RIIS & TINKOV, CI ERAVAMO TANTO AMATI...

PROFESSIONISTI | 09/11/2016 | 18:53
Si sono incontrati per via del ciclismo, insieme hanno percorso un tratto di strada e vissuto belle avventure, poi si sono lasciati. Ed ora si attaccano reciprocamente.
Bjarne Riis e Oleg Tinkov non hanno caratteri semplici, sono uomini abituati a comandare. Il danese ha creato nel 2001 un team che è cresciuto fino ad abitare stabilmente nelle alte sfere del ciclismo professionistico, poi nel 2013 l'ha ceduto al magnate russo, che a sua volta prima aveva avuto una sua squadra: la collaborazione è andata avanti fino al 2015, quando Riis è uscito di scena.

Ora Riis ritorna con un progetto nuovo, che il prossimo anno lo vedrà al comando di un team maschile e di uno femminile, con l'ambizione di crescere velocemente e di entrare a far parte del WorldTour già nel 2018. Ma guardando al passato, in una intervista al quotidiano danese Ekstra Bladet, Riis ha raccontato tutta la sua delusione per la chiusura della Tinkoff. «Il rapporto tra me e Tinkov si è rotto perché lui era invidioso del rispetto di cui godevo nella squadra. Il rispetto è qualcosa da meritare, lo costruisci in anni. Non è qualcosa che si compra. E alla fine non sono stato licenziato come piace scrivere ai giornalisti».

Poteva forse accettare senza controbattere il buon Tinkov? Certo che no. Ed ecco allora dichiarazioni di fuori col sito Cyclingnews: «Riis finge di non sapere che, una volta comprata la squadra, il nuovo proprietario può tutto quello che vuole. Io ho comprato il giocattolo, poi l'ho usato a modo mio. Quindi di cosa si lamenta? Io resto convinto che persone come Riis, Vaughters e Bruyneel (i primi due hanno confessato l'uso di doping a carriera finita, il belga era lo storico diesse di Armstrong, ndr) dovrebbero essere squalificate a vita e restare fuori dal ciclismo».

Aggiornamento alla controreplica...
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COMMENTI
Coerenza
10 novembre 2016 11:07 Leonk80
Tinkov oggi dice che riis sarebbe dovuto restare fuori dal ciclismo, fino al 2015 invece ci collaborava senza problemi nonostante il suo passato col doping fosse già di dominio pubblico.

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