Bossoni pronto al ricorso: voglio chiudere in modo diverso
| 29/10/2008 | 15:33 Delusione, ma non rassegnazione. Dopo aver incassato una squalifica di due anni, Paolo Bossoni ha voglia di parlare, di rispondere alle “malelingue” che in questi giorni stanno “sparando” di tutto e di più. Per il ciclista bussetano è stata una batosta pesante, eppure il sogno numero uno è quello di tornare in sella ad una bici e chiudere la carriera da professionista. D’altronde 10 anni passati nel ciclismo che conta non possono sparire nel nulla. L’errore è stato fatto e per questo pagherà una pena durissima: 2 anni di squalifica per essere stato trovato positivo all’eritropoietina (Epo) durante un controllo antidoping effettuato il 29 giugno, al termine della gara tricolore di Bergamo (positività confermata anche dalle controanalisi).
«Mi sono assunto le mie responsabilità – spiega il ciclista bussetano - so di aver sbagliato, ma farò ricorso perché non voglio chiudere la carriera in questo modo».
Intanto Bossoni ha già preparato tutti i documenti necessari per presentare ricorso contro la sentenza del tribunale antidoping del Coni. L’obiettivo è quello di tornare a correre già in estate: «Per il ricorso dovrò aspettare gennaio. Se dovesse essere accolta la mia assunzione di colpa, dovrebbe esserci una riduzione della pena. Nella vita si può sbagliare, ma un anno di squalifica mi sembra una sanzione sufficiente».
Bossoni, 32 anni, il cui contratto con la Lampre è stato annullato subito dopo la notizia della positività, continua ad allenarsi, seppur a ritmi inferiori rispetto a qualche mese fa: un paio di ore, tre volte la settimana. Anche perché durante il giorno lavora per conto di un’azienda di famiglia.
«La cosa assurda è che nonostante io sia fermo e senza contratto, l’Uci ha già bussato tre volte alla porta di casa, per sottopormi a nuovi controlli antidoping».
Uno sfogo amaro e dettato dalla consapevolezza di chi sa benissimo di aver commesso un grave errore. Bossoni, però, a differenza di molti altri suoi colleghi “pizzicati” dal doping, non cerca alibi e si assume ogni responsabilità. Le sue parole, infatti, dovrebbero essere utilizzate per insegnare a chi si avvicina al mondo del ciclismo, che il doping è una trappola che potrebbe mietere altre vittime; un problema sociale, psicologico e non solo sportivo.
«E’ stato un errore mio e di nessun altro. Ho fatto una scelta assurda - continua Bossoni -. Quando vedi che i risultati non arrivano e che gli altri vanno più forte di te, la tentazione è forte. Ho sbagliato e sono pentito».
Nessun alibi, dunque, ma un atto di coraggio che si spera possa convincere il Coni e l’Uci a diminuire la pena inflitta al corridore bussetano. D’altronde la speranza è l’ultima a morire: «Il ricorso si basa proprio sulla mia ammissione di colpa. In genere un comportamento del genere può portare ad uno sconto della pena. Se mi dovessero dare solo un anno di squalifica, allora dal primo agosto potrei tornare a correre. Voglio dimostrare che è stato uno sbaglio, ma mi devono dare l’occasione, d’altronde in passato non ho mai commesso errori di questo genere». L’appuntamento, dunque, è a gennaio 2009 quando il tribunale del Coni esaminerà il suo ricorso.
da SportParma.com
a firma Antonio Boellis
l'unico sport che funziona veramente e' il tiro al piattello che fanno i funzionari dell'antidoping
ne beccano uno sempre al primo colpo sempre alla prima dissattenzione....
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