GATTI&MISFATTI | 25/10/2016 | 19:20 di Cristiano Gatti -
E’ tanto, è grosso. E’ mastodontico. Un Giro che vuole tenersi dentro tutti interi i cento anni del suo glorioso anniversario. Non vuole lasciare fuori niente. C’è l’itinerario storico-iconico, c’è un ritorno fenomenale alle località della bellezza italiana. Ci sono le due isole – Sardegna e Sicilia –, che nella lunga storia non sono poi state così considerate (anche perché, diciamola intera, spesso al Sud non si saldano le fatture). Ci sono sei arrivi in salita. C’è un tappone enorme, anzi esagerato, con Mortirolo e doppio Stelvio. E c’è ancora, purtroppo, disgraziatamente, la dose pachidermica di cronometro (due tappe, quasi settanta chilometri: l’esatto doppio previsto dal Tour, che sulla specialità ha giustamente ribaltato la propria filosofia). Già che c’erano, i signori del Giro non si sono risparmiati neppure nella cerimonia d’apertura. Anche questa, come il Giro Cento: tanta, grossa. Mastodontica. Due ore e un quarto, una kermesse che non si può definire agile e svelta, con dentro veramente di tutto, come nel polpettone di Nonna Papera: ricordi d’infanzia, aneddoti di provincia, vanità letterarie, slanci poetici, amarcord epici, battutismo senza esagerare, miss e madrine, commenti e promesse, luoghi comuni e luoghi ameni.
In fondo al contenitore, il percorso. A sua volta presentato in tre tappe. E’ perfetto per un grande cronoman che però vada forte anche in salita, diciamolo apertamente, è ideale per il fantasma di Froome. Non è così buono per lo scalatore puro, perché quelle cronometro gli metteranno sul canotto una zavorra per niente simpatica. Senza Froome, è buono per Nibali. Più per Nibali che per Aru. Tra i presenti sicuri, il favorito è doverosamente il sior Vincenzo. Quanto agli ipotetici, la pratica va lasciata in sospeso fino a quando si conosceranno le adesioni.
L’impressione, come al solito, è che l’unico settore magro e scarno del Giro mastodontico sarà proprio il cast dei favoriti. Giustamente il nuovo proprietario, Urbano Cairo, dice che bisogna riportare il Giro allo stesso livello del Tour. L’aggancio si può coltivare lavorando su parecchie leve. Ma lo avremo chiaro davanti agli occhi, reale e indiscutibile, solo quando saranno i campioni (veri) a non fare nessuna differenza. Venendo a correre anche in Italia, senza farla calare dall’alto, senza prenotare il volo di ritorno per il primo week-end.
COME POSSONO I GIOVANI ITALIANI INNAMORARSI DEL CICLISMO SE SI PARLA SEMPRE DI COPPI BARTALI GIMONDI ECC INVECE DI NIBALI ARU VIVIANI ECC POI LO STREAMING GAZZETTA SEMPRE INTERROTTO DATO CHE IN ITALIA INTERNET VA A VELOCITA'LENTA
Mah!
25 ottobre 2016 21:19maurop
Lascerei perdere l\'impari confronto con il Tour e mi accontenterei di un Giro con un cast un po, migliore rispetto a quello impoverito di questi ultimi anni...ora già Nibali ed Aru in due squadre diverse sarà un progresso, ma per avere qualche straniero buono secondo me converrebbe smetterla con l\'andare a cercare i centomila metri di dislivello e disegnerei percorsi più mossi e meno proibitivi, chi volete che venga a fine maggio a rischiare gambe e bronchi per salire due volte tra i nevai dello Stelvio dopo aver fatto il Mortirolo?...se le due crono sono state messe per avere Froome può anche andar bene ma due tapponi e altri due arrivi in quota, con in più tanta bella mezza montagna al Sud e sugli Appennini, sarebbero stati sufficienti..e poi c\'è poco da fare, sono finiti i tempi di un Merckx che corre per un produttore italiano di mortadelle, gli sponsor mondiali del ciclismo globalizzato cercano palcoscenici mondiali e l\'appeal del Tour in tal senso è incomparabile...solo una bella rivalità interna tra due o tre campioni italiani può rilanciare parzialmente la corsa rosa
25 ottobre 2016 22:56daniz2015
Dove andrà in tv il Giro ?
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