DILETTANTI | 15/06/2017 | 08:24 Sull'ammiraglia della Nazionale della Nuova Zelanda al Giro d'Italia Under 23 c'è un azzurro. Il CT della Nazionale per la stagione 2017 è Fabrizio Gini, figlio di Franco e tecnico di lunga esperienza, che guiderà i giovani neozelandesi fino al Mondiale di Bergen.
Come sei finito dall'altra parte del mondo? «A ottobre dell'anno scorso ho sottoscritto un contratto con la federazione della Nuova Zelanda, ero alla ricerca di nuove frontiere, ho trovato un progetto interessante. Abbiamo partecipato con una rappresentativa al Tour of New Zealand, ora siamo alla corsa rosa, a seguire abbiamo in programma altre gare in Italia, il Tour de l'Avenir, quindi il Campionato del Mondo in Norvegia».
Com'è il movimento neozelandese? «Gli atleti si arrangiano in gran parte con le proprie finanze quindi sono molto più volenterosi dei nostri ragazzi, almeno per certi aspetti. Sotto altri punti di vista gli manca l'esperienza sul campo che abbiamo noi grazie alla tradizione che possiamo vantare. Hanno saltato un passaggio storico del ciclismo, usano nuovi metodi di allenamento e alimentazione che non sappiamo ancora quanto siano efficaci. Hanno tante squadre internazionali laggiù, ma il modo di correre è diverso dal nostro».
Cosa insegni a questi ragazzi? «Se ascoltano, posso trasmettergli l'esperienza maturata in Italia ed Europa in termini di preparazione, allenamento e alimentazione. Detto questo senz'altro anche noi abbiamo qualcosa da imparare da loro. Svolgo questo mestiere dal lontano 1992, ma non si smette mai di imparare. Ho lavorato alla Mercatone Uno e alla Saeco, poi sono passato agli under 23 con la Casprini, in Portogallo con la Apecol quindi con mio padre alla Caldirola, all'Acqua&Sapone e via...».
A vedere il rilancio del Giro U23 dopo 5 anni cosa direbbe tuo padre? «Sarebbe contento, fu uno degli ultimi a vincerlo con la Nazionale Colombiana, nel 2009 con Cayetano Sarmiento e nel 2010 con Carlos Alberto Betancur. Rispetto a lui ho cambiato paese, ma ho voluto portare avanti il progetto di una nazionale, continuando a lavorare nella sua scia».
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