SCATTO FISSO | 30/04/2017 | 07:36 Riflettori su Ignazio Moser, che è il più giovane e anche il più mediatico dei tre figli - gli altri due sono Francesca e Carlo - di Francesco Moser e Carla Merz. Infatti saranno 25 gli anni, il prossimo 14 luglio, per questo marcantonio di 1 metro e 90 centimetri, dal fisico scultoreo, che fa girare non solo le ruote della bici, ma anche la testa alle donne: non per nulla, tra le sue fidanzate, ha figurato per qualche tempo la splendida modella Tanja Dexters, Miss Belgio, selezionata per Miss Mondo e Miss Universo. Ciclista di buon livello nelle categorie minori, nelle quali ha vinto anche un titolo italiano su pista, Ignazio ha dato per qualche anno l'illusione a papà Francesco di poter seguire le sue illustri orme, poi, all'improvviso, ecco l'inatteso stop con il ciclismo agonistico per dedicarsi full-time all'azienda vitivinicola di casa, che ha rappresentato degnamente alla recente rassegna Vinitaly a Verona. E' perciò interessante capire come sia maturata questa sicuramente sofferta decisione e allo stesso tempo scoprire alcuni aspetti caratteriali dell'ultimo rampollo di una dinastia ciclistica che così tanto ha dato allo sport italiano.
Ci puoi spiegare i motivi del tuo abbandono dell'attività agonistica, avvenuto nel 2015? «Semplice, noi Moser per tradizione siamo educati alla vittoria fin da piccoli e quando ci accorgiamo di non riuscire ad essere protagonisti ai massimi livelli, cioè di non poter diventare dei numeri uno, preferiamo gettare la spugna e dedicarci ad altre attività che appaiono più gratificanti».
Come ad esempio l'azienda agricola intitolata a tuo padre? «Proprio così. Quando ho preso la decisione di abbandonare un certo tipo di ciclismo ho pensato di garantire tutto il mio impegno per contribuire a far diventare i nostri prodotti tra i migliori del loro settore. Per ora produciamo 130.000 bottiglie all'anno, ma i numeri sono in costante crescita; il nostro mercato è soprattutto italiano ma anche con il Belgio stiamo lavorando molto bene». Comunque non sei sceso mai del tutto dalla bici... «E' vero, mi sto dedicando alle gare a Scatto Fisso, una specialità che sta prendendo piede anche in Italia. E' un circuito internazionale molto più divertente di quel genere di ciclismo che ho praticato per 15 anni ed è uno sport adrenalinico ma non pericoloso, anche se si parte e si arriva a tutta; nel 2017 prenderò parte ad alcune prove dello spettacolare circuito Red Hook, a New York e il 14 ottobre a Milano».
Quali restano i ricordi più belli della tua carriera ciclistica? «I successi nella gara di Suzuka, in Giappone con il team BMC, nel criterium “giorno e notte” di Levane, nell'aretino e soprattutto la vittoria nel campionato italiano dell'inseguimento individuale su pista Juniores, a Mori di Trento, nel 2010. Il fatto di essere considerato come il favorito assoluto dai media locali e l'ansia di dover gareggiare davanti alla mia gente mi causarono parecchio stress, ma alla fine conquistai la maglia tricolore. Non dimenticherò mai il boato dei 5.000 spettatori presenti nel velodromo e l'abbraccio finale di mio padre: se ci penso mi vengono ancora i brividi…».
Il tuo pensiero sulla Toscana, la regione in cui tuo padre è cresciuto come ciclista? «Terra bellissima, ci vengo spesso anche a caccia e vado matto per la carne, soprattutto per la bistecca fiorentina. In Toscana ho molti amici, a partire da Max Sciandri, da Paolo Bianchini e da sua figlia Ester. I vini, poi, sono eccezionali e se potessi “ruberei” il Brunello. Noi produciamo soprattutto dei vini bianchi, Muller Thurgau, Traminer, Chardonnay – oltre all'ottimo spumante TrentoDoc 51,151 che celebra il record dell'ora di mio padre a Mexico City - e un rosso di quel livello ci mancherebbe proprio…».
Si dice che sia stata molto accanita la rivalità sportiva con tuo cugino Moreno: cosa c'è di vero? «E' una contrapposizione che esiste da quando corriamo in bici ma è una rivalità positiva; quando ci trovavamo nella stessa gara la nostra diventava una lotta all'ultimo sangue, per sopravanzare l'altro all'arrivo e oggi quel sano dualismo lo abbiamo trasferito nell'attività che svolgiamo quasi fianco a fianco».
IL CURRICULUM CICLISTICO DI IGNAZIO MOSER (Trento, 14/7/1992)
STRADA E PISTA JUNIORES/2010 1°Campionato Italiano Inseguimento Individuale pista-Mori (TN) 2°Campionato Italiano Strada Juniores-Vidor(TV) UNDER 23 2011(Lucchini Maniva Ski) 1°Piccola Coppa Agostoni/Trofeo Meroni-Lissone(MI) 2012(UC Trevigiani-Dynamon-Bottoli) 1°GP Polverini Arredamenti-Levane (AR) 3°Campionato Europeo Inseguimento a Squadre-pista a Panevezys (Lituania)
UNDER 23/PROFESSIONISTA 2013(BMC Continental Team) 1°Shimano Road Race-Suzuka (Giappone) 2014(BMC Continental Team) 1°Memorial Lorenzo Mola/Trofeo Massolini-Prevalle (BS)(2°Davide Martinelli) 1°Abymes (6a tappa Tour de la Guadeloupe)(F)
GARE A SCATTO FISSO: 2016(Bahumer Team) 1°Ctriterium Tremens-Parco Lambro/Milano (in notturna)
La bici ti è rimasta nel cuore,certo che questa specialità sana ti dà un'adrenalina che pochi conoscono,complimenti.
Ragioniamoci un po'
30 aprile 2017 16:52geo
Moser dice: "lo scatto fisso è molto più divertente di quel genere di ciclismo che ho praticato per 15 anni", e sicuramente è anche molto più divertente da vedere e seguire... Non è che il ciclismo si deve aggiornare sul tipo di corse su cui investire?
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