Domani al Ghisallo incontro Moser-Saronni. Con sorpresa...
| 09/01/2009 | 18:04 Un’altra pagina di ciclismo “narrata” direttamente dai protagonisti
è fissata per domani (dalle 15 alle 17) al Museo del Ciclismo – Madonna del Ghisallo; una della lunga serie, iniziata lo scorso anno, in cui i protagonisti ed i testimoni si raccontano. Questa volta porrà di fronte Francesco Moser, vincitore del Giro d’Italia ’84, e Beppe Saronni che la corsa rosa la vinse due volte (nel ’79, quando spodestò dal primato proprio Moser a San Marino, e nell’83). Un confronto fra i due campioni, che assunse, attorno agli anni ottanta, le tinte di un importante irrisolto duello come lo furono quelli fra Girardengo e Binda, attorno agli anni trenta, fra Bartali e Coppi negli anni cinquanta, Merckx e Gimondi vent’anni dopo. Storie di ciclismo che diventano ancora più interessanti e si fanno più palpabili a distanza di tanti anni aprendosi valutazioni in modo sereno e pacato degli stessi protagonisti nell’ambiente più consono e naturale come può essere un Museo, dove la platea degli uditori si accende serenamente al rievocare episodi, gesta, traguardi, attimi di debolezza o sconfitte nel contesto di un’attività sportiva che per un
decennio ha scatenato una rivalità quasi irreale ed ingigantita da dare in pasto più agli sportivi lettori (a quell’epoca) che non ai telespettatori (come avverrebbe sicuramente oggi). Quasi fantastico, e non solo per chi ama ed apprezza questa disciplina, percepire dei ricordi che costituiscono motivo dominante di una rivalità che si è sempre mantenuta in limiti schietti e tollerabili, ma i cui risvolti non sempre è stato dato modo di evidenziarli a fondo, approfondirli e discuterli, in una sede idonea ed interessata come lo è attraverso il dialogo nel clima più sereno ed idoneo di un’ampia sala conferenze di un Museo. Due figure e due campioni, ma con capacità nettamente differenti. Dalla loro dialettica sia in corsa che fuori erano capaci quasi con un… sussurro di fomentare una rivalità in cui era difficile crederci, ma che proponeva notizie ed interpretazioni fantastiche e quasi allegoriche in cui espertissimi commentatori del periodo (Bruno Raschi in grande misura) costruivano un sapiente dualismo. Tecnicamente in gara Saronni era abilissimo nel lanciare attacchi improvvisi, con uno scatto secco e pungente, che il più delle volte lasciavano il segno, Moser appariva come una “locomotiva” e quando partiva a pieni pedali, come evidenziava benissimo nella Roubaix, più nessun avversario riusciva a tenergli la ruota. Due modi di correre e due stili molto diversi, ma capaci d’incantare la platea dei tifosi equamente divisi nel parteggiare per l’uno o per l'altro.
Giulio Mauri
Domani con gli sportivi sarà presente anche il fratello maggiore di Francesco, l’ottimo passista scalatore Aldo Moser. La sua carriera è stata legata in modo particolare proprio alla salita del Ghisallo ed alle strade lombarde. Aldo non solo vinse un’edizione del Piccolo Giro di Lombardia, quello del ’53 in difesa dei colori dell’Aurora Trento, quando la corsa si concludeva ancora alle porte di Milano, ma l’anno dopo (nel ’54) al suo esordio fra i professionisti vinse una straordinaria edizione della Coppa Ugo Agostoni, a Lissone, che includeva anche il passaggio sul Ghisallo e un paio di mesi dopo lanciò sul Colle l’attacco decisivo nel corso del Giro di Lombardia che portò Fausto Coppi (su Fiorenzo Magni e Guido De Rossi) al suo quinto ed ultimo successo a Milano nella “corsa delle foglie morte”. Aldo Moser vinse poi anche alcune edizioni del Trofeo Baracchi in coppia stabile con Ercole Baldini. Non si può dimenticare che nel 1971, ormai al termine di una luminosa carriera, Aldo Moser venne premiato a Cabiate, il 6 gennaio, dall’Associazione Amici di Giovanni Longoni con la Biciclettina d’Oro per i professionisti unitamente ad Alfredo Chinetti per i dilettanti. Ad intervistare i tre graditissimi ospiti sarà il giornalista, specializzato di ciclismo, Beppe Conti da anni ottimo inviato della testata torinese Tuttosport.
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