STORIA | 28/04/2017 | 07:21 In casa Vanotti tutto è cominciato con il bisnonno, corridore. Poi uno zio, Ennio, professionista, gregario anche di Felice Gimondi. L’ultimo capitolo è stato scritto da Alessandro: terzo di quattro fratelli, nato a San Salvatore, abita ad Almenno San Bartolomeo, nei dintorni di Bergamo. Tredici stagioni da professionista, dal 2004 al 2016. Cinque squadre e altrettante maglie: De Nardi, Domina Vacanze, Milram, Liquigas e Astana. Una sola vittoria personale, una tappa della Settimana Lombarda nel 2007, in una vita da gregario di lusso. L’ormai ex pro è stato un fondamentale uomo squadra presente in ben cinque grandi giri vinti dai suoi capitani: Giro d’Italia 2007 (Di Luca); Giro d’Italia 2010 (Basso); Giro d’Italia 2013 (Nibali); Tour de France 2014 (Nibali); Vuelta España 2015 (Aru). E proprio a un grande giro, che però ancora si deve disputare, è legato un rimpianto di “Vano”, che ha chiuso la sua carriera agonistica a 36 anni.
Al Giro ci andrai come ambasciatore del maglificio Santini, non in sella come speravi. «Ho preso parte a 19 Grandi Giri e sarebbe stato bello disputare la ventesima, facendola coincidere con il Giro d’Italia n°100, che prevede tra l’altro un arrivo di tappa a Bergamo. C’era il progetto di restare ancora per una stagione all’Astana. L’estate scorsa, tra Giro di Svizzera e Giro d’Austria sono andato forte dopo l’infortunio al ginocchio di fine 2015 che mi aveva fatto perdere dei mesi, così prima della Vuelta ero sicuro di restare, ma dopo la gara spagnola l’Astana ha cambiato idea. Non so ancora adesso il perché. A quel punto era abbastanza tardi per trovare qualcosa di livello, perché onestamente ci tenevo a chiudere la carriera restando nel World Tour. Ho parlato tra gli altri anche con Mark Cavendish e la UAE Abu Dhabi di Saronni, ma non se ne è fatto niente. Mi è dispiaciuto dovermi ritirare ma non ce l’ho con nessuno, devo ringraziare l’Astana così come Nibali e Aru. Ho lavorato per loro, per tanti altri, con impegno. Lascio le competizioni a testa alta».
Qual è il capitano a cui resti più legato? «Ho corso tanti anni con Nibali, lui era il mio faro, poi ho aiutato Scarponi e Aru come prima avevo fatto con tanti altri. Non mi sono mai tirato indietro per nessuno. Come persona oggi mi sento più vicino a Fabio, ci sentiamo spesso, lui mi scrive e io gli scrivo. È una persona che sa ascoltare, disponibile ad aiutare nei momenti difficili, siamo rimasti in buoni rapporti. Mi ha fatto molto piacere che quest’inverno mi abbia invitato in Sardegna alla PedalAru, l’ho apprezzato molto, e nell’occasione ho avuto modo di conoscere la sua fantastica famiglia. Tra di noi c’è rispetto reciproco, mi è stato vicino negli ultimo mesi, è stato l’unico a ricordarsi di me quando ero “a piedi”. Mi ha toccato il cuore».
Ora Nibali e Aru sono rivali: chi farà meglio al Giro d’Italia? «La loro rivalità sportiva è appassionante per i tifosi. Giù dalla bici vanno d’accordo, sembrano amici e si rispettano, ma in gara ci vuole un po’ di pepe. La loro sfida infiammerà il pubblico, se ci sarà un testa a testa tra loro ne gioveranno tutti. I media ne parleranno di più e per loro due sarà uno stimolo reciproco per battere gli stranieri. È difficile fare pronostici, loro due sono senz’altro tra i favoriti ma Quintana ha dimostrato di essere già in forma alla Tirreno-Adriatico, è un osso duro e un gran cacolatore. Sarà un Giro combattuto. Vincenzo ha esperienza ha un motore infinito, quando ha la centralina collegata alle gambe è fortissimo. Ha un equilibrio, anche di salute, nelle tre settimane che conosciamo tutti. Lo Squalo è forte fisicamente, sopporta bene le fatiche, più la gara è dura e più emerge».
Il ricordo più bello della tua carriera? «Sfilare a Parigi, senza dubbio. Con i miei compagni e capitani ho avuto modo di festeggiare tante vittorie, ognuna ha un fascino particolare, il Giro per un italiano è unico e l’ultima Vuelta vinta con Fabio mi ha dato una scarica di adrenalina pazzesca, ma sfilare in giallo sugli Champs Élysées vuol dire toccare il tetto del ciclismo. Conquistare la Grande Boucle ripaga i sacrifici di una vita, non è cosa da tutti, anzi è l’apice a cui si aspira nel corso di una carriera. Gli anni di professionismo sono stati per me un’esperienza incredibile, una figata pazzesca. Ho girato il mondo, tagliato traguardi che corridori ancora in gruppo sognano e ho seminato bene anche in termini di immagine. Sinceramente penso che mi sarei meritato un posto in gruppo anche quest’anno. Ma non mi piango addosso e sono già in pista per realizzare nuovi progetti. Smetto ma sono conosciuto e posso lanciarmi nel mondo del lavoro. Mi resta un bellissimo ricordo di tutti. Il ciclismo insegna che devi farti un mazzo tanto, io mi sono allenato all’infinito, non ho mai avuto paura del sacrificio. Negli anni grazie alla bici sono migliorato come persona, sono cresciuto, ho imparato la virtù, come la calma, che servono nella vita di tutti i giorni».
Come è cambiata la tua vita da quando hai smesso? «Il mio sogno una volta appesa la bici al chiodo era trascorrere un anno su un’isola deserta senza cellulare e invece sono già preso a mille. Sono “a tutta” più di quando correvo. Avviare un progetto da zero ti impegna 24 ore al giorno ma sono entusiasta e sfrutto al massimo il tempo che mi resta libero dal lavoro per stare in famiglia. Arrivare a casa alla sera e abbracciare mia figlia non ha prezzo. Angelica ha 9 anni e ora il mio compito è metterla a letto, è una goduria pazzesca. Come mia moglie Romina, è contenta che io abbia smesso, ma ogni tanto mi chiede: “Quindi ora hai cambito lavoro? A scuola cosa devo dire?”. Di recente ho partecipato ad una sfilata per Bergamo Sposi, andava in giro a dire che facevo il modello (ride, ndr). È un po’ confusa».
La bici l’hai parcheggiata per modo di dire, visto che hai tanti progetti in ballo legati alle due ruote. «A Santini sono legato da una vita, ci ho lavoricchiato da Under 23, entrare in azienda ora come ambassador è come aprire la porta di casa. Per il maglificio bergamasco prossimamente sarò alla Granfondo Stelvio Santini e al Giro d’Italia. Santini sarà inoltre main sponsor dei Vanotti Cycle Camp, progetto che ho avviato con Marco Casadio. L’intenzione è di offrire assistenza a 360° ad appassionati e amatori per le uscite in bici, l’idea è di far vivere loro una o più giornate come se fossero dei professionisti. Come territori, partiremo da quattro bellissime regioni italiane: Trentino, Toscana, Sardegna ed Emilia Romagna. Poi vorremmo attirare qui gente dagli Stati Uniti e dal Brasile. Un ruolo importante in questa nuova sfida ce l’avrà anche Matteo Aperio, già campione italiano di motocross, che si occuperà degli aspetti legati alla preparazione e all’alimentazione; l’ho conosciuto grazie a Husqvarna e KTM, con cui ho un legame da tempo visto che sono molto appassionato di moto. Recentemente abbiamo inaugurato gli uffici nel quartiere di Borgo Palazzo a Bergamo, le divise Santini sono pronte per essere indossate, ora non ci resta che cominciare a pedalare insieme ai nostri ospiti».
Così come fanno i cinquanta ragazzini, che vanno dalla categoria giovanissimi agli allievi, della Almenno Vanotti e come farà dall’anno prossimo la squadra di amatori che nascerà dal Vanotti Cycle Camp. Sempre, naturalmente, nel nome di Vanotti.
Mattia Gaffuri ce l'ha fatta e sbarca nel WorldTour: nelle prossime due stagioni vestirà la maglia del Team Picnic PostNL. In arrivo anche il francese Henri-Francois Haquin che indosserà la maglia a due strisce per il 2026. Gaffuri si è...
Il Ciclismo Giovanile è il libro scritto dal dott. Davide Marceca di cui è anche autore. Racconta di piccoli atleti, dei loro sogni, del loro entusiasmo, di gioie e delusioni, di cadute e di riprese, di educazione sportiva e non...
Arriva il passaggio al professionismo con la maglia della MBH Bank Ballan CSB Colpack anche per Christian Bagatin, potente passista di Orino, in provincia di Varese, nato il 14 giugno 2002. Ragazzo solare ed espansivo, è anche ideatore del podcast Fuori dal...
Prologo presenta oggi RAION, la nuova sella che va ad ampliare la già ben allestita gamma All-Road. Realizzata con materiali riciclati e dotata di un riuscito equilibrio tra comfort, versatilità e sostenibilità, conferma la concretezza di Prologo per quanto riguarda la sostenibilità....
“Nome omen” direbbero gli antichi Romani ed è nel nome che si avverte il destino di questa nuova bici Merida. Mission, ecco a voi la nuova gravel sviluppata per compiere una sola missione, ovvero domare le competizioni più dure e veloci...
In salita attaccava, scattava, staccava. In salita voleva, valeva, volava. In salita era libero, leggero, forse felice. In salita era a suo agio, a suo modo, a sua immagine e somiglianza. In salita era in sella o sui pedali, a...
Con 7 vittorie, 14 podi e 19 top ten quella appena andata in archivio è stata, in puri termini di rendimento, la peggior stagione di Jasper Philipsen dal 2020 a questa parte. Erano cinque anni, infatti, che il velocista...
Dal 18 al 23 novembre torna in scena la Sei Giorni di Gand, conosciuta in tutto il mondo con il nome di Lotto Z6sdaagse Vlaanderen-Gent, una gara che oltre all’aspetto agonistico, conserva tutta la tradizione e il significato del ciclismo...
«Tra giardinaggio, casa e bambine, sono più impegnato ora che durante la stagione». Tranquillo e sereno, Davide Cimolai non sembra certo un corridore senza contratto per la stagione 2026. Anche perché quel contratto, in realtà, non lo sta nemmeno cercando....
Dopo la stagione 2025 trascorsa con la squadra continentale XDS Astana Development Team, Gleb Syritsa torna nel WorldTour con l'XDS Astana Team, dove gareggerà nella stagione 2026. Il corridore 25enne ha disputato un anno positivo, gareggiando sia con la sua...
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.