 e Patrick, 9 anni.

Nel 2014 è con la squadra mtb della Rusvelo per la quale mette in campo la sua esperienza nel settore e collabora anche con la squadra degli stradisti. Da quest’anno, Paolo Rosola è direttore sportivo effettivo della formazione “professional” della Gazprom-RusVelo che gravita nella sfera ciclistica di Ernesto Colnago, con la sua base operativa italiana proprio nella zona del lago di Garda dove, da molto tempo, Rosola abita con la famiglia.

Non è più “Cavallo Pazzo” ma mantiene inalterato il suo approccio cordiale, scherzoso, lo stesso di quando al Giro d’Italia vinceva oppure arrivava con l’ultimo treno utile nelle tappe di montagna, sua nemica dichiarata, con il “gruppetto” e, in varie edizioni, costringeva a rimandare le operazioni di smontaggio della tribuna per rispettare il cerimoniale e indossare la maglia azzurra di leader del “campionato delle Regioni”. Era una sorta di classifica “gran combinata” istituita per qualche anno alla corsa rosa, alla metà degli anni Settanta, con maglia azzurra con banda a righe tricolori per il leader della graduatoria. Ricompensava il disappunto e l’impazienza degli addetti allo smontaggio per il ritardo nelle operazioni con le sue battute e un ampio sorriso.

E’ stato, ed è, sempre e comunque una figura attenta e presente
nel mondo delle due ruote, con speciale interesse per i giovani e giovanissimi che Paolo Rosola segue con discreta attenzione e competenza con motivazioni e obiettivi che possono essere motivo di specifica conoscenza e approfondimento quanto prima.

Giuseppe Figini

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